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Luci della città

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Il vero nodo che sta davanti a M5S e Pd

di Giorgio Pagano

Lerici, veduta dalla Venere Azzurra (2013)

Quando Salvini ha “strappato” con il M5S sono rimasto stupito. Era evidente che il Governo Conte era politicamente finito, ma non mi aspettavo una rottura agostana. Salvini aveva appena incamerato il sì dei grillini al decreto sicurezza bis. E se è vero che il M5S non aveva votato per la TAV, è anche vero che la TAV era passata con il voto del PD, e che il M5S se ne sarebbe rimasto al governo senza creare alcun problema.
Il trend era chiaro. Tutti i benefici per Salvini, tutti i danni per Di Maio. Ma allora perché Salvini ha scelto lo “strappo”? Forse per la voglia di andare al voto subito, forte dei sondaggi, e di governare da solo, o quasi. Magari prima che emergano altre verità imbarazzanti o peggio sui rapporti tra la Lega e i russi. Chissà. Certo è che a Salvini la mossa non è convenuta. La verità è che i leader che si sentono onnipotenti sbagliano: e così è stato anche per il capo della Lega.
Era inevitabile che, a quel punto, si tentasse la strada di un governo M5S-PD. Che è la strada che il PD avrebbe dovuto tentare già dopo le elezioni. Ma fu Renzi ad impedire ogni intesa con i Cinque Stelle, solo perché era evidente che non poteva essere lui a gestirla. Gettando così i grillini tra le braccia di Salvini, che ne ha ben approfittato. Ora Renzi ci ha ripensato, perché se si andasse al voto perderebbe gran parte dei parlamentari da lui nominati. E perché se nascesse un nuovo governo i voti dei “suoi” parlamentari sarebbero decisivi per farlo vivere, e per farlo tenere sul filo ogni giorno. In modo da far riacquistare a Renzi il protagonismo perduto. Ma la politica non può essere solo spregiudicatezza tattica. Vale anche per Di Maio, che passa da un’alleanza all’altra pur di sopravvivere, senza un minimo di riflessione sul fallimento dell’esperienza di governo precedente.
Il mio augurio è che il Governo M5S-PD nasca. Per un po’ più di giustizia sociale, in un Paese sempre più diseguale. Per cancellare i decreti sicurezza e garantire accoglienza e integrazione. Per contrastare il cambiamento climatico. Ma non è semplice, perché in questi anni Pd e M5S non hanno lavorato per questa prospettiva.
Ha ragione Romano Prodi quando dice che, in una situazione in cui è necessario rifondare il sistema politico, sarebbero necessari partiti veri, strutturati, capaci di fare i “congressi” per decidere sulla loro “natura” (condizione indispensabile, diceva Norberto Bobbio, per incidere sul proprio “destino”). Ma è francamente difficile che ciò accada in partiti così eterei come il M5S ed il PD.
La Lega ha un leader totalmente ignorante dal punto di vista istituzionale: chiedeva i “pieni poteri” in spiaggia senza sapere come funzionano le istituzioni, e si è ritrovato nelle sabbie mobili. Ma una linea politica, una narrazione per il Paese la Lega ce l’ha. E’ di destra, non mi piace per nulla, ma ce l’ha. A questa linea, a questa narrazione, bisogna che M5S e PD ne sappiano contrapporre un’altra. La speranza contro la paura, per dirlo in una parola. Il tema è questo, non chi fa il Presidente del Consiglio. Che si affronti questo tema è ciò che si aspetta un elettorato che oggi è senza casa e senza rappresentanza.