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Politica

Una Liguria "Lovely", senza Prefetture e con incentivi alle paritarie

Toti, Maroni e Zaia hanno sottoscritto un documento che sintetizza i punti strategici per lo sviluppo dei territori.

Maroni, Toti e Zaia

“Il bilancio dei virtuosi. La nostra legge di stabilità per lo sviluppo dei territori”. Si chiama così il documento sottoscritto oggi a Venezia dagli alfieri della “Lo-ve-ly” (credits a Renato Brunetta), vale a dire i presidenti delle Regioni Lombardia, Veneto e Liguria, Roberto Maroni, Luca Zaia e Giovanni Toti. Un’agile pagina di orientamenti con tanta semplificazione e un’abbondante spolverata di federalismo. Di seguito, il dettaglio del documento.

Spending review

Applicare costi standard alla sanità e al numero di personale pubblico negli enti a spesa pubblica in genere, nonché definire un livello ottimale e lasciare un bonus alla Regioni virtuose, con un risparmio annuo di quasi 28 miliardi di euro. Eliminare le prefetture e riversare i relativi risparmi alle Province a compensazione dei tagli fatti e degli oneri spostati a carico delle Regioni.

Federalizzare entrate e tributi

Riconoscimento dello status di Regione autonoma alle Regioni che ne fanno richiesta. Regionalizzazione del debito pubblico.
Lasciare a Comuni, Città metropolitane ed ex Province, oggi Aree Vaste, i completi gettiti dei tributi locali; pertanto lo Stato deve assumere a proprio carico la perequazione relativa ai fabbisogni su funzioni fondamentali degli enti locali.
Consentire alle Regioni e ai Comuni, Città metropolitane ed ex Province oggi Aree Vaste di poter liberamente utilizzare le quote dei propri avanzi di amministrazione sia vincolati, sia destinati nella misura della capienza dei propri fondi di cassa, sterilizzando tali impieghi ai fini del rispetto degli equilibri di bilancio che annualmente ciascun ente deve rispettare quale proprio contributo per il rispetto dei parametri di finanza pubblica nazionale eurocompatibili (manovra indispensabile sia per innescare un meccanismo virtuoso di spesa pubblica a sostegno della crescita del PIL, sia per consentire agli enti di rispettare i vincoli e le destinazioni degli avanzi accertati a consuntivo. In alcuni casi si tratta addirittura di poste contabili a favore dello Stato; quindi è doppiamente paradossale che tali poste gravino a carico degli equilibri annui degli enti).
Consentire alle Regioni e ai Comuni, Città metropolitane ed ex Province oggi Aree Vaste di poter utilizzare le proprie risorse finanziarie per la realizzazione di opere pubbliche e in generale per attivare investimenti pubblici, sterilizzando, anche in questo caso, tali impieghi ai fini del rispetto degli equilibri di bilancio che annualmente ciascun ente deve rispettare quale proprio contributo per il rispetto dei parametri di finanza pubblica nazionale eurocompatibili (manovra indispensabile per innescare un meccanismo virtuoso di spesa pubblica a sostegno della crescita del PIL).

Richiesta economica su iniziative dirette

Messa in sicurezza del territorio, iniziative antisismiche, tutela idraulica e relative casse di espansione, messa in sicurezza del territorio montano e collinare (frane e smottamenti) attraverso fondi da assegnare alle Regioni oppure, come per l’edilizia scolastica, con accensione mutuo a carico dello Stato di durata trentennale e compartecipazione degli enti coinvolti.
Eliminazione dal computo del pareggio di bilancio delle spese di investimento su specifici settori strategici (utilizzo dell’avanzo di bilancio) come quelli sopra indicati e altri come quelli relativi a infrastrutture (Alta Velocita, strade e viabilità, ecc.); manutenzione strade e corsi d’acqua (le Regioni hanno un avanzo pari a 21 miliardi che verrebbero messi subito in moto in modo equo tra tutte le Regioni).
Applicazione di un regime forfettario per i giovani, disoccupati e ultra cinquantenni estromessi dal mercato del lavoro che avviano attività con percentuale forfettaria e fissa al 10% fino ad un fatturato di 50.000 (oggi è al 15% e fino a 30.000).
Scuole paritarie: incentivarle su scala nazionale e sostenere con nuove risorse quelle esistenti con dei risparmi economici conseguibili rispetto alle scuole “statali”.
Art bonus: portare il credito di imposta dal 65% attuale al 100% ed inserire anche gli immobili beni culturali appartenenti a persone giuridiche private senza fine di lucro, ivi compresi gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti.
Bloccare i tagli alle Regioni avviati dal DL 78/2010 e applicati in maniera lineare a tutte le Regioni.

Semplificazione

Individuare nella legislazione vigente nazionale dei colli di bottiglia da eliminare per accelerare l’economia. Ad esempio: trasferire alle Regioni le funzioni svolte dall’ Agenzia del Demanio; dalla Sovrintendenza per i Beni Culturali; dal Corpo forestale dello Stato. Regionalizzazione delle funzioni amministrative relative a: tutela paesaggistica; tutela dell’ambiente; difesa del suolo; gestione del demanio marittimo sulla Laguna di Venezia. Eliminare le conferenze dei servizi che da soggetti facilitatori si sono trasformate in alibi per rinviare in conferenza ogni decisione che il singolo responsabile del procedimento non vuole assumere. Regionalizzare completamente la Via (Valutazione integrata ambientale) e trasferire alla Regione le competenze. Un parere Via statale dura circa 3 anni mentre quello regionale tra i 12 e i 18 mesi.

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