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Ancora sulla Santa Croce del Corvo

di Piero Donati

Santa Croce del Corvo

Nel 1982, agli inizi della mia attività presso la Soprintendenza di Pisa, ebbi l’opportunità di dare un piccolo contributo alla buona riuscita della mostra, allestita nella chiesa sconsacrata dei Santi Giovanni e Reparata di Lucca, dedicata alla fortuna, di dimensioni europee, del culto del Volto Santo. Come storico dell’arte, e come spezzino, dovetti però rammaricarmi per l’assenza in quella sede del Volto Santo di Bocca di Magra, comunemente definito ‘copia’ dell’esemplare custodito nella cattedrale di Lucca.
Quell’assenza spinse l’imponente scultura lignea – la più antica di tutta la Liguria, è bene sottolinearlo – in una zona d’ombra da cui ha faticosamente cominciato a riemergere da alcuni anni. Se la mostra La Sacra Selva, allestita a Genova nel 2004/2005, è stata la prima tappa di questo recupero critico (come ebbi modo di ricordare l’8 dicembre 2013 in uno dei primi contributi apparsi in questa rubrica, leggi qui), la tavola rotonda che si è tenuta il 5 marzo scorso a Lucca sotto l’egida della Curia Arcivescovile ha segnato la presa d’atto, da parte degli addetti ai lavori, dell’importanza del manufatto del Corvo, il quale potrebbe essere addirittura – questa è stata la tesi al centro dei lavori – il più antico Volto Santo venerato a Lucca nella chiesa di San Martino. La sua realizzazione – in legno di pioppo dipinto, con l’inserimento di globi oculari in pasta vitrea – dovrebbe cadere all’inizio del secolo XII, e cioè fra il 1112 ed il 1119; nel secolo successivo, a causa del cattivo stato di conservazione (registrato da un’autorevole fonte contemporanea), si sarebbe verificata la sostituzione con l’esemplare tuttora esistente.
Studi recenti hanno stabilito che il crocifisso tunicato che oggi si trova a Bocca di Magra giunse qui per iniziativa del Capitolo dei Canonici di Sarzana, proprietario dell’area, poco dopo la metà del secolo XVII; fu probabilmente in quella occasione che la scultura, aggredita dal tarlo, venne mutilata delle parti giudicate non recuperabili e, previo risarcimento delle parti asportate con l’uso di altre essenze arboree, raggiunse l’assetto attuale. Il passaggio di proprietà dal Capitolo di Sarzana a Carlo Fabbricotti, avvenuto fra il 1872 ed il 1873, non comportò fortunatamente lo spostamento o l’alienazione del prezioso manufatto, venerato dalla popolazione non soltanto il 3 maggio ed il 14 settembre – e cioè nelle due ricorrenze direttamente legate al culto della Vera Croce – ma anche il 25 aprile, festa di San Marco.