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Le migliori intenzioni

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Mars. Il viaggio e la fotografia per Marco Grassi

di Francesca Cattoi

Cerro Torre e Monte Fitz Roy - Patagonia

In questo strano periodo in cui abbiamo perso la libertà di spostarci da un posto all’altro, da una città all’altra, da una nazione all’altra, un periodo in cui partire, visitare, conoscere sembrano parole in disuso, mi viene segnalato da Lara Conte il lavoro di Marco Grassi (Sarzana, 1992). Dal suo sito (https://www.marcograssiphotography.com) scopro che Marco e Jessica Lancia (Sarzana, 1993) sono in viaggio da circa otto anni e che hanno visto paesaggi che non avrei mai conosciuto, se non attraverso le foto che Marco ha scattato e pubblicato. Alcune delle sue foto si sono meritate dei premi prestigiosi: nel 2016 una foto dell’accademia buddista di Larung Gar è stata selezionata per il Magnum Photography Awards, mentre Mars, che ritrae le “piramidi di terra di Platten” a Brunico in Alto Adige, ha vinto il Terzo premio del National Geographic Travel Photographer of the Year nel 2018, così da far guadagnare un certo riconoscimento internazionale a Marco. Lo incontro insieme a Jessica sullo schermo del mio iPhone 5S, in una videochat su whatsapp. Eravamo in piena quarantena, quindi un momento in cui la loro passione, viaggiare, non poteva essere praticata per motivi di emergenza sanitaria. Ecco cosa mi hanno raccontato.

FC: Ciao Marco, ciao Jessica, la prima domanda è in genere sugli studi fatti. Siccome avete finito la scuola superiore e poi vi siete messi in viaggio, raccontateci, come è nata l’idea di far diventare la fotografia la principale occupazione di Marco e il viaggio il vostro modo di vivere?
MG: “Dopo aver conseguito il diploma in Ragioneria, pieno di incertezze sul futuro e con le idee per niente chiare, ho deciso insieme a Jessica di partire per la Nuova Zelanda con l’idea di fare un’esperienza all’estero lavorando e viaggiando attraverso il paese per circa un anno. Verso la fine di questa avventura sono stato pervaso dall’ansia di dover tornare alla mia “vecchia” vita, il viaggio mi aveva cambiato e volevo inseguire le mie passioni e non sprecare il mio tempo facendo qualcosa che non mi piaceva. Quello di cui ero sicuro, era che volevo continuare a viaggiare… una cosa un po’ surreale non avendo le possibilità economiche per farlo. Avevo bisogno di un modo che mi permettesse di monetizzare e di viaggiare per lavoro. Così, di ritorno dalla Nuova Zelanda, durante uno stop over in Thailandia, ho pensato che la fotografia potesse essere la soluzione ed ho avuto la folle idea di spendere tutti i miei risparmi per comprare attrezzatura fotografica. Una volta rientrati in Italia, parlando con amici e parenti, tutti mi avevano sconsigliato di fare della fotografia il mio lavoro, in quanto irrealistico e, oggigiorno, mal retribuito. Questa cosa, tuttavia, mi ha dato una motivazione ancora maggiore, spingendomi a raggiungere con determinazione l’obiettivo di trasformare la mia passione per il viaggio e la natura nel mio lavoro”.

FC: Cosa significa per te/voi il viaggio?
MG: “Jessica ed io viaggiamo principalmente per raggiungere posti remoti da fotografare e quindi viaggiare è per noi un modo per immergerci nella natura e sfuggire ai ritmi frenetici della società moderna. In molti dei luoghi in cui andiamo non ci sono ricezione telefonica e/o internet, quindi si riesce a staccare e mi dedico interamente alla ricerca e all’arte”.

FC: Come si modifica e si sviluppa il tuo modo di fotografare attraverso la tecnologia dello strumento sia macchina fotografica, obiettivi, etc, sia tecniche di post produzione, che spesso caratterizzano la fotografia attuale?
MG: “E’ come se fossero tutti pezzi di un puzzle, ogni cosa gioca una sua parte e contribuisce al risultato finale. Con la fotografia digitale e l’avvento di software e strumenti di post produzione, è ancora più divertente e creativo fare fotografia, perchè non si hanno limiti su ciò che si può creare. Gli unici limiti sono quelli che noi stessi ci poniamo per non oltrepassare certe barriere che ci siamo imposti. Il mio metodo di lavoro consiste nell’attendere le condizioni giuste, anche per settimane, in modo da catturare scene reali. Questo non perchè io sia contro i fotomontaggi, ma perchè trovo ispirazione nella natura e nell’attesa del momento perfetto”. 

FC: Come costruisci il viaggio per realizzare le fotografie? Mi interessa molto il lavoro di ricerca che fai per studiare il percorso e il momento di visita prima di scattare le foto e anche il viaggio in sè, come percorso di avvicinamento ad un luogo e alla sua meraviglia.
MG: “Inizialmente mi lasciavo ispirare dal web ed organizzavo i viaggi spinto da una scintilla scaturita vedendo un posto che mi affascinava. Con gli anni ho iniziato a cambiare direzione e quello che mi motiva adesso è di riuscire a portare a casa delle foto uniche. Guardare mappe e non trovare immagini del luogo sul web, è un ottimo punto di partenza. Per qualche motivo, la maggior parte dei fotografi ruota intorno ad alcune aree più popolari e spesso semplici da raggiungere e pochi, quasi nessuno, sono disposti ad andare oltre e fare quel passo in più per ottenere qualcosa di unico. Per “fare questo passo in più”, il mio consiglio è di fare tanta ricerca e studiare il luogo che si vuole fotografare cercando di trovare scorci unici, per esempio utilizzando software come Google Earth. In questo modo, anche stando comodamente in casa, è possibile esplorare luoghi lontani, capirne la geomorfologia. E’ così che scelgo le mete future dove andare a fotografare”.

FC: Come si trasforma questa prima esperienza che fate insieme, tu e Jessica, in un tour fotografico?
MG: “In un modo abbastanza spontaneo. Quando andiamo, abbiamo già in mente un possibile itinerario per un eventuale tour con dei clienti. Sul posto, l’obiettivo principale è vedere di persona i luoghi trovati tramite ricerca online, capire quali effettivamente possono funzionare per un tour (in base alla difficoltà richiesta per raggiungere un determinato punto), scattare foto che facciano venire voglia di vedere quei posti di persona e prendere contatti con le persone del posto. Dopodiché non rimane altro che mettere a punto la logistica ed il tour è pronto per essere venduto”.

FC: Cosa fai in questo periodo in cui sei costretto a non viaggiare?
MG: “Viaggiando così tanto durante l’anno è spesso difficile concentrare le energie in altre cose. Sto utilizzando questo tempo “extra” in ufficio per portare a termine tanti progetti che per il poco tempo non ero mai riuscito a concludere. Ad esempio, non potendo insegnare fotografia sul campo attraverso i tour, sto realizzando i miei primi video tutorial fotografici che saranno a breve disponibili sul mio sito. Inoltre, sto cercando nuovi posti da esplorare e fotografare, non appena sarà nuovamente possibile, per poi lanciare nuovi tour e ripartire”.

FC: Come hai costruito il tuo sito? Sicuramente è in evoluzione, ma come selezioni le immagini per i vari portfolio? Nel sito ci si può spostare in luoghi geograficamente lontani, però solo attraverso delle immagini con un formato sempre prestabilito, con una griglia che determina anche la visione globale di quello che viene caricato.
MG: “Per quanto riguarda la creazione vera e propria del sito, Jessica ed io abbiamo pensato insieme a tutto (dai testi al design) e poi Jessica sulla base dei nostri schemi ha creato l’intero sito che, come suggerisci, è in continua evoluzione. Solo una minima parte delle immagini che scatto viene caricata in seguito ad una selezione meticolosa di quelli che sono per me gli scatti più significativi”. 

FC: Come consideri la tua fotografia al momento? Mi sembra che per te sia più importante il percorso che porta a scattare la fotografia. Questo è giustamente dovuto a come ti sei avvicinato a questo linguaggio visivo ed fai bene, data la tua giovane età, non dare nulla per scontato e magari prendere le distanze da un fare che ha una lunga storia all’interno dell’arte contemporanea. Come inquadri questo aspetto?
MG: “Senza dubbio, l’esperienza ed il ricordo dietro la fotografia sono molto importanti, così come lo è prendersi del tempo per godersi questi luoghi meravigliosi. Considero la mia fotografia come una continua ricerca del momento che automaticamente mi aiuta a creare un legame con il luogo e produrre scatti molto personali”.

FC: Qual è la vostra idea di turismo? ovviamente vivendo in viaggio per almeno nove mesi all’anno ormai da circa otto anni, avrete maturato una vostra idea di turismo vs viaggio?
MG: “Forse la differenza maggiore tra un “turista” ed un “viaggiatore” sta nel modo in cui viene affrontato e vissuto il viaggio in sé. Mentre il turista cerca il comfort (ovvero una “sicurezza/certezza”) ed ha come obiettivo la meta più di ogni altra cosa, il viaggiatore al contrario va fuori dagli schemi, si mette in gioco e non ha la meta come obiettivo ma è tutto il percorso a far parte dell’avventura. Con i social network ed il turismo di massa, tante persone non vicine alla natura vogliono visitare questi posti meravigliosi di cui vedono le foto. Il problema è che spesso non mostrano attenzione per la natura né hanno interesse a preservare il posto. Come risultato di questo processo, si ottengono spazzatura, graffiti, inquinamento di fonti d’acqua e danni irreversibili alla flora, solo per citarne alcuni. Ogni qual volta visitiamo un posto, la nostra politica è quella di non lasciare traccia, ovvero di lasciare un posto così come lo abbiamo trovato o meglio. E questo concetto lo ribadiamo anche durante i tour a tutti i nostri clienti, nonostante, in quanto amanti della natura, ne siano già spesso consapevoli”.

FC: Quali sono i vostri progetti per il futuro, considerando quello che sta succedendo con il Covid 19? Come guardate avanti?
MG: “La verità è che cerchiamo di essere quanto più positivi possibile e speriamo di riprendere presto a viaggiare, così come ci auguriamo che per tutti ci sia una ripresa a breve. C’è sempre tanto da fare e tante nuove idee e troppo poco tempo per concretizzarle tutte. Inoltre, non si smette mai di imparare qualcosa di nuovo e questo è il momento perfetto perché ci si può dedicare a sviluppare nuovi progetti e apprendere nuove cose”.

Marco e Jessica hanno fatto una scelta radicale: non restare troppo tempo nello stesso posto, viaggiare e visitare il mondo alla scoperta di luoghi incontaminati e straordinariamente belli. Le fotografie di Marco contribuiscono a condividere paesaggi che molti di noi potranno conoscere solo attraverso le immagini scovate sul web. In questa congiuntura temporale, questa loro passione si ferma, prende tempo, avrà un nuovo significato quando potranno riprendere un aereo, un treno, e tornare a viaggiare. L’aspetto avventuroso della ricerca di Marco è parte integrante del suo fare fotografia e sicuramente arricchisce la sua esperienza di vita. A me manca molto, non poter pensare di spostarmi per lavoro o per incontrare amici lontani. Ma sono sicura che Marco e Jessica faranno tesoro di questo momento di pausa, così come, forse, lo faremo tutti noi.

FRANCESCA CATTOI