Poi sarebbe arrivato Maurizio Rollandi a fermare Guido Angelozzi dicendogli: “Smetta pure di cercare un portiere titolare, ce lo abbiamo in casa”. Prima ancora, a un oceano di distanza, c’era Gustavo Nepote a bussare alla porta del River Plate per dire al club più titolato dell’Argentina: “Lo volete vedere un ragazzo che diventerà un grande portiere?”. In mezzo c’è la scalata di Leandro Chichizola, il portiere più in vista di tutta la serie B, probabilmente il più forte della storia aquilotta.
Chi lo ha scoperto con quei rigori contro il Palermo potrebbe incasellarlo nello stereotipo dell’arquero sudamericano che calcia bene con i piedi e che ogni tanto in porta si lascia prendere dalla creatività. Nulla di tutto ciò, perché il 26enne di San Justo ha l’applicazione e la cultura del lavoro di uno scandinavo e l’estro di un argentino. Nasce così il calcio totale di Leo, come lo chiama Nepote, o di Chichi, come lo chiamano gli spezzini. Nasce così l’assist di piede dalla propria area che mette in porta Beaz a Chiavari il venerdì sera, la parata d’istinto su un tiro da 3 metri, il rigore sventato a Balogh con una mano che vola alta e la freddezza dagli undici metri che inchioda Fulignati con un destro all’incrocio il mercoledì.
Signor Nepote, cosa oggi Chichizola ha in più rispetto ai suoi colleghi lo sanno in tanti. Ma quando ha iniziato a allenarlo lei cosa ci aveva visto?
“lo ho cominciato ad allenarlo quando era negli Esordienti. Da piccolo era un appassionato di pallacanestro, voleva il basket, e la sua miglior virtù è sempre stata il gioco aereo. Ma soprattutto era un ragazzo ed è oggi un uomo con una naturale predisposizione ad imparare. Da quando era un adolescente ha sempre voluto fare il professionista”.
Lei lo suggerì al River Plate, dove rimase qualche stagione in attesa della sua occasione. Che in verità arrivò, ma poi alla fine la maglia “numero 1” non sarà mai sua. Si sono pentiti secondo lei?
“Beh, il River ha sempre avuto grandi portieri. Ma se lo chiedete a me, io dico che se fosse rimasto avrebbe trionfato lo stesso”
Qual è il miglior consigliato che si sente di avergli trasmesso?
“Penso che il miglior consiglio che possa avergli dato è di gestirsi tanto dentro quanto fuori dal campo. E poi di rimanere umile, di essere un bravo ragazzo in ogni aspetto della vita”.
In Italia, con Maurizio Rollandi che lei ha conosciuto durante una visita alla Spezia qualche anno fa, ha fatto molti progressi.
“E’ migliorato davver tanto nell’apertura delle gambe e in generale nella postura. Oggi lo vedo pronto quando ci sono da risolvere delle situazioni di tiro da fuori area e nella velocità della gambe quando rimane in porta”.
Ha un contratto in scadenza, per la serie A e i massimi campionati europei non è più una scoperta. E’ pronto per il salto di categoria?
“Io credo di sì. Lasciare lo Spezia per la serie A in questo momento avrebbe senso per la sua carriera. E’ sempre stato il suo sogno e lo meriterebbe. Anzi approfitto per salutarlo con tutto il cuore, ditegli che sono fiero di lui e della sua carriera!”.