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Profumo di Menta

Profumo di menta – Sardegna Mon Amour!

Harraga

Mentre milioni di italiani sono in viaggio alla ricerca di un angolo di paradiso dove godersi qualche giorno di assoluto relax, dalla sponda sud del Mediterraneo antichi viaggiatori tentano di raggiungere con ogni mezzo le coste della Sardegna.
Questa volta pero’, non sono le spiagge bianche e le acque cristalline ad attrarre questi ‘viaggiatori’, ma il sogno di una vita migliore. Le coste sarde distano infatti meno di 250 km dall’Algeria e, negli ultimi anni, quella tra Annaba, terra natale di Sant’Agostino, e Cagliari e’ diventata una delle nuove rotte dei migranti pronti a tutto pur di raggiungere l’Eldorado europeo.
‘Quello che conta e’ partire, cambiare vita, uscire dalla miseria”, ripetono senza sosta i giovani algerini, gli ‘Harraga’ (letteralmente ‘chi brucia le frontiere).
Finita la febbre da Mondiali che per la prima volta da 24 anni avevano visto in campo anche la nazionale algerina, con l’arrivo della bella stagione sono iniziate nuovamente le partenze.
Nonostante le crisi economica che secondo l’Unhcr ha portato nell’ultimo anno ad una netta diminuzione dei flussi migratori, da giugno ad oggi, sono almeno 60 gli harraga che ogni settimana sono salpati dalle spiagge vicino ad Annaba, nell’est del paese maghrebino, nel tentativo di sbarcare in Sardegna.
Bastano poche centinaia di euro, comunque una fortuna in un paese dove lo stipendio minimo e’ di 150 euro, per avere un posto su una delle piccole imbarcazioni artigianali che, principalmente di notte, si avventurano nel Mediterraneo.
Sono pochissimi pero’ quelli che riescono a sfuggire alla furia del mare e ai controlli sempre piu’ restrittivi della Guardia Costiera algerina che pattuglia la costa senza sosta.
Secondo il bilancio delle forze navali algerine, soltanto nel 2008, 1335 persone, tra cui 1327 di nazionalita’ algerina, sono state arrestate al largo della costa orientale; 1259 quelle fermate nel 2007.
Per mettere un freno alle partenze, le autorita’ algerine hanno anche istituito il reato di ‘emigrazione clandestina’, ma nulla sembra far vacillare il desiderio di riscatto degli Harraga, ne’ i rimpatri di massi disposti di recente dall’Italia, ne’ la paura della morte.
‘’Meglio morire in mare che vivere come zombie sulla terra’’, dicono. E 98 corpi sono stati ripescati al largo delle coste algerine nel 2008, 61 i cadaveri nel 2007 e 73 del 2006. Impossibile comunque avere dati affidabili sulle centinaia di scomparsi in mare. Nonostante gli appelli del ”Collettivo delle famiglie degli Harraga dispersi di Annaba” e’ molto difficile avere informazioni sui giovani scomparsi, in certi casi detenuti nelle prigioni segrete delle vicine Tunisia e Libia.
Intuile ogni tentativo con le autorita’ algerine, francesi, italiane e spagnole, e spesso le famiglie restano sospese, senza nemmeno una salma su cui piangere.

Ho sperato per tutta la giornata di ieri e per quella precedente. Ti ho aspettato per tutta la notte, figlio mio, ascoltando ogni minimo rumore, convinta che la tua assenza non sarebbe durata a lungo e che non saresti potuto partire senza salutarmi. Quando ti hanno rifiutato il visto per il Canada, la Francia e la Spagna, mi ero convinta che il tuo desiderio di partire, che mi dicevi – ti avrebbe allontanato dall’inferno – fosse svanito… Eri calmo, affettuoso, non eri un delinquente, non eri un drogato, eri saggio e spesso mi dicevi ‘’Voglio solo costruire il mio futuro ma tutte le porte sono chiuse’’. Pregavo perche’ trovassi un lavoro che potesse scacciare le tue idee nere…Questa notte vegliero’ sul tuo corpo senza vita, io che non ti ho saputo proteggere da vivo. Questa sera, figlio mio, non mi vergogno di te. Non eri un delinquente, non eri un terrorista, non hai fatto nulla di male. Perche’ non mi hai detto addio?

Lettera di una madre al figlio morto in mare.