- "Tra due anni cadrà il decennale della scomparsa di Giovanni Giudici (Le Grazie 26 giugno 1924 – La Spezia 23 maggio 2011), il più grande scrittore che abbia visto la luce sulle rive del nostro golfo, e uno dei maggiori protagonisti della vita culturale e letteraria italiana della seconda metà del Novecento.
Per la sua opera poetica, raccolta ne I versi della vita (Mondadori, Milano 2000), Giudici è stato insignito in Italia di tutti i più importanti premi letterari (Carducci, Viareggio, Librex-Guggenheim «Eugenio Montale», premio «Antonio Feltrinelli» dell’Accademia Nazionale dei Lincei, ecc.); fra i più significativi riconoscimenti ricevuti all’estero spicca il premio Puškin per il rifacimento in versi italiani dell’ Eugenio Onieghin (Mosca 1987).
Come giornalista Giudici ha collaborato al «Corriere della Sera» e a «l’Unità», al «Secolo XIX» e al «Tirreno», all’ «Espresso» e a «Rinascita»; interviste e interventi vari sono apparsi in diverse altre testate.
Per il suo prestigio di scrittore gli è stata conferita la cittadinanza onoraria dai comuni di Lerici (1997), Sarzana (1999), La Spezia e Portovenere (2004); nel 1994, in occasione dei suoi settant’anni, la Cassa di Risparmio gli ha dedicato il festbuch intitolato Un poeta del Golfo.
Gli enti locali lo hanno visto altresì partecipe attivo della vita civile, come consigliere comunale della Spezia (1990-1993), e come assessore provinciale alla cultura (1992-93).
Sussistono dunque valide ragioni perché alla memoria di questo grande intellettuale vengano intitolati un luogo significativo o una istituzione culturale.
Particolarmente degna di considerazione a me pare, a questo riguardo, la proposta, avanzata da Mario Amilcare Grassi, di reintitolare a Giudici, pur senza cancellare l’intitolazione attuale – quella piazza Saint-Bon alla quale è dedicata una delle sue poesie più famose, che rievoca un episodio della sua infanzia (fra il 1930 e il 1932 lo scrittore visse alla Spezia, nello stabile del teatro Monteverdi): «piazza Giovanni Giudici – già piazza Saint-Bon» (una formula analoga è già stata impiegata per la reintitolazione di via Palmaria). Di seguito, il testo della poesia"
Carlo Di Alesio
Piazza Saint-Bon
Sbràita decoro il creditore, infierisce
sull'insolvente, gli minaccia galera,
fa adunare la gente del passeggio serale:
il giusto chiede giustizia al procuratore del re.
Gli è contro solo il bambino che trema
di paura e vergogna, ma che finge
di appartenere ad altri - non si stringe
al genitore maltrattato.
Il figlio del debitore - io
sono stato.
Per il mio padre pregavo al mio Dio
una preghiera dal senso strano:
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo.