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Aveva 67 anni

Addio a Nicoletti, che diede forma all’irrazionale che ci portava al campo

Romagnolo purosangue, tecnico dello Spezia per una dozzina di partite nel 2003. Sfiorò i playoff ma soprattutto regalò uno dei momenti più indimenticabili di quegli anni stoppando dalla panchina un contropiede avversario.

Walter Nicoletti nel 2017

Un combattente fino all’ultimo Walter Nicoletti, mister dello Spezia per una dozzina di partite nei primi anni Duemila. Ha affrontato la malattia che lo aveva colpito nel 2015, ormai lasciata la panchina da qualche anno, con grande tenacia e creatività tra musica e avvenimenti pubblici. Si è arreso stamattina, a soli 67 anni, all’ospedale di Rimini dove era ricoverato da qualche giorno per un peggioramento delle sue condizioni di salute. Romagnolo veracissimo, gli sono bastate poche partite per ritagliarsi un posto nella memoria dei tifosi che hanno vissuto quel campionato di 17 anni fa.
Annata di serie C1 2002/03, è lo Spezia reduce dalla devastante sconfitta nei playoff contro la Triestina, quello che mancò la serie B pur avendo fatto 17 punti in più dei giuliani in campionato. Coda finale della gestione di Angelo Zanoli, con l’Inter entrata da socio di minoranza. Panchina affidata a Fabio Brini che lascia in piena estate a ritiro finito per dissapori con il presidente: primo choc. Antonio Sassarini traghetta per due giornate prima dell’arrivo di Stefano Cuoghi che per prima cosa litiga con Giovanni Pisano, uomo da 22 gol la stagione prima, e lo mette in panchina a lungo. Gli aquilotti si barcamenano fino all’inizio del girone di ritorno quando le tensioni esplodono: esonero per Cuoghi, una giornata a Bosco e poi l’arrivo di Walter Nicoletti.
Funge da normalizzatore in una situazione diventata confusionaria. Rimette Pisano accanto a Fiori là davanti, arretra Alessi che era finito a fare il centravanti, prova a dare una forma a un giovane debuttante di talento che gioca un po’ troppo da solo e che si chiama Goran Pandev, si affida a Coti che in quegli anni in categoria è venti anni luce avanti a qualsiasi difensore, lascia a Caverzan il gusto di fare il Caverzan. Su 13 partite ne perde solo due, vince il derby contro la Carrarese e sbanca Padova. Sfiora i playoff e chiude con 19 punti fatti, fermato solo da una striscia fiacca di quattro 0-0 di fila dalla trentesima in poi.

L’immagine però che lo consegna alla storia è quella di uno Spezia-Prato di marzo. Le panchine sono ancora strizzate sotto la tribuna prima dello spostamento in anni recenti, l’area tecnica sfiora la linea del fallo laterale. Partita sull’1-1 che i bianchi non riescono a vincere e anzi si scoprono salendo in forze ma trovando in porta un Sarti monumentale. Tra i toscani c’è anche Lauro Florean, che è stato qui con Mandorlini allenatore ed è un attaccante veloce. A un certo punto pallone perso in zona sanguinosa, il ragazzo scuola Milan vola sulla fascia in contropiede per una pericolosissima superiorità numerica passando proprio di fronte alla panchina aquilotta dove Nicoletti è in piedi a dare indicazioni in piena trance agonistica.
Ma lo abbiamo visto davvero? Sugli spalti ci si guarda l’uno con l’altro a trovare lo specchio dei propri dubbi nel vicino. Se ne parlerà ancora a lungo, ma la memoria comune ha deciso: il piede destro del tecnico è guizzato davvero oltre la parete invisibile che per tutti esiste tra il campo e il resto dell’ecumene. Ha davvero violato in una frazione di secondo una regola non scritta. Perché insomma, non c’è bisogno di scrivere una cosa così. Il calcio reclama terre emerse agli occhi di dio e degli uomini proprio grazie al gesso tracciato sull’erba e quel confine non può essere attraversato durante i sacri 90.
Florean è a terra incredulo, come tutti. Ciò che rende la scena ancora più surreale è che Nicoletti ha continuato nel frattempo ad eruttare indicazioni ai suoi senza perdere una nota. Una catena sonora che lega il filo del prima e del dopo, che evita la pausa che preannuncia la metabolizzazione razionale e quindi le decisioni. Così il pallone torna a venire giocato e l’arbitro Oberdan Pantana di Macerata passa oltre, con quell’aria che hanno gli spettatori di “Fight Club” di fronte a un frame intruso nella pellicola. La svista di quel frangente preserva un’estetica irripetibile. Si rifarà buttando fuori il tecnico dopo la folle esultanza per il gol di Mingazzini che decide la partita. Grazie mister, quando il Var sarà arrivato a portare la freddezza della scienza ci ricorderemo ancora di lei e di come un giorno interpretò quell’irrazionale che ci portava tutti al campo.

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