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Il puzzle

Il decreto legge 38 l’ultimo tassello per il nuovo Picco

Se deroga sarà, dopo la Curva Piscina toccherà alla tribuna essere ripensata. Viene in aiuto la nuova disciplina in vigore dal 1° gennaio 2022 che permetterà di abbattere i tempi della burocrazie. Un Picco da 16mila posti entro il 2023 è possibile.

La famiglia Platek: Amanda, Robert jr, Robert sr e Laurie

La tessera che chiude il puzzle è finita in Gazzetta Ufficiale più o meno nel periodo in cui la nuova proprietà dello Spezia Calcio iniziava a prendere di petto il problema stadio. E’ il decreto legislativo 38 del 28 febbraio scorso, attuativo dell’articolo 7 della Legge delega 86/2019 sullo sport. Si tratta della nuova disciplina per la costruzione e ristrutturazione degli impianti sportivi. Una serie di semplificazioni per arrivare al risultato in tempi nettamente più brevi rispetto a quelli da mettere in conto oggi e aprire finalmente i cantieri attesi in decine di città italiane.
Un treno rapido, con poche fermate, verso un Picco da 16mila posti, che possa ospitare anche le coppe europee. La dirigenza aquilotta ha intenzione di salirci sopra per arrivare alla meta, ovvero dare ai bianchi una casa che possa accogliere qualsiasi ambizione i Platek vogliano coltivare in questa loro esperienza nel calcio italiano. Con un solo problema di cui tenere conto: il treno parte il 1° gennaio del 2022. Prima di allora la legge è in vigore, ma non ha effetto. Si può ragionare sulla base di questa, ma non la si può utilizzare. Ed è quanto hanno fatto Spezia Calcio e Comune della Spezia in queste settimane.

Così è nata l’idea di sfruttare il lavoro dello studio di architettura Dontstop e anticipare i fondi necessari per costruire già questa estate una nuova Curva Piscina (QUI i dettagli). Su questo disegno si basano le speranze di ottenere una nuova deroga e poter giocare nell’impianto di Viale Fieschi a partire sin da agosto o settembre. Una proposta che è al vaglio della Lega di serie A, che dovrebbe esprimersi non più tardi della fine della prossima settimana.
Edificato il nuovo settore ospiti, ecco che l’advisor scelto dallo Spezia Calcio (QUI i dettagli) entrerebbe in scena per la fase di project review sulla base del progetto presentato lo scorso dicembre dallo studio milanese scelto dal Comune della Spezia. Qualche mese di tempo prima di partire con la seconda fase del cantiere: demolizione e ricostruzione della tribuna. La parte più corposa di tutto il progetto, che il decreto legislativo licenziato dal governo Draghi potrebbe tradurre in realtà in tempi ragionevoli.

Come? Il dlgs 38/2021 sposta innanzitutto il focus sulle società sportive per quanto riguarda la presentazione di nuove proposte progettuali. In particolare nel “documento di fattibilità delle alternative progettuali”, il proponente, ovvero lo Spezia Calcio, può indicare all’interno del piano economico-finanziario anche “la costruzione di immobili con destinazioni d’uso diverse da quella sportiva, che siano complementari o funzionali al finanziamento o alla fruibilità dell’impianto sportivo”. In pratica, la nuova tribuna nascerà già con all’interno spazi commerciali che permettano di rientrare della spesa nel medio-lungo periodo.
C’è spazio di manovra, purché non si tratti di complessi di edilizia residenziale che sono esplicitamente esclusi per legge. Gli altri paletti impongono che le opere siano comprese nell’ambito del territorio urbanizzato comunale “in aree contigue all’intervento di costruzione o di ristrutturazione dell’impianto sportivo”. Nella fattispecie di stadi (o parte di essi) per cui si prevede demolizione e ricostruzione, ovvero quella che interesserà la tribuna del Picco, è concessa la variazione della volumetria e della sagoma. Una tribuna da 5mila posti con una struttura ricettiva all’interno? Teoricamente si può fare.

Forse di ancor maggiore promessa è tutta la parte del decreto che condensa i tempi dei passaggi burocratici. Tutta la trafila tipicamente appannaggio delle amministrazioni comunali e degli altri organi coinvolti, che in passate esperienze ha rappresentato una strettoia capace di dilatare i tempi di realizzazione. Come da prassi, spetterà al sindaco convocare la conferenza dei servizi e dichiarare l’interesse pubblico entro 60 giorni dalla presentazione del futuro progetto del Picco rivisto dallo Spezia Calcio.
E’ però il soggetto proponente, ovvero il club, a presentare al Comune il progetto definitivo corredato di una bozza di convenzione con l’amministrazione comunale che contempli, oltre alla ristrutturazione dello stadio, anche le opere di urbanizzazione connesse, tempi e modi del cantiere e, non di secondaria importanza, durata e condizioni contrattuali dell’eventuale cessione del diritto di superficie (per un massimo di novant’anni). In pratica è in questa fase che viene indicato il canone annuale che verrà corrisposto.
Sempre in questa fase viene esplicitato il piano economico-finanziario con l’avallo di un istituto di credito o di una società di servizi. Si indica in pratica come si otterrà la copertura finanziaria dei costi di realizzazione. Passaggio ulteriore, essendo il Picco di proprietà pubblica, la specificazione delle caratteristiche e dei criteri generali dei servizi e della gestione dello stesso negli anni che verranno.

Ci sono poi altri 60 giorni dalla data della presentazione affinché il Comune deliberi l’approvazione del progetto definitivo. In tutta questa fase diventa fondamentale la celerità con cui l’ente fa la sua parte. Si possono risparmiare settimane intere, che incidono in maniera significativa sull’avvio futuro dei lavori. Basti pensare che, se il sindaco non convoca la conferenza dei servizi entro 15 giorni come prescritto, lo Spezia Calcio potrebbe doversi rivolgere alla Regione o addirittura al Consiglio dei ministri che, entro 30 giorni, ne determina la convocazione di propria iniziativa e stabilisce una data che rientri nei 20 giorni successivi. In pratica questo passaggio burocratico fondamentale può essere sbrigato, teoricamente, in un giorno da Palazzo Civico o in 8 settimane dal governo.
Qualsiasi ente che partecipa alla conferenza dei servizi – tipicamente appannaggio di organi tecnici, come i Vigili del Fuoco – può richiedere modifiche al progetto. Ma una volta ottenuti tutti i pareri favorevoli, questi sono dei veri e propri lasciapassare in quanto sostituiscono “ogni autorizzazione o permesso comunque denominato necessario alla realizzazione dell’opera”. In caso invece di bocciatura delle proposta progettuale per uno o più punti, lo Spezia Calcio potrà presentare una versione modificata del progetto chiedendo al sindaco, o chi per lui, di convocare una nuova conferenza. Non si riparte insomma da zero.

La celerità delle pratiche amministrative rimane fondamentale. Per ottenere la dichiarazione di pubblico interesse e il via libera della conferenza dei servizi, nel caso in cui Palazzo Civico non risponda entro i termini di legge, l’alternativa è ancora imboccare la strada lunga che passa da Genova o Roma. Il rischio è di veder passare altri 75 giorni, quasi undici settimane, prima della nomina di un commissario preposto alla pratica che “scavalchi” il sindaco e diventi il punto di riferimento futuro per tutta l’opera.
Con il progetto definitivo in mano, l’ente confeziona un bando entro 120 giorni. Lo Spezia Calcio ne diventa il promotore, ruolo che gli conferisce la possibilità, nel caso in cui non risulti aggiudicatario, di esercitare un diritto di prelazione entro 15 giorni dall’aggiudicazione definitiva. Sempre che dichiari “di assumere la migliore offerta presentata”.
Svolti questi passaggi, che possono durare alcune settimane come un anno, si arriva quindi all’affidamento dei lavori per cui “le società e le associazioni sportive possono procedere liberamente”. Ovvero sceglie lo Spezia Calcio, tranne in alcune fattispecie legate alle opere di urbanizzazione. Anche in questo caso, una scorciatoia di non poco conto. Per lavori di importo inferiore a 1 milione di euro non si applica peraltro il codice dei contratti pubblici. Senza intoppi – ricorsi o ritardi nelle pratiche amministrative – pensare di aprire il cantiere della nuova tribuna per la fine del campionato 21/22 non è un azzardo. I tempi di realizzazione invece si prospettano importanti come la dimensione delle opere. Un Picco da 16mila posti non vedrà comunque la luce prima del 2023.

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