Abbiamo perso pesantemente. Il Pd alla Spezia è arrivato al fondo con il 15,23% e 5.819 voti assoluti.
Un risultato drammatico, che mette in discussione la stessa tenuta del nostro partito.
Uno dei motivi per cui abbiamo perso è l’isolamento del PD. Matteo Renzi ritiene che il Pd debba essere autosufficiente, nei fatti un partito di centro, che parla ai ceti “moderati”, come dice anche Juri Michelucci.
Una linea incomprensibile.
A Spezia in questi anni non abbiano lavorato con impegno a costruire alleanze, prima si è rotto con il Prc, poi con Sel, sino ad arrivare ai casi estremi di Cristiano Ruggia candidato a sindaco e di Patrizia Saccone, traslocata nelle destre, presenti nella giunta di Massimo Federici fino all’ultimo giorno.
Una linea dell’autosufficienza, che è stata anche la politica di chi si è fatto affascinare dal successo del Pd alle elezioni europee del 2014, come a Spezia i renziani, sottovalutando la necessità di un’analisi critica dei risultati elettorali successivi, a iniziare dalla Regione, dove il Pd è stato sconfitto. Sulla Regione si è fatta la narrazione unilaterale della colpa totale degli altri, senza vedere anche i nostri errori ad iniziare da quello di andare avanti con le nostre proposte e candidatura senza preoccuparsi delle divisioni che ciò comportava.
Inoltre io non sono d’accordo con le considerazioni di Massimo Federici rilasciate alla “Nazione” nel post voto, quando afferma che “fin dal primo giorno ho invece vissuto il rituale dei distinguo”. Bisogna fare riferimento ai fatti e non ad affermazioni generiche. C’erano, certamente, anche nel Pd visioni diverse sullo stile del governo. Io penso una non ricerca della partecipazione dei processi decisionali, un’attenzione spesso non percepita dai cittadini sui problemi della quotidianità. Questioni poste da tempo.
In definitiva un difficile rapporto con la città. La ricerca costante dello scontro tra istituzioni (Comune – Porto). Un cerchio troppo ristretto nelle scelte decisionali.
La verità è che in campagna elettorale siamo apparsi troppo in continuità con l’esperienza precedente dell’ultimo quinquennio amministrativo.
La tradizione politica dalla quale veniamo io e Massimo Federici, sapeva far bene queste cose, sapeva parlare con il popolo, invece che lanciare strali verso di essa si sarebbe fatto bene a renderla attuale quella lezione. Forse così non si sarebbe disperso questo grande patrimonio.
Non c’è più stata attenzione alla politica, è prevalso il personalismo e il mito dell’autonomia degli amministratori.
E’ prevalsa una certa impostazione politica che seguiva il mantra della “rottamazione” “tutto nero quello che ha preceduto l’ultimo decennio amministrativo”. Un’impostazione che ci ha portato al risultato più negativo della storia della sinistra spezzina degli ultimi quaranta anni.
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