- Passano settimane, mesi ed anni durante i quali i cittadini dei quartieri del levante segnalano l’ignobile inquinamento acustico causato dal porto commerciale a mezzo telefonate, email, esposti alla istituzioni che avrebbero il ruolo di controllo preventivo eppure pare che in questa città le regole e le leggi, che vengono violate continuamente, siano come se scritte sulla carta igienica. E’ come se non si sapesse che prima di mettere il porto lì dove si trova, già esisteva un centro urbano, con le abitazioni che erano sul lungomare (a due passi dagli stabilimenti balneari) e densamente popolate, con palazzi alti 6/7 piani. Insomma una vera vergogna che a meno di cento metri da dove si svolge l’attività portuale, possano vivere 12.000 cittadini esposti a rischi sanitari a causa dell’inquinamento acustico ed atmosferico dovuto alle emissioni delle navi, e tutto questo è comprovato dai riscontri rilevati dalle centraline del passato e da
quelle del presente.
Non sarebbe bene che si smettesse di fare i pinocchi della situazione facendo promesse che si faranno seri interventi di mitigazione per riportare sia i rumori che i fumi ai sotto i livelli di legge. Si devono fare fatti e non continuare a dire parole vane anche perché sono passati ben tredici anni da quando hanno cominciato a dirle e la salute dei cittadini (che peraltro sono anche senza ospedali per curarsi) non può essere ostaggio delle imprese portuali che vogliono avere mano libera sullo sviluppo al di sopra delle regole e delle leggi. L’APSLO è quella che ha le più gravi responsabilità per quanto riguarda l’operatività nel ciclo dei lavori ma anche altri hanno gravi responsabilità per la salute dei cittadini vedi Comune, Arpal, Asl5, Capitaneria di porto in quanto dovrebbero proteggere la salute dei cittadini che hanno la sfortuna di vivere all’esterno, ma non troppo, dal porto spezzino. Per fare trasparenza i cittadini pagano le competenti istituzioni le quali non ci fanno conoscere quali sono le vere condizioni alle quali siamo sottoposte.
Rita Casagrande e Franco Arbasetti