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"Ci sono alternative al matrimonio tra Acam e Iren"

Intervento del Comitato acqua bene comune.

Piazza Verdi allagata per la rottura di una condotta di Acam Acque

Ieri sera nel Consiglio Comunale spezzino si e’ consumato uno degli ultimi atti della tragicomica vicenda di Acam.
Tragica perche’ dopo aver ridotto Acam ad un mucchio di ceneri fumanti di debiti, dopo aver chiesto con il piano di rientro sacrifici a lavoratori, aziende e cittadini (a questi ultimi con bollette dell’acqua per oltre 62 mln di euro/anno e con utili per l’azienda di 5,5 mln), ora quella stessa classe politica svende ad Iren l’unico gioiello di famiglia rimasto in possesso di Acam : Acam Acque, in spregio tra l’altro ai risultati del referendum che quella stessa classe politica aveva, pur all’ultimo momento, appoggiato.
Non manca il lato comico : tutti i consiglieri che hanno votato favorevolmente, neppure conoscevano il piano industriale sotteso all’ipotesi di aggregazione (con IREN ovviamente), visto che il voto l’hanno espresso su un documento riepilogativo di appena 37 pagine, ma evidentemente a loro più che sufficienti, perché in certe occasioni si sa, la fiducia è cieca e sorda, altrimenti un solo dubbio, magari solo a qualche “grand’uomo”, poteva sorgere.
Ora, siamo certi che la loro decisione sia veramente a favore dei cittadini? Dunque Iren è ben conosciuta dai genovesi per la gestione dell’acqua. Da quando l’acqua è gestita a Genova da IREN:
– le tariffe sono aumentate dal 2004 del 5% oltre l’inflazione
– esplodono continuamente le tubazioni per assenza di manutenzione
– gli utili sono in continuo aumento : 2011 (11,7 mln) 2012 (17,5 mln) 2013 (21,8 mln) 2014 (36,2 mln) 2015 (47,0 mln)
E questo nonostante i consumi d’acqua non siano aumentati !
Il futuro di IREN è estrinsecato da una strategia che privilegia il profitto come fine primario dell’azienda, rispetto al fatturato. L’obiettivo è raggiungere una remunerazione degli azionisti dall’attuale 5,5% all’8% entro il 2021.
Il motivo dell’aggregazione sta in IREN, non in ACAM.
L’attuale AD di IREN Massimiliano Bianco, scelto dai sindaci Genova, Torino e Reggio Emilia, in una intervista all’ANSA Economia “La sfida dell’innovazione e dell’efficienza” spiega:“….occorre incrementare la capacità del nostro Gruppo di generare soddisfacenti risultati economici e finanziari, ampliando l’offerta nel core business, non solo nei territori non serviti ricadenti nelle Regioni di riferimento, ma anche in territori limitrofi, sviluppando … aggregazioni”. (dal sito di IREN SpA).
In questo quadro va vista la campagna di conquiste che completeranno il controllo di Iren sui servizi a rete (acqua e gas) e ambientali, con l’acquisizione di AMIU a Genova e di ACAM a La Spezia e in prospettiva tutta la Liguria.
Notiamo che tutta l’operazione verrà fatta a debito (visto che IREN ha debiti a lungo termine per 2,5 miliardi di euro): Iren si farà dare dalle banche l’importo necessario e le rate saranno coperte dall’aumento dell’acqua (già ora di circa 62 milioni di euro all’anno, pagati da famiglie e aziende spezzine), così come gli alti dividendi che Iren ha l’obbligo di distribuire.
I soci pubblici di IREN hanno già deciso di far scendere la loro partecipazione dall’attuale 53% al 40% detenendo però un voto maggiorato, tramite i patti parasociali, in modo da continuare a governare la società pur in minoranza. Questo viene spacciato come “controllo pubblico”. In realtà i patti parasociali hanno una durata massima di 5 anni (art. 2341 bis c.c.), per cui tra cinque anni IREN non solo si comporterà da società privata a maggioranza pubblica come oggi, ma sarà a tutti gli effetti una società privata a maggioranza privata: altro che società controllata dai Comuni!.
Cosi’ come dopo cinque anni scadranno le garanzie per i lavoratori: altro che posto di lavoro garantito nella nostra Provincia!

Quali alternative per evitare il matrimonio?
Si può continuare a gestire la societa’ con il Piano presentato in Tribunale sulla ristrutturazione del debito, tra l’altro, sotto il versante degli investimenti nel settore idrico (unico tutt’ora rilevante), e’ la stessa Acam Acque che sostiene la non necessita’ di interventi onerosi. Chi sostiene la necessita’ di investimenti non sa neppure quale sia la percentuale di perdite delle reti idriche. Sotto il versante degli esuberi di personale, si possono utilizzare gli esuberi per le letture dei contatori o per il recapito delle bollette (servizi attualmente dati in appalto per il costo di ca. 2,5 milioni di euro oltre iva).
In altri termini non è vero che senza aggregazione è impossibile la gestione dell’azienda : si tratta non di un obbligo giuridico, ma di una scelta politica (sbagliata).
I sindaci potrebbero affidare ad Acam altre funzioni in maniera da valorizzare le competenze e il lavoro delle maestranze spezzine, lasciando ai giovani, nel futuro, una prospettiva di occupazione sul territorio.
In ogni caso sarebbe una scelta coraggiosa, democratica e rispettosa nei confronti dei cittadini che si sono espressi in favore dell’acqua pubblica. Ma si sa, tutte le scelte coraggiose necessitano di competenza, intelligenza, lungimiranza.