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Gli stessi sacrifici

L’isolamento per sentirsi vicini alle famiglie lontane

Nello Spezia un gruppetto di calciatori stranieri molto giovani che seguono dall'Italia l'espandersi del virus nei loro Paesi. Tra una videochiamata e un pensiero per i nonni. E la speranza che tutto finisca presto.

Gli stranieri bloccati dal virus: Ferrer, Krapikas, Desjardins e Reinhart

Il buon esempio lo ha dato il direttore Guido Angelozzi, che avrebbe potuto facilmente raggiungere la famiglia in Sicilia prima della stretta sugli spostamenti. E invece è rimasto alla Spezia a vivere la quarantena come tutti i tesserati aquilotti. Tra di loro ci sono anche ragazzi arrivati da poco in Italia, che si sono ritrovati a centinaia di chilometri da casa a vivere la più assurda delle situazioni. Lontani dalle famiglie, senza jet privati pronti a portarli lontani dal pericolo di contagio. Perché il calcio è fatto anche di tanti giovani che vogliono vivere di sport, senza (per ora, ma chissà…) stipendi milionari da poter vantare ma con un sogno da inseguire.
Prima hanno dovuto rassicurare i parenti increduli su quello che succedeva qui: la paura, una Paese che si ferma, l’aggiornamento delle 18 con le dita incrociate. Poi sono passati ad essere loro quelli che chiedono aggiornamenti man mano che il virus si è diffuso in tutto il mondo. E’ successo così a Salva Ferrer, 22enne difensore originario della Catalogna arrivato in estate in Italia. “All’inizio i miei genitori e gli amici si chiedevano perché proprio in Italia e non, per dire, in Francia o in Germania – ricorda – Poi rapidamente si è propagata in tutta Europa, Spagna compresa, e si è capito che sarebbe stato un problema di tutti. Paura per me non ne ho avuta, ma per la mia famiglia sì. I miei nonni in particolare, ci sentiamo spesso. E’ un momento particolarmente difficile per la parte più fragile della popolazione e tutti dovrebbero stare vicini agli anziani”.

Kaunas è la città dove è nato il portiere Titas Krapikas, 21 anni. Il primo caso di Covid-19 in Lituania è stato segnalato proprio lì: una donna di 39 anni appena tornata da Verona. Da allora è passato un mese e mezzo e i mille casi totali possono sembrare pochi in confronto ai numeri italiani, ma gli abitanti del Paese baltico sono meno di 3 milioni. “La Lituania sta combattendo come gli atri Paesi – dice il portiere – Mi dispiace che all’inizio di questa epidemia le persone non si siano resi conto quanto fosse grave la situazione. Spero vada tutto bene”.
Il lockdown funziona in Europa come in Canada, da dove viene il 20enne Axel Desjardins. Nella sua Montreal l’iconico ponte Jacques Cartier è stato illuminato con il tricolore nel momento più drammatico per l’Italia. Poi da #andràtuttobene si è passati a #cavabienaller. “Anche lì vige il confinamento severo ormai dal 13 marzo – spiega il portiere -. Rimangono aperti solo supermercati, farmacie e ferramenta, ma si entra solo in pochi alla volta per evitare contatti troppo stretti. In strada ci devono essere sempre due metri di distanza tra una persona e un’altra. Sono regole rigide, ma funzionano: i casi sono pochi per adesso e i canadesi rispettano le indicazioni di buon grado”.
La curva si appiattisce anche in Argentina, da dove arriva Tobias Reinhart originario della zona di Buenos Aires. E’ uno dei più giovani, ha solo 19 anni, ed è arrivato in Europa solo dalla scorsa estate. “La mia famiglia è sempre stata tranquilla perché sanno che qui si sono fatte le cose per bene – racconta -. I dati migliorano ogni giorno e questo conforta tutti. Sì, ci sentiamo tutti giorni e quello è fondamentale per vivere bene questo periodo. Fino al 26 aprile tutti in casa anche in Argentina per precauzione anche se i casi sono pochi. Certo non vediamo l’ora che finisca”.

Senza moglie e figli e lontani da casa, sono proprio i più giovani a dover trovare una propria dimensione per trascorrere nei propri appartamenti le lunghe ore dell’isolamento. Lo Spezia ha dato ad ogni calciatore una cyclette, lo staff tecnico si tiene in contatto e chiede a tutti di tenersi in forma nonostante le circostanze. “Io ho creato la mia routine – confessa Ferrer -, anche se fare la stessa cosa ogni giorno è pericoloso. Faccio esercizio con la cyclette, leggo un po’. Playstation quasi niente, piuttosto Netflix. E parlo tanto con la mia fidanzata. Loro penso ne avranno per due settimane più di noi, la riapertura sarà graduale”.
Per i portieri c’è il briefing mattutino con il preparatore Catello Senatore. “Con mister Lello facciamo allenamenti in video e poi analizziamo alcune situazioni di gioco. Non solo nostre ma anche di altri portieri – spiega Krapikas – Ho chiesto di fare esercizio seguito in video da Simone (Lorieri, ndr), cerchiamo di curare l’alimentazione e riposare bene. All’inizio vivevo da solo, ma in questo periodo si è trasferito da me Martin (Erlic, ndr). In due il tempo passa meglio: allenamento, cucina, riposo… Playstation ovviamente. Ma c’è sempre un pensiero a casa, la video chiamata con i famigliari e gli amici non può mancare”.

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