LA REDAZIONE
Scrivici
PUBBLICITÀ
Richiedi contatto
Scelta esistenziale

"Caro Milan, ne ghe n’é. Domenica tifo lo Spezia"

Alberto Pandullo, per anni habitué della San Siro rossonera. "Facevo la doppietta serie C al Picco e serie A al Meazza. Ora siamo qui a giocarcela. La doppia fede? Un tempo era normale, fossi nato nei Duemila forse non l'avrei".

Alberto Pandullo

“Io della sindrome di Ugo Tognazzi non soffro. Mi è venuto in mente il grande attore in questi giorni. Tifosissimo del Milan, con il cuore a metà quando negli anni Ottanta in serie A arrivò anche la Cremonese, squadra della sua città. Io di dubbi invece non ne ho. Caro Milan, scusa ma ne ghe n’è. Io domenica tifo lo Spezia”. E sì che i decenni migliori dei rossoneri, e probabilmente del calcio italiano, Alberto Pandullo se li è vissuti da una comoda seduta della tribuna di San Siro. Da spezzino trapiantato a Milano per lavoro, dove vive anche ora che è in pensione. Dividendosi tra Segrate e Levanto, come un tempo si divideva tra Picco e Meazza. “Quando il Milan giocava in notturna riuscivo a fare la doppietta. Domenica pomeriggio a vedere lo Spezia in serie C, poi via sulla Cisa per arrivare in tempo a Milano”.
Ecco qui una di quelle partite che mette davanti ad una scelta di vita calcistica. Tanti concittadini sono destinate a porsi il quesito, a cercare una risposta in sé stessi. Senza giudicare, perché ognuno ha la propria storia personale. E certe dinamiche sono di tutte le province. “Ho un carissimo amico di Parma, squadra che vinto coppe europee, che tuttora tifa l’Inter ogni volta che viene al Tardini. Io ho iniziato a seguire il Milan con mio padre che era tifoso. La prima volta fu a Marassi contro la Sampdoria con Schiaffino in campo. Ma per quelli della mia generazione era assolutamente normale avere anche una squadra di serie A. Nessuno poteva immaginare che un giorno saremmo stati avversari in campionato, a quei tempi si bazzicava tra la C2 e la C1 al massimo. Se sei nato nei Duemila invece avere una doppia fede ha molto meno senso”.

Pandullo era già dirigente di Publitalia ’80 quando Silvio Berlusconi comprò il Milan. “Mi ha fatto piacere ovviamente, ma la mia simpatia veniva da prima come dicevo. Peraltro c’era una bella contesa all’interno, perché c’erano parecchi colleghi che hanno continuato a tifare Inter o Juventus. Anzi, forse anche più intensamente”. E così la via per il Meazza era diventata preferenziale. “I nostri biglietti garantiti li avevamo sempre, per il campionato così come per la Coppa dei Campioni. Chi mi è rimasto nel cuore? Kakà sicuramente, Shevchenko è stato un grande campione. Però se devo fare un nome è quello di Marco Van Basten. Indimenticabile la partita d’addio al calcio di Franco Baresi. C’era una bellissima coreografia che partiva dalle tribune e arrivava in campo. Lo stadio stracolmo per sfilata dei calciatori più importanti della storia del Milan. Venivano chiamati uno ad uno dallo speaker per scendere in campo. Quando è entrato Van Basten c’è stata un’acclamazione indimenticabile”.
Anche domenica vivrà la partita dalla tribuna. “Sciarpa dello Spezia al collo, come nel 2014 in Coppa Italia. Che spettacolo vedere i 7mila spezzini che cantavano. Ero arrivato prima e mi ero fermato nel piazzale a vedere arrivare i pullman dei miei concittadini che scendevano ed entravano a gruppi con le loro bandiere. Una grande emozione, che mi dispiace non poter rivivere”. E qui un po’ la voce si incrina. Ma subito torna analitica. “Ieri sera ho visto la partita contro il Rio Ave e ho sperato vincesse, perché non vorrei mai trovare un Milan arrabbiato. Servirà un’impresa, ma lo Spezia dà il meglio di sé contro le squadre che giocano bene. Sono cautamente ottimista, diciamo così, di poter comunque fare una figura onorevole”.

Più informazioni