La Spezia - "Prima o poi sì, vorrei avere la possibilità di giocare nella Liga. Quando stavo a Tarragona sapevo che avevo gli amici sugli spalti e questo mi aiutava a dare il meglio. Il calcio italiano però mi sta aiutando tanto a crescere come calciatore". Anche per gli spagnoli Salva Ferrer è una specie di sconosciuto di successo. Un solo campionato, con retrocessione, nella serie B spagnola non potevano bastare a farne un calciatore di fama in patria. Ci ha pensato lo Spezia a cambiare forse il suo destino, facendogli trovare la serie A.
Il terzino ha raccontato sé stesso e lo Spezia a Once Metros in questi giorni. "Non siamo una squadra con calciatori che possano risolvere la partita da soli, anche se devo dire che i nostri attaccanti sono tutti piuttosto forti. Però abbiamo un allenatore con le idee chiare, già l'anno scorso avevano un juego muy vistoso. Abbiamo conteso il possesso palla anche alla Juventus, almeno finché la partita è rimasta sull'1-1. Non siamo una squadra che sta sulla difensiva, giochiamo a viso aperto e non abbiamo paura di tenere il pallone e proporci".
Quando gli chiedono l'avversario più difficile marcato in Italia: "Chiesa senza dubbio". E quattro anni fa? "Quattro anni fa non sapevo neanche se avrei fatto il calciatore professionista. L'anno al Nastic non è stato positivo perché siamo retrocessi, ma il fatto che il club fosse in quelle condizioni mi ha permesso di avere lo spazio per farmi notare. Alla fine è arrivato lo Spezia che mi ha permesso di fare un salto di qualità. Cambiare Paese e vita è stata un scommessa. C'è voluto qualche mese per imparare la lingua, ma ora posso dire che è stata una scommessa vinta".