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Politica

Veschi si smarca da D’Alema: "Se vince il no non emergerà un nuovo centrosinistra"

L'ex segretario provinciale presente ieri sera all'iniziativa del Civico d'accordo con tante delle cose dette, difende il sì e le scelte di Orlando: "Ha sempre preso le distanze dal Partito della Nazione".

Massimo D'Alema

Sono stato a sentire Massimo D’Alema sul referendum costituzionale. D’Alema pone tra l’altro questioni vere, l’allontanamento dal Pd di parte del suo elettorato alle recenti elezioni amministrative che va recuperato, e la necessità di una più accentuata politica di sinistra nella stessa azione del Governo. Ma non credo che il no alla riforma costituzionale sia il terreno più adatto per conseguire l’obiettivo di rilanciare il Pd e recuperare chi vi si è allontanato. Con l’eventuale vittoria del no non emergerà un nuovo centrosinistra, ma semmai un rilancio delle rivendicazioni politiche della destra e dei vari populismi, che danno il tono allo schieramento disomogeneo del no, ma viceversa si determinerà instabilità e una frattura a sinistra che sarà complicato e difficile da recuperare.

Il Pd, come dice D’Alema, le elezioni politiche del 2013 non le ha vinte e la legislazione va avanti con forze alleate al Pd provenienti dal centrodestra, come del resto Tsipras in Grecia. Ma a iniziare dal Ministro Andrea Orlando non si è detto che con NCD e Ala si debba fare un governo dopo le prossime elezioni politiche. Orlando ha preso sempre le distanze dal Partito della Nazione e per le elezioni amministrative della Spezia ha proposto chiaramente una alleanza di centrosinistra. Nel Pd ci è stato uno sforzo di convergenza, a cui va dato merito a Gianni Cuperlo e all’iniziativa propositiva dello stesso Orlando, che supera uno dei nodi che per molti era l’elemento centrale negativo: il “combinato disposto” tra la riforma costituzionale e nuova legge elettorale (Italicum) dato che riduceva troppo la rappresentanza rispetto alla governabilità. Cioè per il PD l’Italicum va modificato.

Bisogna votare, a mio parere, non come se fossimo al Congresso del Pd, pro o contro Renzi. Per me la riforma sottoposta a Referendum, pur con limiti, va votata. Questa riforma, per gli obiettivi più volte ricordati, è un passo avanti che non va disperso. Partiamo da qui e battiamoci per un Pd unito che nei suoi contenuti ponga con più forza la lotta alle disuguaglianze e alla povertà e prosegua con scelte positive come è stato sui diritti civili, il caporalato, le rivendicazioni per superare l’austerity in Europa e non lasciare sola l’Italia di fronte al problema dell’immigrazione.

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