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Politica

Enel, La Piazza Comune: "Fotovoltaico? Idea per lavarsi la coscienza"

Centrale Enel, dicembre 2019

Riceviamo da La Piazza Comune

Finalmente la cenere del carbone non cadrà più sulla popolazione di Melara e zone limitrofe: bene, benissimo.
Ma che ne sarà degli immensi spazi – 50 ettari! – liberati dalla Centrale?
Per la Piazza Comune, quella è un’area strategica per lo sviluppo di tutto il territorio, e serve dunque una discussione all’altezza.
Molti pensano che la centrale turbogas sia pericolosa.
Noi non abbiamo elementi per certificarne la sua garanzia ma al tempo stesso rifuggiamo da atteggiamenti aprioristici.
Ci interessa una soluzione che abbia sufficenti garanzie per garantire sicurezza e creare lavoro nell’indotto che si genererà.
Ma il tema, volutamente nascosto nel dibattito di questi mesi, è che si fa nei rimanenti 43 ettari di quella strategica area?
Ecco, riteniamo che qualche riflessione debba essere fatta.
Il caso Enel alla Spezia è infatti emblematico.

La prima riflessione è di carattere generale: secondo l’articolo 41 della Costituzione, “L’iniziativa economica privata è libera ma non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. Quindi, rispettando le Leggi e la destinazione d’uso, Enel nella sua proprietà può fare ciò che vuole a condizione – in questo caso – che sia coerente con il soddisfacimento del fabbisogno energetico nazionale che ha come previsione di uscire dal carbone nel 2025, ed entro il 2050 di giungere al totale soddisfacimento del fabbisogno con fonti rinnovabili.
Quindi dal 2025 al 2050 la produzione di energia elettrica da carbone deve essere sostituita con quella derivante da altri combustibili, soprattutto in considerazione della difficoltà di accumulo dell’energia e del superamento dei picchi di necessità.
Ora, per la nostra Città, Enel ha previsto e richiesto la dismissione della centrale a carbone e questo Enel non l’ha mai smentito.
Questa autorizzazione terrà conto del fabbisogno nazionale e della pianificazione energetica europea alla luce rete transnazionale della quale facciamo parte.
Al contempo Enel – appunto per mitigare i picchi di richiesta di energia e per completare la transizione alle rinnovabili – vorrebbe costruire una centrale turbogas che,
differentemente da quanto si potrebbe frettolosamente capire dal nome, potrebbe essere alimentata anche con altri combustibili, ma che nel caso della Spezia sarà alimentata a metano.
Da un punto di vista ambientale, questo significa abbattimento drastico a parità di utilizzo di tutti gli inquinanti (alcuni azzerati, altri diminuiti di 18 volte sotto le soglie consentite) e azzeramento delle temibili polveri sottili.

Il punto non è quindi la centrale a turbogas, ma i rimanenti spazi liberati.
Nell’attuale progetto, dei 50 ettari rimasti, probabilmente su richiesta “politica”, ben 43 verrebbero destinati a pannelli fotovoltaici!
Questo, per noi, esprime il totale scollamento della “politica” dalla realtà, e la sua adesione al populismo.
Perché questa è una pessima scelta? Almeno per 3 ragioni.
1. Perché per le nuove attività produttive rimarrebbero appena 7 ettari.
2. Perché i pannelli fotovoltaici possono installarsi sui tetti degli edifici, e quindi in quei 43 ettari possono trovare spazio attività produttive, che diano occupazione ai nostri giovani, con immobili a impatto zero e in grado di produrre energia con i pannelli in copertura.
3. Perché l’output energetico di quei 43 ettari è molto trascurabile rispetto a quanto generato dalla centrale a turbogas. Insomma, pare che l’attuale disegno dell’Enel sia il più classico caso di “greenwashing”, quel fenomeno per cui le aziende si lavano la coscienza e comunicano al grande pubblico di essere sostenibili senza avere delle ricadute concrete sul territorio.
Per questo diciamo fortemente NO a questa proposta.
L’esercizio in cui dobbiamo lanciarci ora, invece, è più propositivo: dobbiamo domandarci infatti se il nostro territorio è in grado di rappresentare “un’offerta” interessante per le imprese senza essere solo un motore di ricollocazioni di imprese già presenti sul territorio.

Diventare luogo attraente magari per aziende, competenze, professionalità legate alla nautica, continuando sul solco del “miglio blu”, nel settore in cui potremmo diventare territorio di eccellenza, magari creando un polo di ricerca e sviluppo di livello europeo in quella nicchia, attraendo talenti anche tramite incubatori e acceleratori d’impresa.
Questo liberebbe opportunità di lavoro per migliaia di nuovi posti, sarebbe scelta sinergica con gli indirizzi del Polo Marconi, salvaguarderebbe opzioni di lavoro ambientalmente sostenibile, scelta necessaria per una città che troppo ha dato in termini di disastri ambientali.
Ecco, vorremmo parlare di questo e lo faremo portando a conoscenza di tutti best practices neppure troppo lontane da noi.
La bella politica è, per noi, approfondire, conoscere, proporre.
Come spesso accade, invece, su argomenti strategici per lo sviluppo del territorio, si procede con proposte che raccolgono facile consenso dimostrando, non di avere a cuore le sorti dei cittadini, ma illuderli per ottenere solo consenso a breve. Noi della Piazza Comune non lasceremo che la nostra città e i suoi cittadini vengano strumentalizzati da operazioni meschine e di corto respiro.

La Piazza Comune

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