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Politica

"La Liguria ha detto no al governo di lobby e banche"

Soddisfazione a Cinque stelle per il risultato della consultazione referendaria: "E ora pensiamo alla Spezia".

Alice Salvatore

“Quella di ieri è stata una giornata storica. Dalla Liguria si è alzata una voce forte e chiara: No alla Schiforma di Renzi, Boschi e Verdini. No a chi ci vuole togliere diritti e sovranità. No al governo delle lobby e delle banche”. Ringhiano, colmi di soddisfazione, dal MoVimento 5 Stelle Liguria.
“Ha vinto la democrazia – si legge nella nota diffusa a 24 ore dal voto -. E hanno vinto soprattutto i cittadini liguri, che sono andati a votare in massa, in barba a tv ed establishment, per bocciare la riforma costituzionale e chi l’ha proposta senza nessun mandato popolare. Con percentuali da record nella nostra regione: oltre 500mila elettori hanno detto No (il 60,08%), contro appena il 39,92% di Si, con una media (caso quasi unico al nord) persino superiore a quella nazionale.
Un successo incredibile, che diventa addirittura clamoroso se raffrontato con i dati sull’affluenza, qui a livelli elevatissimi. Cosa significa? Che la Liguria è la regione con il più alto numero di No in relazione agli aventi diritto al voto.
Numeri che ci ripagano dell’enorme lavoro di sensibilizzazione che, da mesi, come MoVimento 5 Stelle, promuoviamo capillarmente per tutta la regione, con centinaia di incontri ed eventi pubblici, volantinaggi, la marcia per la Costituzione, il Consiglio monotematico sul referendum in Regione e, infine, le tre tappe liguri dell’#iodiconotour, che ovunque hanno registrato una partecipazione straordinaria di pubblico, confermata dal voto di ieri.
Ora è il momento di costruire un nuovo programma di governo per il paese, per la Liguria, per Genova e La Spezia, ripartendo dalle richieste che arrivano dai cittadini, dalla loro sete di partecipazione su temi come il lavoro, il rilancio delle piccole imprese, la lotta alla povertà, il rispetto dei diritti calpestati da una classe politica che ha fallito e voleva incolpare la Costituzione dei propri fallimenti”.

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