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Politica

Michelucci: "Errori di tutti, no a un altro congresso nel Pd spezzino. Basta con le guerre interne"

Juri Michelucci al San Bartolomeo

“La sconfitta del Pd ai ballottaggi è chiarissima. I cittadini ci hanno percepiti lontani dai loro problemi reali e ci hanno punito. È una sconfitta complessa che ha ragioni nazionali, amministrative locali e soprattutto ci dice che le candidature unitarie non sono sufficienti a recuperare un quadro di litigiosità interna che va avanti da troppo tempo”. Esordisce così Juri Michelucci, consigliere regionale del Pd, nella sua analisi dell’esito disastroso del secondo turno delle amministrative alla Spezia e non solo.

“E’ sufficiente, per recuperare, continuare ad evocare l’unità di tutta la sinistra? L’unità delle forze di sinistra a e dei riformisti, è importante ma, come dimostra il caso Genova, anche laddove si è praticata purtroppo non è bastata. Il modello Toti (destra unita su programmi locali condita da populismo in abito verde e un candidato finto moderato che intercetta i voti che una volta andavano al Pd – ovvero quelli dei ceti produttivi, dei moderati…) ci fa capire come il Pd non riesca più a parlare a certi mondi, con i quali, per vincere, abbiamo il dovere di tornare ad interloquire. Oggi sul territorio – prosegue Michelucci, ex segretario provinciale del partito – si sono formate intese importanti come quella con Campo progressista e Art. 1 e altri soggetti con cui vale la pena iniziare un percorso comune che condivida un’opposizione puntuale sia alla Spezia che in Regione Liguria. Da due anni il Pd, troppo spesso in solitudine, si oppone con forza al disastro della giunta Toti in materia di sanità, trasporti, ambiente. Su questo tema si avverte il bisogno di creare un coinvolgimento più puntuale delle comunità nei territori.
Insieme con queste forze possiamo iniziare una nuova fase locale senza perdere di vista l’obiettivo di coinvolgere quei settori produttivi moderati che il Pd deve tornare a rappresentare”.

“Nella nostra provincia – aggiunge – si è votato in due comuni, La Spezia e Luni. A Luni una parte della sinistra ha deciso di dialogare e sostenere il candidato del Pd e il Pd ha riconosciuto pari dignità a tutti; alla Spezia alcune forze di sinistra hanno agito irresponsabilmente andando in direzione opposta a quella di Luni, nonostante tutte le aperture e il lavoro fatto dalla segretaria del Pd.
Ricordo inoltre che a Spezia, per richiesta della maggioranza cittadina orlandiana, per la prima volta la federazione ha lasciato all’unione comunale spezzina la gestione delle elezioni. Nel partito cittadino la maggioranza è saldamente in mano alla corrente di orlando che non è riuscita ad esprimere un segretario. I renziani pertanto si sono messi a disposizione di una gestione corale del Pd senza mai sottrarsi alle responsabilità.
Per esempio abbiamo cercato un candidato unitario rinunciando alle primarie e abbiamo
Condiviso una lista di candidati unitaria. Al ballottaggio la segretaria ha continuato a lavorare per l’unità, coinvolgendo Art. 1 e tante parti sociali a sostegno del progetto di Manfredini. Ora, se la soluzione alla sconfitta è la proposta di un quarto congresso alla Spezia in due anni (unica federazione, peraltro, ad aver cambiato il segretario dopo la sconfitta delle regionali), credo sarebbe follia. Vogliamo continuare a guardarci l’ombelico e a sostenere una guerra interna che ha prodotto catastrofi? Oppure è meglio discutere nel partito, riconoscendo ognuno i propri errori e tutti insieme tornare a lavorare per ricostruire la comunità locale e un partito aperto in cui ciascuno riconosca il ruolo dell’altro, al di là delle appartenenze ?Penso che questa seconda ipotesi- magari con una gestione unitaria del Pd come a livello regionale e una segreteria politica -possano rappresentare un punto di reale ripartenza. E poi cari amici e compagni dobbiamo aprirci all’esterno e coinvolgere di più la società spezzina”.

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