LA REDAZIONE
Scrivici
PUBBLICITÀ
Richiedi contatto
Politica

Distretto turistico, Erba: "La deroga ce la meritiamo"

L'assessore spezzino al Turismo dopo l'incontro col ministro Galletti: "Penso che tra due o tre mesi porteremo a casa il placet del Mibact".

La Spezia vista da Campiglia (2014)

“Nessuno voleva toccare il logo delle Cinque Terre così come tutti quelli esistenti. Il logo del convegno del 19 luglio era solo il simbolo dell’incontro del Camec: al presidente Vittorio Alessandro e ai sindaci dei Comuni di Riomaggiore, Vernazza e Monterosso dire di stare tranquilli”. Un richiamo alla serenità che rintuzza solo uno dei timori espressi con forza dalle istituzioni della Riviera nei giorni scorsi (leggi qui). Chiamatela marcia indietro oppure percepitelo come il desiderio di puntualizzare la propria posizione su un tema più grande del Comune che rappresenta: Luca Erba riparte da quelle contestazioni e spiega il perché il Distretto turistico di area vasta, sarebbe capace di dare basi a qualcosa di grande: “Sono entrato in giunta il 20 maggio, la scadenza per presentare la domanda di formalizzazione era il 30 giugno: quaranta giorni non bastavano per compiere tutti i passi necessari. E allora abbiamo pensato di chiedere la proroga, in modo da lavorare per riconoscersi come un territorio che collabora in un unico Distretto. Saremmo il 34esimo in Italia, l’ultimo in primavera è stato quello del Gran Sasso che unisce una miriade di Comuni: ecco quel vuol essere il nostro modello”.

Dalle Cinque Terre tuttavia l’idea di Erba, che in realtà porta avanti le linee guide avvalorate da Francesca Angelicchio che lo ha preceduto, non sembra attecchire mentre a Sarzana addirittura l’amministrazione si muove in solitaria in missioni di divulgazione che non contemplano il capoluogo. Insomma, forse per sentirsi qualcosa di unico, bisogna essere almeno in due: “Il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di salvaguardare il territorio, a cominciare dalla nostra pietra miliare, il parco delle Cinque Terre: è, per noi tutti, la cosa più preziosa che ci sia e non possiamo permetterci di non fare nulla davanti al rischio d’implosione dovuto al carico antropico, agli ungulati, al sistema di collegamento”.
D’accordo ma la comunità della Riviera non sembra incline a voler alcun aiuto dal Comune capoluogo: “E’ una discussione bellissima e utile: giusto che da loro arrivi la richiesta di avere nuovi dettagli, sulla filosofia, sulla gestione. Sarebbe assurdo il contrario e noi vogliamo che il Parco sia parte di queste scelte com’è sempre stato”.
A ben guardare però il Distretto turistico che unisce la fascia costiera ligure, la Lunigiana ligure e quella Toscana, la Garfagnana, l’Appennino Tosco-Emiliano e i loro Parchi regionali e nazionali, è l’unico di quelli esistenti a voler unire territori di tre regioni diverse, con caratteristiche orografiche opposte. Mare e montagna insieme non rischia di essere una convivenza caotica con ragioni opposte?
“Quello semmai sarà il vantaggio: ci sono esigenze che vanno oltre i confini geo-politici. Ci sono elementi che ci permettono di sperare nella deroga che abbiamo chiesto: ho parlato col ministro Galletti a Roma, si è interessato a questa idea del coordinamento fra Parchi. Aspettiamo una risposta dal Mibact ma direi che questa deroga ce la meritiamo”.

Un Distretto unico che abiliti gli strumenti di finanziamento in una comunione di intenti che sarà anche la nascita di una rete che svetti al di là dei confini liguri: “Non c’è più una Provincia a stendere un programma territoriale, i flussi aumentano e noi, come Comune della Spezia, dobbiamo affrontare la partita turistica con 9mila euro in un anno. E’ evidente che da soli non possiamo farcela, è altrettanto evidente che il privato è fondamentale”.
Cosa darebbe in più questo benedetto Distretto?
“Ad esempio potremo affrontare il problema dei flussi perché una proposta conterebbe su finanziamenti diretti: è sul piano amministrativo che la Spezia può dialogare con tutti quanti i vicini di casa in un discorso che darebbe vantaggi a tutti. Perché permetterebbe di investire su destagionalizzazione, perché ci renderebbe competitivi senza la favola del turismo congressuale. Io spero e penso che fra due tre mesi portiamo a casa il placet”.

Più informazioni