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Politica

Il Pdl propone una zona franca produttiva

Una proposta di legge alla Camera per compensare i disagi derivanti dall'inserimento del golfo nel Sin di Pitelli.

la spezia

Far passare una legge che agevoli le imprese che decidono di investire nei territori inseriti nei Siti di bonifica di interesse nazionale, come il Golfo dei poeti, a causa delle discariche di Pitelli. Questa l’intenzione del Pdl, che lo scorso 19 aprile ha presentato alla Camera dei deputati una proposta di legge firmata da quindici parlamentari, tra i quali il ligure Michele Scandroglio. Questa mattina il vice presidente del consiglio regionale Luigi Morgillo, insieme al capo gruppo in Provincia Oreste Micacchi e il coordinatore provinciale Giacomo Giampedrone, ha presentato il documento, con particolare riferimento al Sin spezzino e agli altri due della Liguria, l’area Stoppani, nei pressi di Cogoleto, e l’Acna di Cengio, in Valbormida.
“La collina dei veleni è divenuta un costo in termini ambientali, ma anche economici – ha dichiarato Morgillo – a causa degli oneri superiori e alla maggior burocrazia cui devono far fronte le imprese che decidono di operare nel territorio, costi e limitazioni che raddoppiano le difficoltà, in attesa della bonifica. La proposta di legge prevede che, in attesa dell’avvio delle opere di bonifica, si provveda a contropartite per il sostegno di imprese già operanti o per l’avvio di nuove attività che promuovano lo sviluppo negato o frenato dalla presenza di siti contaminati”.
Stando alla proposta di legge rientrano nel regime della zona franca le attività produttive che perseguano finalità occupazionali e di riequilibrio territoriale, nonché di recupero ambientale. “Nel caso del nostro territorio – spiega ancora Morgillo – considerato che l’intero golfo è ricompreso nel sito le opportunità sarebbero molteplici. Tengo a sottolineare che la zona franca non vuol dire no alla bonifica, le due questioni viaggiano su binari separati: l’intenzione è quella di favorire lo sviluppo dei territori in attesa che le bonifiche vengano realizzate. “.
Alle nuove imprese, o a quelle già presenti che prevedono ampliamenti, saranno riconosciute precise agevolazioni fiscali: un credito di imposta pari ad una percentuale del venti per cento del reddito d’impresa realizzato tramite le attività con sede nella zona franca e reinvestito per l’ampliamento degli impianti e della produzione, purché da questo derivi anche un aumento dei livelli occupazionali. Tale credito d’imposta è usufruibile almeno nei sei periodi d’imposta successivi a quello della realizzazione del reddito stesso.
La proposta di legge prevede inoltre la concessione di un contributo straordinario per le spese di avviamento, fino a un milione di euro, per un massimo di venti milioni per ogni Sin.
Per un periodo di 24 mesi, si legge nel disegno di legge, sarà ridotta del 50 per cento l’Irpef sui redditi prodotti dalle persone fisiche che esercitano attività di lavoro subordinato. Per la realizzazione e la gestione della zona franca in ciascuno dei Comuni individuati è costituito un consorzio fra enti pubblici e privati. Altre poltrone in arrivo? “Non necessariamente – afferma Morgillo – il consorzio può anche non dotarsi di un cda”. “Piuttosto questo deve essere un modo – aggiunge Micacchi – per responsabilizzare gli enti locali, non per creare carrozzoni”. La zona franca viene delimitata, previo parere del consorzio, con decreto del ministro degli Interni di concerto con i ministri dell’economia e delle finanze, delle infrastrutture e dei trasporti e dello sviluppo economico.
Le zone franche rimarrebbero tali sino al 2040 o sino alla fine delle bonifiche, se queste avverranno prima di quella data.
“Potrebbero approfittare delle agevolazioni gli stessi che hanno inquinato i siti? Cercheremo di evitarlo in tutti i modi, i dettagli della legge sono ancora da decidere. Mi auguro che l’approvazione della legge, quando verrà discussa in autunno, possa avvenire anche con il sostegno di esponenti del centro sinistra – ha concluso Morgillo – vista l’importanza della questione”.

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