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Stefano Mei candidato presidente Fidal: "La mia, una storia di atleta pulito"

Lo spezzino, 53 anni, pronto a correre per la presidenza della Federazione d'atletica. "Scelta sofferta, atleti e tecnici meritano di più. Ha fallito il centro, non i club o i Comitati regionali. Non solo questione di risultati, ma di rispetto".

SPECTEC DUFERCO CARISPEZIA STEFANO MEI

“Ho deciso di accettare la proposta di un gruppo di società, tecnici e atleti, sempre più ampio e numeroso, e di candidarmi alla presidenza della Federazione Italiana di Atletica Leggera”. Rompe gli indugi, per un annuncio che era già nell’aria ma comunque non scontato. Stefano Mei si offre di condurre l’atletica italiana, una candidatura che sarà presentata ufficialmente domani a Milano. “E’ stata una scelta meditata e sofferta – annuncia il 53enne con una nota – All’atletica devo molto, è stata ed è la mia vita, ho assaporato il gusto dell’ovazione di uno stadio colmo di pubblico e la fatica in campo di tutti i giorni, la soddisfazione della vittoria e la normalità del lavoro quotidiano. In questi ultimi anni, troppe sono state le offese e le negligenze riservate ad atleti, tecnici e dirigenti del nostro sport: meritiamo di più, soprattutto meritiamo rispetto”.
Complice anche l’infortunio della stella Tamberi e la nebbiosa vicenda Schwazer, la spedizione azzurra a Rio 2016 è stata una delusione pressoché totale. E già incombono i mondiali londinesi del prossimo anno. “Non è solo una questione di risultati, certamente faticosi e da perseguire in un mondo globalizzato, – sottolinea l’ex mezzofondista – ma sopratutto il venire meno di un rispetto dovuto alle piccole medie società il cui lavoro è la base di tutti gli sport. Si è avuto addirittura il coraggio di imputare al territorio, con il decentramento, il fallimento di un quadriennio dimenticando come il lavoro di club e Comitati regionali sia quello che ha portato oggi, come ieri, le medaglie pesanti nelle categorie giovanili. Chi ha fallito, al contrario, è il centro che ha smesso di fare il proprio lavoro”.

C’è insomma voglia di discontinuità rispetto al quadriennio del grossetano Alfio Giomi, arrivato in queste settimane al termine del suo mandato. Ma Mei si è sempre comunque posto come uomo del dialogo in questi anni di frizioni forti in seno alla federazione, pur fermo nelle proprie convinzioni da dirigente che sono il riflesso della sua carriera di atleta. Per tutti un esempio di correttezza. “Non mi pongo contro qualche d’uno ma sicuramente marcherò la distinzione con chi del valore tecnico ha fatto in questi anni motivo di scambio politico, modificato surrettiziamente lo statuto per il mantenimento del potere e chiuso esercizi con sconcertanti perdite di bilancio. La mia storia di atleta, dalla carriera cristallina e pulita, saranno la garanzia di un credibilità da recuperare agli occhi dell’opinione pubblica italiana. Girerò l’Italia per completare il programma, in parte già imbastito, ma soprattutto per sollecitare le società della nostra federazione ad avere fiducia e coraggio. Sì, perché occorre reinstillare fiducia in un movimento sconcertato dall’operato di chi ha governato la Federazione in questi ultimi anni e coraggio perché quello che si prospetta di fronte all’atletica leggera italiana: sarà un bivio tra il faticoso risalire la china fatto di sobrietà, equilibrio e rispetto e il definitivo discredito di un mondo appassito nell’opportunismo e nella consunzione di risorse e questo, l’opinione pubblica italiana, la base sana del nostro movimento e i media, l’hanno ben capito”.
“Si troveranno mille motivi per dubitare della mia capacità di rivestire il ruolo di Presidente, si inventeranno scuse, se non menzogne, candidature surrettizie alternative o istituzionali per anestetizzare il nostro mondo, tutti giochini da basso impero prevedibili e già in corso. La verità è che l’atletica leggera italiana è una pentola a pressione al limite della sopportazione. La sua parte migliore, che è una larga parte, vuole dimostrare che non è come la si è rappresenta in questi ultimi anni, lontano un abisso per qualità e serietà da chi l’ha governata, è una storia importante e profonda di persone che dedicano il loro tempo ad una disciplina che una volta ogni quattro anni riempie uno stadio di centomila posti per dieci giorni, perché questa è l’atletica leggera. Ecco queste persone vogliono rispetto”.

A trent’anni precisi dalla vittoria agli Europei di Stoccarda nei 10mila metri, la presidenza Fidal sarebbe il coronamento di un percorso straordinario. E un fatto notevolissimo per la Spezia, che attende il completamento del campo sportivo “Alessandro Montagna” dove la società cittadina, su cui Federico Leporati, già allenatore di Mei, sta costruendo un capolavoro sportivo e sociale, troverà la sua nuova casa. “Seguiranno il completamento condiviso del programma e la definizione di una squadra forte, di spessore, chiudendo per altro la disastrosa esperienza di un uomo solo al comando, ovviamente pochi potranno essere presenti ma in molti vi chiedo di poterci incontrare in queste settimane per ricostruire l’atletica che vogliamo e venire tutti senza timore a ribadire questa scelta all’Assemblea nazionale del 6 novembre. Da quella data, se avremo vinto – e ne sono certo, tanto sta montando l’onda – si aprirà un nuovo futuro ben ancorato ad una grande tradizione. E’ il momento in cui ognuno si assuma la propria responsabilità anteponenedo il bene del nostro sport al proprio particolare, facendo ognuno singolarmente il proprio pezzo. Viva l’atletica leggera italiana!”.

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