Lunigiana - Il laboratorio di Cultura digitale dell’Università di Pisa, diretto dalla docente spezzina Enrica Salvatori, ha comunicato di aver concluso nei giorni scorsi l’edizione digitale del “Codice Pelavicino”. Tutti i 529 documenti del “Liber iurium” sono stati infatti trascritti e sono consultabili già ora, con un apparato di note e di indici molto accurato, sul sito http://pelavicino.labcd.unipi.it/evt/. Il “Codice”, come è noto, rappresenta una fonte fondamentale per lo studio della storia medievale della Lunigiana e dell’intera Italia. Esso risale all’epoca di Enrico da Fucecchio, vescovo di Luni dal 1273 al 1289. Il nome di “Pelavicino” deriva da una piccola parte del codice stesso, il cosiddetto “Liber Magister”, compilato in origine al tempo di Uberto Pelavicino, vicario in Lunigiana dell’imperatore Federico II. Di proprietà del capitolo concattedrale di Sarzana, il suo originale è conservato all’interno della biblioteca “Niccolò V” del Seminario vescovile.
Giunge così a compimento dopo molti decenni un progetto, concepito in origine con tecniche molto diverse da quelle attuali (la microfilmatura), che l’allora vescovo Giovanni Costantini e il capitolo della cattedrale di Sarzana avevano avviato e sostenuto sin dai primi anni Quaranta e a cui si applicò a lungo Geo Pistarino. Il lavoro di Enrica Salvatori e del suo gruppo, di cui fanno parte Edilio Riccardini ed altri studiosi e ricercatori, era iniziato nel 2014. L’ultimo “regesto” del “Pelavicino” era stato quello realizzato nel 1912 da Michele Lupo Gentile e pubblicato negli Annali della Società ligure di storia patria. L’operazione, anche per la complessità dell’apparato critico e documentale di cui si è detto, è stata lunga e laboriosa. Per conto del capitolo e della diocesi essa sarà ora esaminata dal comitato scientifico a suo tempo nominato dal capitolo e composto da Franco Bonati, monsignor Paolo Cabano, Paolo Cherubini, Giancarlo Garfagnini, Antonio Manfredi. Sin d’ora si può dire comunque concluso, salve ulteriori modifiche e integrazioni, un percorso di grande importanza storica, che conferma, tra l’altro, il grande valore dei documenti conservati nella biblioteca diocesana di Sarzana.