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Il sindaco: "privati? nessuno ne ha parlato"

Peracchini: "A inizio dicembre il piano per il nuovo ospedale"

Lunga e intensa seduta di commissione sulla revoca del contratto a Pessina decisa da Ire. Maggioranza e opposizione si scontrano come sempre e a tratti si alzano i toni.

La seduta congiunta delle commissioni sulla revoca del contratto a Pessina

Tanto pubblico, in gran parte composto da rappresentanti sindacali, e molta tensione tra maggioranza e opposizione questo pomeriggio a Palazzo civico nel corso della seduta congiunta delle commissioni III e IV richiesta dal sindaco Pierluigi Peracchini per relazionare i consiglieri sulla revoca del contratto per la realizzazione del nuovo appalto decisa da Ire ai danni di Pessina costruzioni.

“I contratti di appalto sono forme giuridiche che hanno condizioni ben precise – ha esordito il primo cittadino -. Si è creata una situazione in cui la ditta aveva realizzato il 5 per cento dei lavori in due anni, non c’era stato il ripristino della fideiussione, c’era un acconto di 10 milioni di euro da riassorbire con l’avanzamento dell’opera lavori, fermo a 5 milioni. E in più c’era il mancato collaudo della paratia che aveva subito il cedimento di due tiranti, oltre a ordini della direzione lavori non rispettati”.
Queste le ragioni principali della decisione presa ieri dal Rup di Ire e comunicata dalla Regione.
“Ho chiesto un piano transitorio per la sanità della nostra provincia – ha proseguito Peracchini – e l’avvio delle procedure per un nuovo appalto. Ma sarà necessario verificare quante risorse mancano oggi all’appello, considerando sovrastimato il valore del Sant’Andrea inserito nel contratto precedente. Entro primi di dicembre il piano sarà presentato dal presidente Toti e dall’assessore. Passando al dibattito delle ultime ore ho letto tante inesattezze e ricordo che la tipologia di appalto che era stata scelta dalla giunta Burlando si è rivelata errata. D’ora in poi dobbiamo essere tutti impegnati per arrivare a costruire l’ospedale nei tempi più rapidi possibili”.

Parole, quelle del sindaco, che non hanno convinto i consiglieri di opposizione. Primo fra tutti Marco Raffaelli: “Vorrei rimuovere il vulnus con cui l’amministrazione attribuisce la responsabilità dei ritardi alle origini dell’appalto. A marzo 2017 Toti diceva che entro il 2020 avremmo avuto il nuovo ospedale, che i ritardi accumulati sino a quel momento sarebbero stati recuperati. Non si imputava nulla alla tipologia di contratto e ai contenuti del bando. I problemi sono nati dopo. Due settimane fa già si vedevano gli operai in cantiere , ma veniva dato l’ultimatum dalla Regione. Come può un’opera del genere procedere nel giro di due settimane? La revoca è stata una decisione politica, non tecnica. I lavori erano ripresi: negli ultimi giorni si stavano realizzando i basamenti per le gru ed era stata messa mano ai tiranti. Avete fatto un blitz, un gesto folle che sancisce il fallimento della politica sanitaria del centrodestra”.
“Non dimentichiamo le numerose dichiarazioni di esponenti del centrosinistra in campagna elettorale – ha replicato Peracchini -. Il cantiere è stato due anni fermo e ci sono state addirittura cause interne all’Ati guidata da Pessina. Il progetto esecutivo è di settembre 2016 ed è dopo, con la variante paratia, i problemi per lo smaltimento delle terre di scavo, l’altra richiesta di variante che era di fatto un nuovo progetto, non una variante specifica, che sono sorti i problemi. Due settimane fa abbiamo detto: basta scuse. L’Anac ha attenzionato le carte dell’appalto da tempo e non si può scherzare con contratti di questo genere. I lavori erano ripresi? Nemmeno due rivoli d’acqua sono stati sistemati e la paratia non è stata toccata. C’era un piano dei lavori da eseguire. E ancora ieri nessun piano nuovo era stato validato dalla direzione dei lavori. Mancavano le condizioni minime per andare avanti. Purtroppo questa è una brutta storia che ha avuto il suo iter. Ora pensiamo a un appalto nuovo, serio”.
La commissaria Federica Pecunia ha invitato il sindaco a non fare confusione. “Scavando nel passato – ha detto – ci si dimentica degli ultimi tre anni e del fatto che non è stata rispettata la promessa di monitorare l’andamento lavori. Dal 2017 le opposizioni dicono che il cantiere era fermo, e non deriva tutto dall’altare di Villa Cerrè. Sono stati persi due anni e mezzo prima di rispondere a una proposta di variante. È lì che si è fermato l’ingranaggio. E nel frattempo sono stati spesi soldi per una Ire stazione appaltante di un’opera ferma al 5 per cento. Sono gli atti che parlano. E non è stata rispettata nemmeno la forma: i sindaci hanno saputo della notizia da un tweet o dalla stampa, non c’è stata nessuna convocazione della Conferenza dei sindaci. Si riunirà domani, ma ormai è tardi… e ricordo che la sanità non è solo degli abitanti del comune capoluogo”.
“Lei dice cose false. Ho consegnato i documenti con tutte le date e ho convocato la Conferenza dei sindaci appena possibile. Oggi siamo qua in commissione, non potevo convocarla. Per quel che riguarda i tempi – ha risposto Peracchini – ricordo che si sono dovute analizzare oltre 1.600 tavole”. Interrotto da Pecunia il primo cittadino l’ha apostrofata come “soggetta”, scatenando la reazione del pubblico: “Allora siamo tutte soggette! Cafone!”, si è sentito dalla sala, tenuta a bada dai presidenti delle commissioni Marco Fracatore e Maria Grazia Frijia.

Tornata la calma, la parola è passata a Guido Melley. “Sono amareggiato da questa situazione. In due anni – ha dichiarato – è successo di tutto, ma non siamo mai riusciti a parlare col Rup e con la Regione. Lei, sindaco, ha parlato di una giornata radiosa? Oggi è una giornata di lutto. Prima che il nuovo ospedale veda la luce saranno superati questo e il prossimo mandato. La nostra provincia sta per fare un salto nel buio e la Regione ha lasciato marcire tutto. Pessina non è affidabile? Probabile, ma non è stata stanata, non è stata costretta a rispettare i tempi. E la responsabilità maggiore è di Toti. Abbiamo una Asl annichilita, è come se non ci fosse. Mentre Ire ha preso 400/500mila all’anno per gestire l’appalto. Nessuno ha mai valutato davvero il lavoro svolto dall’agenzia regionale. Ma il sindaco e la maggioranza continuano a fidarsi. In questi ultimi anni si è composto un quadro desolante in generale, e un disastro nella sanità. Ora ascoltiamo le promesse di fare tutto in poco tempo, compresa la raccolta delle risorse. Non mi fido e ora è il momento di dire la verità. Spero che nella prossima gara la direzione dei lavori resti alla Spezia, magari al Comune, affiancato da consulenti, come del resto ha fatto Ire. Tempo fa il sindaco disse che se non si faceva l’ospedale si sarebbe dimesso. Io sono pronto a farlo con lui e con tutti, perché siamo tutti sconfitti, mentre gli spezzini aspettano ancora il loro ospedale”.
“La direzione lavori è stata assegnata a professionisti, i tecnici del Comune non possono farsene carico, e comunque sono coinvolti nella fase di collaudo”, ha spiegato Peracchini, ricordando che nel 2015, anno di insediamento del centrodestra in Regione, la sanità ligure aveva un deficit di 98 milioni.

Il primo commissario di maggioranza a chiedere di intervenire è stato Fabio Cenerini che ha esordito rilevando nelle dichiarazioni delle ultime ore dell’opposizione “una atmosfera quasi esultante”. “Da questo ho capito che siamo già in campagna elettorale. Le dichiarazioni di Toti nel marzo del 2017 si spiegano con il semplice fatto che non poteva prevedere i problemi che sarebbero sopraggiunti in seguito con la presentazione delle varianti. Ora non si poteva più andare avanti con una ditta che non progrediva coi lavori. Vorrei ricordare inoltre che tutto è nato da una porcheria: l’affidamento della gara a dieci giorni dalle elezioni regionali, nonostante la giunta Burlando sia stata al governo per ben dieci anni, unica negli ultimi 24 in Liguria. Non abbiamo mai detto che i lavori andavano – ha detto rispondendo a Pecunia -, anzi, abbiamo sempre sottolineato che erano fermi”.
Massimo Caratozzolo, dall’opposizione, ha chiesto di non lanciare provocazioni. “Sulla salute non facciamo campagna elettorale, forse la farà Toti sbandierando di aver trovato la soluzione per il nostro ospedale. Oggi è certamente una giornata difficile anche per il sindaco: avrei voluto qua Toti, davanti a noi. C’è stata poca chiarezza in tutta questa vicenda: la variante alle fondamenta è stata in qualche modo suggerita dalla Provincia ed è stata definita migliorativa dagli stessi tecnici e da quelli del Comune. La bocciatura e la revoca da parte di Ire sono una scelta politica. Sull’opera principale che questa provincia attende da tempo, e dopo anni persi senza reali motivi”.
Il primo cittadino non ha accettato questa lettura. “Il governatore Toti su un problema come quello del Ponte Morandi sta andando avanti speditamente”. “Ma se il commissario è Bucci!”, ha tuonato Stefano Sarti, di Legambiente. “Sono due, scienziato”, ha risposto Peracchini, aggiungendo che il clima era ormai quello del circolo della bocciofila. Una constatazione condivisibile e con responsabilità attribuibili a tutti gli attori delle discussioni, dal primo all’ultimo.
“A fine giugno – ha poi aggiunto – le tavole della variante consegnate non erano ancora complete, non lo dimentichiamo”.

La scaletta degli interventi ha visto poi protagonista Dina Nobili: “Nel 2005 la giunta Burlando ha ereditato dal centrodestra un debito di 300 milioni di euro. Oggi non è l’alba di una nuova era, siamo anzi in profonda tenebra. In quattro anni la Regione poteva fare di più se riteneva che Pessina non andava bene. C’erano i soldi, per la prima volta. Ora come si può credere che la nostra provincia avrà un nuovo ospedale se in quattro anni non si è mai visto un investimento pubblico? I muri cadono, c’è acqua nei reparti, in altri c’è troppo caldo, altrove c’è freddo… Questo appalto non andava revocato, si doveva proseguire”.
“Non si può cambiare ditta per simpatia – ha ribattuto Peracchini -. Dimenticate che il direttore Conzi, nominato dal centrosinistra, è stato qua sino a tutto il 2016. E poi nel 2005 i debiti erano di 120 milioni e sono rimasti quasi invariati per 10 anni. E in quegli anni l’unica Asl a esternalizzare i servizi di Oss, pulizie, ausiliariato e trasporto è stata la nostra. Ora dobbiamo stare uniti per il nuovo ospedale della Spezia”.

Una frase, quest’ultima che ha trovato d’accordo il commissario Lorenzo Forcieri: “Siamo di fronte a una brutta storia che certifica il fatto che la sanità spezzina è al tracollo. Non sono le parti politiche che affidano gli appalti, ma le amministrazioni – ha ricordato rivolto al sindaco -. Ho sempre creduto che il Felettino fosse una scelta sbagliata nella localizzazione, una collina franosa, e nella tipologia di struttura. Il Dea di secondo livello è stato in seguito bocciato e il piano sanitario è stato contraddetto, togliendo a Sarzana la funzione riabilitativa che invece era prevista. Il problema è cosa fare ora. Una classe politica deve dare dimostrazione di essere all’altezza di affrontare un problema del genere. Dobbiamo chiudere la stagione delle polemiche e affrontare al meglio questa fase transitoria per avere una sanità che sia perlomeno normale. Credo sia un errore riappaltare lo stesso progetto visto che sulle fondamenta ci sono dubbi e che si debba vedere quali sono le risorse davvero disponibili per non ripartire col piede sbagliato. Sappiamo che sarà un Dea di primo livello e che ci potranno essere strutture che alleggeriscono il carico dei pazienti sul territorio”.
Sintetica la risposta del primo cittadino: “La verifica tecnica e finanziaria è già prevista. Ma il progetto esecutivo resta: è stato approvato da tutti gli enti competenti”.

La commissaria Jessica De Muro ha ricordato di aver chiesto in consiglio comunale la possibilità di vedere le carte e la relazione sulla variante di Conteco check, “che non era del tutto negativa. Avremmo voluto anche avere risposte dall’assessore Viale e da Ire – ha aggiunto -. Ora chiedo a lei, sindaco, avremo un ospedale? Con quale progetto? E sarà pubblico?”.
“Quel progetto è esecutivo e la variante non è solo una questione tecnica, ma anche giuridica. Gli appalti si possono truccare prima, durante e dopo: le varianti devono essere necessitate e questa non la era. Dopo aver fatto la revisione dei prezzi del capitolato, la Regione metterà i denari mancanti. Non ho sentito parlare di privati da parte di nessuno”.
“Siamo in grado di escludere i privati in fase transitoria di gestione della sanità e nella realizzazione dell’ospedale?”, ha incalzato Massimo Lombardi, facendo notare come altrove si sia ricorsi alla sanità privata per far fronte a problemi del comparto pubblico.
“La gestione della sanità rimane sempre pubblica, lo dimostra la nostra Asl che ha appaltato quasi tutto. Inoltre faccio notare che ci sono realtà varie: per esempio Inail costruisce ospedali e li affitta alle Asl. Noi abbiamo ancora a disposizione 107 milioni di provenienza ministeriale. Non posso sapere cosa accadrà nel futuro, ma questo è un fatto”.

Roberto Centi si è confermato critico rispetto all’operato di Pessina costruzioni, ma ha anche sostenuto che “Ire è responsabile di questa situazione e che ha agito secondo tempi voluti dalla Regione”. “Cosa succederà durante il contenzioso tra la ditta e Asl, che sarà certamente lungo?”
La risposta di Peracchini: “Il contenzioso andrà al tribunale civile e il cantiere sarà custodito da Asl, che ne è proprietaria, in attesa del nuovo affidamento. La parte civilistica e quella operativa resteranno distinte. Nel frattempo per il vecchio ospedale ci saranno nuove sale operatorie a marzo, nuove attrezzature per la mammografia nuova. In Regione abbiamo parlato di cosa hanno bisogno i nostri medici e i nostri infermieri”.
L’ultimo intervento, prima della chiusura della seduta, è stato di Umberto Costantini, che si è detto fondamentalmente d’accordo con Forcieri: “Oggi dobbiamo dare un colpo di spugna al passato e dimostrare di avere la voglia di fare meglio”.

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