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Scaramuccia: "Un simbolo cittadino? L’arsenale o Piazza Brin"

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Impegnato a combattere un incredibile vento gelido sul Baltico, leggo in ritardo l’articolo-sondaggio su quale monumento gli Spezzini pensano che li rappresenti.
Un tempo, molto fa, era il complesso francescano nel canalone di Fabiano ad essere ambasciatore della città davanti al mondo creato. Altri tempi, più di un secolo e mezzo, quando i bisnonni i-portavo ancoa i causon a mez’asta.
Oggi che si cerca un simbolo nuovo a rappresentarci, scorro veloce con gli occhi i dodici monumenti suggeriti dall’articolo. Sono sincero, non mi convincono molto. Nell’elenco avrei inserito al primo posto l’Arsenale che bene o male simboleggia la città nuova, ma sono perplesso anche per l’assenza della fontana di piazza Brin e dell’obelisco di Basaldella. Si dirà che sono di parte ed è vero, ma quel totem bitorzoluto che con i suoi schizzi riempie d’acqua la vasca, ancora poco fa era emblema che superava i confini dello slargo per ergersi a griffe dell’intera città.
Difficile crederlo oggi per il degrado del quartiere, ma ancora nei primi anni Novanta non c’era manifestazione politica, di qualsiasi parte, che non la si tenesse in piazza Brin perché parlare all’ombra della fontana suscitava un effetto megafono che non ci metteva nulla a diffondersi per il resto de-a Speza.
Certo, a metà anni Settanta Berlinguer aveva riempito piazza Europa e colle di Cristo Re, ma poi progressivamente il luogo delle manifestazioni si spostò a nord, verso l’umbertino che nessuno chiamava ancora così limitandosi al banale ciassa Brin.
Nella scelta c’era un chiaro motivo politico. Lì la gente discuteva, si confrontava, conquistarla voleva dire ottenere la maggioranza in consiglio comunale. Non a caso la prima giunta di sinistra dopo tanti anni di amministrazioni di altro colore, la si fece perché rispetto alle votazioni precedenti proprio dalle urne dell’umbertino venne fuori un consigliere in più per il PCI, seggio che fece diventare maggioranza organica una coalizione fino ad allora fondata su appoggi esterni.
Se ricordo bene, era il ’75. Tanti anni fa, non voglio certo fare propaganda. Se allora avessero fatto un sondaggio sul monumento che meglio rappresentava la città, non ho dubbi: la fontana avrebbe vinto a mani basse.
E proprio questo forse spiega perché oggi c’è tanto imbarazzo nello scegliere il logo spezzino. La gente di ogni parte non s’incontra più per decidere di se stessa e del suo progetto di crescita; soprattutto non è più chiamata da troppo tempo ad incontrarsi per accapigliarsi sul suo futuro.
S’è persa l’identità collettiva che è figlia della memoria: ricostruiamole entrambe.