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La Sms di Marola a Federici: "Se il contesto fu propizio come mai è rimasto tutto un sogno?"

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La Società Popolare di Mutuo Soccorso di Marola risponde alla lettera scritta da Massimo Federici e pubblicata su questo giornale, che ricorda un felice periodo dove le idee, i progetti, e il coraggio del confronto tra città e Marina Militare non mancarono, con una premessa storica doverosa, ma che ci ha spinto l’urgenza di una domanda che ci pare inevitabile rigirare all’ex sindaco, visto che di quella stagione fummo non solo spettatori ma anche partecipi cittadini. Certo erano tempi diversi, in cui la partecipazione delle comunità attraverso le Circoscrizioni o altre forme di condivisione della progettualità portava a confronti a volte aspri, ma sempre, alla fine, a vantaggio dei diversi contesti cittadini, come indispensabile in un territorio schiacciato tra il porto commerciale e gli insediamenti militari. E chi scrive fu partecipe di quelle “battaglie”, anche per ricordarlo a chi allora portava solo i pantaloni corti, mentre ora domanda a gran voce che il dibattito resti “in capo ai soli professionisti”. Noi c’eravamo quando sul megaschermo della Camera di Commercio scorrevano le slide dove erano evidenziati tutti gli spostamenti, le dismissioni e le novità sulle quali avviare un ragionamento concreto. “Dobbiamo razionalizzare, andando a riempire l’arsenale e abbandonando le aree più esterne, fonti di spesa e preoccupazione. Siamo pronti a liberare alcune strutture perimetrali, a patto che si trovino le risorse, che non abbiamo, per sanare quelle più centrali dove potremmo trasferire le funzioni” diceva l’allora Ammiraglio Toscano, ben altra caratura rispetto a ciò che vediamo ora.
Ma allora come mai, ci domandiamo, se il contesto fu allora così propizio, con una situazione politica tanto favorevole, con Sottosegretari e Ministri alla Difesa del nostro territorio, politica locale e Regionale allineate, e figure di Comando “illuminate”, come gli Ammiragli Toscano e Nascetti alla guida della base militare tutto si risolse a restare solo un bel sogno? Perchè la Politica non fu capace di sintesi a partire dalle tante, belle idee rimaste purtroppo solo sulla carta, e di certo in fondo ai nostri cuori? I politici di allora devono rispondere a questi interrogativi, perchériteniamo che si perse una occasione irripetibile, che minò la fiducia della persone nelle amministrazioni, che poi si ricordano al momento buono di tante promesse mancate. Come esempio su tutti l’area di 6.000 metri quadri dentro l’Arsenale destinata ai cittadini di Marola ma mai realmente trasferita all’uso della cittadinanza, con rimpalli di responsabilità tra i vari colori politici e la Marina che restano non “un mistero”, ma uno scandalo.
Detto questo restiamo conviti che il futuro dell’Arsenale, e quindi la sua mission a lungo termine resti fondamentale, non solo per l’economia della città, ma anche per lo sviluppo futuro di tutta la comunità, dentro e fuori la base militare. E che da questo occorra ripartire, perché dalla sua riorganizzazione dipende una gran parte dell’economia cittadina, ma anche il riassetto delle aree che possono cambiare destinazione d’uso, senza chiusure pregiudiziali di sorta.
Federici cita il meccanismo del federalismo demaniale che prevedeva la presentazione di progetti di riutilizzo in senso turistico e/o culturale, e che allora permise di trasferire al Comune molte aree dismesse dalla Marina. Ci risulta sia il sistema realizzato in Puglia, attraverso il “cantiere Taranto” grazie al quale la città del sud, unendo le forze, senza distinzioni di colori o bandiere, politica e società civile insieme, è riuscita a portare avanti istanze a beneficio della propria comunità, liberando aree inutilizzate destinandole a progetti condivisi di valorizzazione a fini turistici, commerciali e culturali, con investimenti volti a riqualificare la città intera e implementando l’occupazione della base militare stessa. Quindi questo il nucleo fondamentale: il rilancio dell’Arsenale e quello della città devono essere avviati contemporaneamente. Questo per far tacere chi da sempre tenta di creare ostilità tra i lavoratori dell’Arsenale e i cittadini, in un’inutile guerra tra poveri che rifiutiamo.
Marola, simbolo del sacrificio per il benessere della città di allora, si mette a disposizione di tutti coloro che sono interessati a questo dibattito, che sta divenendo urgente con le disponibilità finanziarie che stanno piovendo dalla Comunità Europea, con un flusso di innovazione che non vorremmo destinato solo altrove. Il rinnovamento della città serve infatti ora, ma anche in una prospettiva futura, affinché i nostri giovani, opportunamente formati, trovino anche in loco possibilità e sviluppo. Vorremmo pertanto cominciare a discutere proprio qui, e appena il controllo della pandemia ce ne darà la possibilità, anche in presenza, per recuperare progetti e rilanciarne di nuovi, senza pregiudiziali di sorta, invitando tutti coloro che hanno a cuore questo argomento, che vogliono proporre, confrontarsi, e portare alla politica una visione condivisa dei bisogni delle comunità che gravitano attorno alla base militare. Marola ma non solo, perché da questo borgo parte la possibilità di una nuova progettazione di tutta la costa di ponente del Golfo, col superamento della inadeguatezza della Strada Provinciale 530, detta Napoleonica, che resta un retaggio del passato in un territorio che vuole invece guardare al futuro per sopravvivere. Marola, perchè tutti sappiano che stavolta nuovi sacrifici non verranno accettati senza un ristoro adeguato, perché la comunità ha diritto a uno sbocco a mare per continuare ad avere un futuro.

Società mutuo soccorso di Marola