- Spettabile Redazione,
sono il vincitore del Primo Premio per la narrativa edita del concorso letterario Lord Byron di Porto Venere edizione 2019, la cui premiazione si è appena conclusa, e con grande successo, domenica scorsa.
Per caso mi è capitato di leggere il Vostro articolo del 3 novembre u.s. in cui si riporta, a mo' di titolo, ma dall'accento ostensivamente critico, un giudizio sul Premio da parte di una Signora qualificata quale storica animatrice del Premio Lerici Pea.
Orbene, la ragione che mi ha indotto a scrivere queste righe, come può sembrare ben comprensibile, atteso che lo scrivente è stato, seppure indirettamente ( ma non troppo ) involontario destinatario del giudizio, è il contenuto apertamente offensivo della dichiarazione della predetta Signora, là ove la medesima trova “ sgradevole che ancora oggi si tenti di abbinare il nome di Porto Venere a Byron per strizzare l'occhio a qualche sprovveduto poeta ( leggi pure scrittore ) che pensi di partecipare perché attratto dal fascino di un luogo dove Byron è stato”.
Premesso che non è assolutamente nelle mie intenzioni entrare in polemica su una presunta “vexata quaestio” sull'effettiva presenza di Lord Byron a Porto Venere, e tanto meno su presumibili “tensioni” concorrenziali esistenti tra le varie municipalità della splendida terra costiera spezzina, trovo comunque fuori posto e sgradevole – e l'aggettivo è in questo caso assai pertinente – definire come “sprovveduto” chi abbia osato partecipare al Premio Lord Byron nell'assunto che si sia lasciato trascinare dall'ingannevole abbinamento “nome-luogo”.
Vorrei sottolineare al riguardo, proprio per restituire un po' di obbiettività alla vicenda, che l'autorevolezza di un premio letterario non poggia sul suo nome ( what's in a name ? Si domanderebbe Shakespeare ), bensì sul buon nome dei suoi organizzatori e sopratutto sul prestigio indiscusso di cui godono i membri della sua Giuria e il suo Presidente in particolare. E' questo, ne sono convinto, che deve aver indotto quanti, come lo stesso scrivente, a credere nella neutralità affettiva e nella imparzialità assoluta del concorso. Un giudizio, pertanto, quello riportato nell'articolo che non fa certamente onore a chi lo abbia concepito, e anche se il suo “pensatore” abbia poi tentato di rimediare allo sua sgradevolezza ammettendo che “ogni premio di poesia che nasce è un fatto positivo”, che dire? La contraddizione lo renderebbe ancor più grave privando il giudizio di una qualsiasi base logica e ragionevole. Mi dispiace, dunque, per questi “ sprovveduti” che avrebbero abboccato all'amo, ma almeno io posso dire in tutta franchezza e sincerità che altamente encomiabile è stato il lavoro svolto dalla Giuria per l'esemplare impegno a riconoscere i meriti dei premiati con serena ed obiettiva imparzialità. Questo basta, credo, ad elevare il Premio Lord Byron ai più alti indici di apprezzamento.
Bruno Scapini
già Ambasciatore d'Italia
Presidente Onorario e Consulente Generale
Ass.ne Italo-armena per il Commercio e l'Industria