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Le interviste di cds

Marco Mes: "In questa Europa ognuno gioca per conto suo"

Il giovane candidato alle Europee per il M5S: "Abbiamo giocato malissimo sino a pochi mesi fa. Occorre introdurre la Golden Rule nel Patto di stabilità e dobbiamo scegliere ambiente e salute, il nostro futuro".

Marco Mes

A soli 28 anni il genovese Marco Mes è uno dei candidati alle Europee per il Movimento cinque stelle nella circoscrizione Nord-Ovest. Ma nonostante la giovane età Mes vanta un interesse ultra decennale per le questioni della politica, passione che coltiva sin dal liceo. Ha seguito progressivamente l’evoluzione del Movimento cinque stelle, partecipando a molte campagne elettorali, prima da simpatizzante e poi da attivista.
Dopo la laurea, dalle amministrative genovesi del 2017, segue attivamente il percorso del Movimento locale e nazionale. L’anno scorso ho partecipato in prima linea alla campagna elettorale delle elezioni politiche e in seguito ha svolto l’attività di collaboratore parlamentare del senatore pentastellato Mattia Crucioli.
Papà belga e mamma italiana, dopo la maturità scientifica si è laureato in Architettura e negli anni universitari ha coltivato la passione per il teatro, che ancora oggi insegna in alcune scuole genovesi.

Quali sono le priorità che porterà avanti per il territorio della Liguria e in particolare per quello spezzino, che è chiamato a rappresentare?
“L’Unione europea può avere un ruolo fondamentale nel rompere uno dei più grandi ricatti del nostro Paese, quello dell’occupazione in cambio della salute. L’Europa ha moltissime risorse, bisogna fare in modo di interrompere gli incentivi a chi investe sulle fonti fossili, dando invece sgravi fiscali alle aziende che abbassano le proprie emissioni di CO2 e che riducono l’utilizzo di plastica e imballaggi. Le banche che erogano prestiti ad aziende che puntano sul comparto della Green Economy devono ricevere sconti di capitale. La Green Economy è già una realtà, in questo comparto in Europa nei prossimi anni si creeranno 20 milioni di posti di lavoro. Fare politica è fare sostanzialmente delle scelte, dobbiamo scegliere il nostro ambiente e la nostra salute, vale a dire il nostro futuro”.

Quale ruolo può o deve avere l’Italia nell’Europa dei prossimi cinque anni?
“Il ruolo dell’Italia nell’Unione Europea nei prossimi 5 anni sarà decisivo. Il Movimento cinque stelle sarà presente con ancora più parlamentari, nomineremo finalmente un nuovo commissario e da quasi un anno ormai il nostro presidente del Consiglio Giuseppe Conte è all’interno del Consiglio. Con lui ci sono già stati dei cambiamenti sostanziali nei rapporti politici e umani con gli altri capi di Stato. A giugno quindi avremo finalmente una triplice rappresentanza in tutte le tre principali istituzioni europee. La politica economica adottata dall’Ue, la cosiddetta austerity, non ha dato i risultati sperati. I precedenti governi hanno tolto investimenti nei servizi per i cittadini con la promessa di abbassare il debito pubblico. Hanno tagliato sui servizi fondamentali, ma il debito pubblico non si è fermato. Dal 2012 i vincoli di bilancio europei hanno bloccato più di 5 miliardi di investimenti pubblici. Da una parte ci dicono che bisogna fare investimenti pubblici e aiutare la crescita, dall’altra ce lo vogliono impedire. Dobbiamo inserire la cosiddetta Golden Rule nel Patto di Stabilità, ovvero escludere dal calcolo del deficit tutti gli investimenti pubblici produttivi, quindi parliamo di istruzione, ricerca, sanità, sicurezza, infrastrutture”.

Con il senno di poi, secondo lei, l’unione monetaria del 2001 è stata un errore o una scelta giusta? E come giudica l’influenza del sistema bancario europeo sulla politica? Sia chiaro: è logico, doveroso, che chi legifera tenga conto dell’economia, ma per un soggetto variegato come quello europeo il rapporto si presenta assai complesso. Ci sono correttivi da apportare?
“Io reputo che non sia l’euro in sé il problema, l’euro in fondo è solo uno strumento. Le regole e chi le detta sono il vero problema. La colpa è anche nostra, non ci siamo fatti rispettare abbastanza, abbiamo lasciato che lo strumento della moneta unica fosse governato da un asse franco-tedesco. Ho letto recentemente uno studio nel quale si riporta che dall’introduzione dell’euro la perdita pro capite di un cittadino italiano è 3 volte il guadagno ricevuto da un cittadino tedesco. In questa Europa purtroppo ognuno gioca per conto suo e noi fino a pochi mesi fa abbiamo giocato malissimo. Abbiamo pagato sia una rappresentanza parlamentare per molti versi assenteista e condiscendente, sia alcune scelte politiche disastrose; una su tutte, la Mogherini, commissario per gli Esteri, che non ha mai contato nulla per cinque anni. Renzi stesso, che l’ha voluta, lo ha ammesso pochi giorni fa. Una soluzione: introdurre le stesse regole fiscali per tutti i Paesi europei, non si può pensare di avere una moneta unica senza avere anche un sistema fiscale coerente”.

Cosa risponde a chi sostiene che dovremmo vivere in un’Europa unita anche sotto il profilo della politica estera e del sistema della Difesa? Come valuta quello che sta accadendo nei rapporti con le parti in guerra in Libia?
“Prima dovremo iniziare a unire davvero quello che si era detto di voler unire, non si può pensare di andare avanti chiudendo gli occhi sulle mancanze e sugli errori di chi ha governato l’Unione negli ultimi anni. La Libia dimostra questo, come si può avere un unico sistema di Difesa quando gli obiettivi di politica estera sono profondamente differenti? Le politiche neo-coloniali aggressive di alcuni Paesi fanno soltanto il male dell’Unione europea”.

Immigrazione, trattati e diritti umani. Secondo uno degli ultimi sondaggi sono tra i temi più sentiti dagli italiani. Qual è la sua opinione in merito? Come si devono coniugare questi tre concetti?
“Il Regolamento di Dublino, sottoscritto in più versioni dai governi precedenti, è alla base di molte distorsioni attuali. La terza e ultima revisione, sottoscritta dal Governo Letta, ha contribuito a peggiorare il fenomeno delle migrazioni, imponendo che i migranti salvati dall’Italia rimanessero all’interno dei confini italiani. Nel frattempo i Paesi confinanti hanno chiuso tutte le frontiere, finendo per accentuare il problema. Qualcuno ha contribuito a creare un problema. L’Unione europea deve reagire come Unione e modificare in maniera sostanziale il Regolamento e le regole di accoglienza. Bisogna redistribuire i migranti tra i paesi Ue mediante parametri oggettivi, come popolazione, Pil e tasso di disoccupazione. Anche sui rimpatri e i trattati internazionali, l’Unione europea, che ha potenzialmente molto più peso politico, deve rendersi protagonista della sottoscrizione con Paesi terzi e non lasciare che ogni Stato europeo conduca la propria politica estera. Chiudo dicendo che vorrei che in questo Paese si mettesse al centro del dibattito anche un’altra emergenza, di cui si parla molto poco: l’emigrazione, specialmente giovanile”.

Economia e crescita dell’occupazione. Può l’Europa dare una spinta al sistema Italia?
“Bisogna combattere su due temi. Il primo è l’evasione o, più spesso, l’elusione fiscale, di alcuni Paesi europei che ospitano alcune multinazionali che, nonostante lavorino e guadagnino in Italia, pagano le tasse in quei Paesi con aliquote bassissime. Questo meccanismo da una parte sottrae moltissime risorse al nostro Paese, risorse che poi non possiamo investire nelle nostri leggi di bilancio, dall’altra crea una concorrenza sleale alle nostre imprese. Il secondo tema è quello degli investimenti, bisogna fare in modo che gli investimenti chiave della nostra economia siano computati al di fuori dei vincoli di bilancio, applicare la cosiddetta “Golden Rule””.

Greta Thunberg si rivolge agli Stati di tutto il mondo per combattere i cambiamenti climatici e assicurare un futuro migliore alle prossime generazioni. Cosa deve rispondere l’Europa a questa ragazzina coraggiosa e carismatica?
“Ben venga se qualcuno riesce a smuovere le coscienze di alcune persone, spero solo possa essere un’iniziativa concreta e non l’ennesimo fuoco di paglia come altre volte in passato. Chi accoglie Greta sorridente e propositivo, come è accaduto in Senato qualche settimana fa, ha contribuito alle peggiori scelte politiche sull’ambiente. L’Unione europea ha le risorse finanziarie e politiche per inaugurare un New Green Deal Europeo, un vigoroso piano di investimenti per accelerare la transizione ecologica e rispettare l’impegno internazionale preso a Parigi nel 2015. Per ultimo una provocazione: in Italia abbiamo già una Greta, un po’ più in avanti con gli anni e con i riccioli al posto delle treccine, si chiama Beppe Grillo, sono 30 anni che si batte su queste tematiche”.

Come immagina il funzionamento dell’Europa nel futuro? Cambierebbe qualche cosa nell’assetto istituzionale dell’Unione?
“Dobbiamo cambiare il mandato della Bce su modello della Federal reserve americana, si deve inserire un secondo obiettivo, quello di tutelare l’occupazione, e non soltanto quello di mantenere i prezzi stabili. Sull’architettura istituzionale dobbiamo fare in modo che il parlamento europeo abbia l’iniziativa legislativa, come tutti i parlamenti del mondo, altrimenti le decisioni saranno sempre calate dall’alto. Nel Consiglio bisogna superare il criterio del voto all’unanimità, modificare un qualsiasi trattato diventa difficilissimo nell’attuale assetto. Come Movimento cinque stelle abbiamo in programma anche di introdurre un vero e proprio referendum europeo, lo strumento attuale di iniziativa popolare europea è stato volutamente costruito per essere inefficace”.

La Brexit ha scoraggiato chi parlava di uscita dall’Unione europea oppure, al contrario, è la dimostrazione che, seppure con fatica, si tratta di una strada percorribile?
“Io ho grande rispetto per le scelte democratiche compiute dai popoli, detto questo, se fossi britannico avrei votato per rimanere. Loro stavano in Europa con tutti i vantaggi senza alcune imposizioni scomode. Hanno semplicemente rinunciato alle loro prerogative e ai privilegi di cui godevano nell’Unione. Quello che trovo assurdo è che sono passati ormai tre anni dal referendum, ritengo insensato che la Gran Bretagna partecipi alle prossime elezioni europee. Rivedere a Bruxelles gli inglesi sarebbe un segnale di debolezza per tutti. Si è perso troppo tempo e si deve completare il percorso. Negli ultimi mesi mi sembra che il rischio di un recesso senza accordo sia alto. L’uscita della Gran Bretagna per il nostro Paese può anche essere una concreta occasione di nuovi investimenti e di nuove imprese da attrarre. Purtroppo qualcuno dei cosiddetti competenti in passato ci ha già fatto perdere un’occasione enorme con l’Ema, l’Agenzia del farmaco: poteva essere a Milano ma alla fine andrà ad Amsterdam. La concorrenza interna degli altri Paesi europei sarà sempre forte ma noi non dobbiamo più perdere delle grandi opportunità”.

La programmazione dei fondi, gli indirizzi e la capacità di reperire risorse. L’Europa influisce sulla vita quotidiana non solo attraverso leggi e direttive, ma anche finanziando la maggior parte dei progetti messi in atto dagli enti locali. Liguria e Spezzino, che pure si distinguono per un buon operato, possono fare di più? Come?
“Tramite l’Europa ci possono essere moltissime occasioni, molte risorse possono essere investite in trasformazioni industriali o in progetti di smart cities. Sono laureato in Architettura e intravedo le potenzialità del futuro su questo campo, guardiamoci intorno, viviamo in città progettate spesso in maniera disomogenea e tarate su epoche industriali ormai superate. Dobbiamo applicare modelli di sviluppo e di vita differenti, ci sono già esempi virtuosi, la domanda della politica deve essere sempre: quali saranno le esigenze dei miei nipoti?”.

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