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Oltre 1.000 interventi per Iclas, centro d’eccellenza per il trattamento del piede diabetico

Il centro Iclas di Rapallo

Entro il 2030, a livello mondiale, saranno più di 500 milioni i malati di diabete. In Liguria, secondo i dati del Servizio epidemiologico della Regione, nel 2015 erano 92 mila i malati di diabete. E la complicanza più temibile della malattia diabetica è quella comunemente definita piede diabetico. Il diabete, infatti, può causare la stenosi (restringimento) o occlusione delle arterie degli arti inferiori riducendo in modo critico l’apporto di sangue e ossigeno alle estremità. Se non si dovesse intervenire la conseguenza è’ il continuo peggioramento del quadro clinico che può arrivare fino all’amputazione, più o meno estesa, dell’arto malato.

“Il termine piede diabetico – spiega il Dottor Paolo Pantaleo, cardiologo specialista in Interventistica Cardiovascolare di ICLAS (Rapallo), ospedale ad Alta Specialità di GVM Care & Research – indica la patologia polimorfa (che ha e può assumere aspetti diversi) a carico del piede nei pazienti affetti da diabete mellito e riconosce quali fattori d’origine la polineuropatia periferica (la sofferenza delle fibre nervose), l’arteriopatia periferica (malattia delle arterie) e le infezioni. Fattori che possono agire singolarmente oppure coesistere”.

Con l’aumento della sopravvivenza dei pazienti diabetici e l’incremento dell’età media della popolazione generale, il piede diabetico è divenuta la complicanza tardiva del diabete mellito a maggior rilevanza dal punto di vista sociale ed economico: richiede lunghi periodi di cure

ambulatoriali, ripetuti ricoveri in ospedale e, non di rado, coincide con l’impossibilità a salvare l’arto.

“Il nostro primo obiettivo – dice il Dottor Paolo Pantaleo – è ripristinare un adeguato flusso di sangue agli arti inferiori nelle persone colpite dalla patologia; quindi procedere al salvataggio dell’arto o, dove comunque imprescindibile, limitare al massimo le parti soggette a chirurgia, tenendo conto di come esista una correlazione diretta tra l’estensione della porzione amputata e la mortalità a medio termine. Ciò avviene tramite il lavoro di una équipe multidisciplinare, organizzata tra specialisti di diverse aree: diabetologi, cardiologi, chirurghi vascolari, vulnologi, ortopedici, fisioterapisti”.

ICLAS da oltre 10 anni si occupa di rivascolarizzazione periferica percutanea e dal 2008 ha strutturato un percorso terapeutico specifico rivolto ai pazienti affetti da piede diabetico. Negli ultimi 6 anni – ricorrendo all’angioplastica prossimale e/o distale in anestesia locale – sono state eseguite oltre 1.000 procedure di rivascolarizzazione d’arto (esito positivo pari al 92%).

“I vasi trattati con questa metodica – commenta il Dottor Paolo Pantaleo – comprendono sia l’arteria iliaca, poco sopra l’inguine, sia l’arteria poplitea, poco sopra l’articolazione del ginocchio. L’angioplastica, vale a dire la riperfusione sanguigna con catetere e palloncino, può essere integrata dall’applicazione di stent – piccole protesi in lega metallica – rilasciati nel punto in cui l’arteria si era ristretta onde evitare la recidiva del problema. La procedura, non chirurgica, è ben tollerata: si attua pungendo un’arteria a livello del bacino o, in alcuni casi, del polso o del gomito; da lì si arriva, grazie a dispositivi miniaturizzati, fino alla stenosi da curare. La vera sfida è però rappresentata dalle lesioni sotto il ginocchio, principali responsabili della patologia da piede diabetico, considerate a maggior complessità interventistica: se particolarmente estese – a tal punto da coinvolgere tutti e tre i vasi sanguigni della gamba -, richiedono tempi tecnici più lunghi e necessitano di approcci vascolari ed expertise dedicati”.

Prima dell’angioplastica occorrono indagini diagnostiche di supporto. Per ridurre la degenza ospedaliera, quando le condizioni lo permettono, il ricovero è programmato il giorno precedente l’arteriografia (lo studio dei vasi ammalati). I pazienti con problematiche renali lievi o moderate vengono sottoposti a idratazione e a protocolli utili ad evitare i possibili effetti avversi del mezzo di contrasto. ICLAS è uno dei pochi Centri in Italia in cui l’arteriografia è effettuabile tramite una tecnica riservata a chi soffre di un’insufficienza renale piuttosto avanzata: invece d’iniettare il liquido di contrasto allo iodio (che si opacizza sotto i raggi x), si utilizza un gas, anidride carbonica. Una volta in circolo, l’anidride carbonica si lega al sangue ed è il ferro contenuto nei globuli rossi a comporre l’immagine digitale. L’anidride carbonica è poi espulsa dai polmoni attraverso la respirazione.

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