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Politica

Raffaelli stoppa Peracchini, che perde le staffe

Clima bollente in consiglio comunale: esplode la polemica sulla proposta del referendum consultivo sull'aggregazione Acam-Iren. Alla fine non passa ma il dibattito è "arricchito" da continue frecciatine.

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Parole pesanti dai banchi del consiglio comunale a destra e a sinistra per una votazione dell’esito scontato. E’ questo che rimane dopo il consiglio tenutosi per decidere le sorti della proposta del referendum consultivo sull’aggregazione Acam-Iren. L’espressione della maggioranza era ovvia anche se non è mancata la maretta che poi è esplosa letteralmente con l’ennesimo battibecco tra le fazioni politiche.
Se in principio la partita sembrava già chiusa la miccia si è accesa sin dal primo intervento del consigliere comunale Massimo Caratozzolo, dopo la presentazione dell’ordine del giorno del presidente del consiglio comunale Giulio Guerri. La bomba però è esplosa quando il sindaco Pierluigi Peracchini ha chiesto di intervenire, a pochi minuti dal voto.
Nel suo intervento Caratozzolo non ha nascosto la sua nota perplessità sul matrimonio tra Acam e Iren, che domani verrà ufficializzato, affermando che “ci si mette in mano ad un nuovo padrone”. Caratozzolo si è espresso anche in merito alla politica e sul distacco con i cittadini. Sono intervenuti Fabio Cenerini e Maria Grazia Frijia a tirargli le orecchie chiedendo se “è in maggioranza?” e dicendo che “deve avere rispetto”.
Terreno fertile per i banchi del Pd, in opposizione, che hanno interpretato il segnale come una crepa nella maggioranza. Una venatura che naturalmente il centrodestra non ha nemmeno definito tale, e che di fatto verrà cancellata nella votazione finale perché la proposta del referendum non è passata con voti contrari all’unisono.
Ormai il tono della discussione era alto, in senso di volume quasi da inquinamento acustico, rischiando di non lasciare spazio alla questione in merito per perdersi in frecciatine. Referendum sì? Referendum no? La maggioranza fin da subito ha mostrato le idee chiare e l’opposizione si è infilata nella discussione tirando fuori la necessità dello stesso referendum prendendo come esempio la proposta per Spezialand, avvallata dallo scorso consiglio comunale.
Colpo su colpo la maggioranza ha risposto più volte ricordando che mettere in moto la macchina del referendum, per una decisione già presa, è uno spreco di denaro pubblico e la questione della gestione area Enel con l’introduzione di un parco divertimenti non è paragonabile a quella di 770 famiglie che senza questa aggregazione, fatta a malincuore hanno detto dal centrodestra, non avrebbero futuro.
Nel corso della seduta è stato fatto riferimento anche alle tempistiche. L’opposizione ha chiesto per quale motivo se i quesiti del referendum erano stati depositati a settembre se ne è parlato solo a dicembre. Paolo Manfredini ha aggiunto: “Se forse, per caso, non sia avvenuto qualche pasticcio. Forse è l’unica spiegazione”.
Ed è all’ennesima frecciatina sulle tempistiche dell’analisi dei quesiti, avvenuta in una commissione specifica composta dal presidente del Tribunale della Spezia, di quello dell’ordine degli avvocati e del segretario comunale che si è espressa a favore di una sola istanza delle tre presentate, che il sindaco Peracchini ha chiesto di intervenire. Ed è a questo punto che la bomba è scoppiata.
Marco Raffaelli, esponente Pd, ha fatto appello al regolamento comunale, sostenendo che il sindaco non potesse parlare. A quel punto si è scatenata la maggioranza, Peracchini ha perso la pazienza fino a gridare: “Ma la smetti di fare il pagliaccio o sai anche affrontare temi seri?”.
Raffaelli ha risposto cercando immediatamente la solidarietà dei suoi colleghi, mentre un infuriato centrodestra si è dato da fare per capire se e come il sindaco potesse intervenire, tant’è che il consigliere Sauro Manucci ha dichiarato: “Beh se si tratta di cedere la parola, io non ho ancora parlato quindi la cedo volentieri al sindaco”. Tutto questo mentre Guerri si affannava con il segretario comunale a trovare la risposta nei carteggi del regolamento. Ormai però la frittata era fatta e quasi come se i social fossero tutto ciò che rimane dei dibattiti politici la questione è finita su Facebook con le dichiarazioni di alcuni consiglieri, che non hanno preso parola nella discussione ma che erano presenti alla seduta e hanno espresso la loro solidarietà al collega Raffaelli via web.
Una novità però è emersa, nel regolamento comunale non era specificato in che chiave potesse intervenire il sindaco. Nel discorso è volato anche un “ma questo ha parlato diciotto volte e io non posso prendere la parola?” e un “dite che siete democratici… E’ proprio democratico non voler far parlare il sindaco!”, da parte di Frijia. Alla fine della querelle e delle consultazioni è venuto fuori che non si era mai presentata una situazione analoga e che il sindaco in quanto membro del consiglio poteva intervenire come ‘voce sostitutiva’.
“Il tema dei referendum è a me molto caro – ha detto un ricomposto Peracchini – , l’ho messo nella mia tesi di laurea. Per me è doveroso intervenire in merito alla questione delle tempistiche, le richieste sono state depositate quando il segretario comunale era in ferie e poi non l’ho più visto. Nel momento in cui ne sono venuto a conoscenza ci siamo attivati”.
Un’ora e mezzo di consiglio dopo sono arrivate le votazioni. Su 24 votanti 18, la maggioranza, si sono espressi contro l’iter per l’attivazione del referendum, sei a favore.

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