La Spezia - Un approccio di carattere "minimalista" per il restauro delle Mura Umbertine. E' questa la linea che ispira il progetto definitivo di recupero della cinta di sicurezza ottocentesca della città, approvato dalla giunta pochi giorni fa. Passa un’impostazione "manutentiva, di rimozione e mitigazione degli elementi di degrado, ma anche capace di accogliere come parte del bene il frutto del passare del tempo e, entro certi limiti, dell’azione della natura", scrivono i tecnici del Palazzo Civico che si sono occupati del manufatto. Abbandonate più o meno da un secolo, se non di più, non saranno riportate all'antico aspetto con ricostruzioni posticce delle parti mancanti. La patina del tempo passato rimarrà parte del loro fascino.
Chi si troverà a camminare lungo il Parco delle Mura non troverà quindi alcuna "antistorica integrità": i crolli saranno messi in sicurezza ma non riempiti e i bastioni di pietra portoro lunghi più di tre chilometri ripuliti dai rovi ma non tirati a lucido. Spariranno i graffiti ma non necessariamente l'edera, gli antiestetici tubi che raggiungono le abitazioni nelle vicinanze saranno nascosti dentro scatolature di rame e cambieranno posto anche gli altoparlanti della cattedrale di Cristo Re nella zona di partenza del percorso. Via anche le aggiunte in metallo novecentesche, oggi oltretutto arrugginite.
Confermata la demolizione del bunker in calcestruzzo posto sopra Piazzale Giovanni XXIII. Non ci sono solo motivi filologici - è posteriore alla costruzione delle mura - ma anche di sicurezza: "l’ubicazione ed il peso dello stesso non garantiscono, nel tempo, la stabilità dell’ancoraggio al suolo. Inoltre l’elevata quota di imposta prospetta la possibilità di danni ingenti a cose e persone, nel caso di cedimento e scivolamento verso valle", recita la relazione tecnica.
Il calcestruzzo armato sarà usato solo per dare stabilità alle terre senza più protezione nei tratti dei crolli più importanti, mentre si userà la malta per i dettagli. Particolare attenzione sarà data alle feritoie, da riaprire dove siano state murate.
Questa la traccia che potrà eventualmente ricevere qualche osservazione dalla Soprintendenza ai beni architettonici, che ha sottoposto a vincolo il bene sin dagli anni Sessanta, per arrivare al progetto esecutivo. In questi giorni è in atto lo sfalcio di tutto il tracciato, funzionale anche a rendersi conto di quali siano le zone più degradate e a permettere un rilievo topografico di tutto il complesso che, nel punto più in alto, tocca i 170 metri sul livello del mare. Il progetto ha un costo stimato in 1.5 milioni di euro la maggior parte finanziato con i fondi del fondo strategico regionale.