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Dibattito sul piano casa

Da Guerri e Caratozzolo altro voto ribelle. E arriva l’invito ad andarsene

Ancora una serata di rapporti tesi tra i due rappresentanti della lista "Per la nostra città" e il resto della maggioranza. Da Costa e Cenerini le parole più dure.

Una seduta del consiglio comunale

La vera sorpresa, al termine del consiglio comunale di ieri sera, si è avuta nel momento in cui la luce di Massimo Caratozzolo si è illuminata di rosso, lo stesso colore del resto della maggioranza. Ma si trattava di un rosso ironico, in risposta agli attacchi subiti nel corso della discussione dai “colleghi” Andrea Costa e Fabio Cenerini: in quel momento si votava l’ordine del giorno presentato dallo stesso Caratozzolo e dal presidente del consiglio Giulio Guerri (lui sì, collega di gruppo consiliare) e il voto contrario non trova altra spiegazione. Che i rapporti tra i partiti del centrodestra e la lista di Guerri siano tesi non lo dimostrano solamente le bizzarrie nel tabellone delle votazioni (per la terza volta il voto del sindaco e quello del presidente del consiglio comunale sono stati opposti), ma anche gli scambi al limite ai quali hanno assistito i presenti al consiglio comunale iniziato con alcune interpellanze e conclusosi con le delibere di variante urbanistica. Dall’inizio alla fine c’è stato un composto ma duro confronto tra Caratozzolo e l’amministrazione – partendo dal tema della mancata collocazione del monumento alle vittime dell’amianto e proseguendo con le questioni relative al Piano casa, all’area ex Sio e all’arco collinare – intervallato nel corso del dibattito dagli interventi con i quali i consiglieri Marco Raffaelli e Guido Melley hanno invitato Caratozzolo ad abbandonare la maggioranza, trovando nella proposta il sostegno quasi entusiasta di Cenerini, che ha allargato il campo anche a Guerri: “Credo che sia il caso che alcuni inizino a prendere atto delle proprie scelte e magari a rinunciare a posti di privilegio ottenuti attraverso l’accordo elettorale con il sindaco Peracchini”.

La maggioranza è ormai una pentola a pressione e l’impressione è che dopo le elezioni del 4 marzo la valvola sia pronta a saltare. Molto dipenderà da quello che uscirà dalle urne e dunque dagli eventuali riassetti negli organismi di governo di Palazzo Civico e di Palazzo Ducale. Quel che è certo è che i rapporti sono tesi e che negli ultimi mesi le occasioni di scontro tra il duo Guerri-Caratozzolo e il resto della maggioranza sono state molteplici.

Le delibere in discussione sono state tutte approvate, con l’unanimità per il cambio di destinazione d’uso di un appezzamento in quel del Canaletto (un’area abbandonata che diverrà parcheggio per i clienti della Rsa San Vincenzo) e per gli azzeramenti di superficie edificatoria per i casi di Valdellora e di Costa di Murlo. Non sono mancati, però, gli interventi dall’opposizione.
Guido Melley ha ricordato la necessità di chiedere un parere legale sui rischi connessi a una eventuale impugnazione delle varianti puntuali dopo la decadenza del Puc adottato meno di un anno fa.
“Quella variante generale – ha ricordato Federica Pecunia – difendeva l’intera fascia collinare, mentre questi provvedimenti a spot non la preserveranno. Quel Puc prevedeva anche dimezzamento della superficie edificatoria nell’area ex Sio e portava i volumi complessivi della città da 700mila metri quadrati a 350mila. E invece abbiamo buttato via tutto il lavoro fatto. Ma che ne sarà dei 30mila previsti in area ex Ip? Il Puc vigente è di 20 anni fa, e nel frattempo è cambiato molto sotto diversi punti di vista. L’altro voleva cambiare modello di città”.

Altro momento topico, prima di iniziare la discussione sull’ultima delibera, quella relativa alla cancellazione delle restrizioni al Piano casa decise nel 2016, è stato il rifiuto di una sospensione per una conferenza dei capigruppo richiesta da Caratozzolo. Un no secco, arrivato da Costa.
Melley ha preso la parola sostenendo che “il Piano casa non è da demonizzare, ma dopo la decadenza del Puc, questa mossa preoccupa un po’. Il nostro – ha detto – non è ambientalismo radicale, ma non ci piace molto leggere nella delibera che la giunta adotta questa decisione per risponde a non meglio identificati ‘centri di interesse'”.
Da Caratozzolo parole poco lusinghiere per il Piano casa e l’annuncio dell’astensione al momento del voto: “Mal comprendiamo una norma regionale che bypassa quelle locali. Come gruppo, nell’ambito dell’apparentamento, non abbiamo firmato il voto favorevole al Piano casa e rimaniamo dell’idea che le colline meritino una attenzione diversa, pur apprezzando i passi avanti impostati in termini di prevenzione da parte della giunta Peracchini”.
“Non è obbligato a stare in maggioranza – lo ha subito rimbrottato Costa -. Non servono accordi firmati per fare una cosa del genere… in politica ci si confronta e si prendono delle decisioni. Non capisco queste maggioranze a corrente alternata”, ha detto il popolare, ridimensionando i toni allarmistici utilizzati nei confronti del Piano casa.
Raffaelli, dopo aver sottolineato il silenzio della maggioranza nel corso di tutta la serata, ha rilevato nelle parole con le quali l’assessore all’Urbanistica Anna Maria Sorrentino aveva risposto all’interpellanza di Melley sull’area ex Sio “un’altra promessa che si infrange, con la volontà di questa amministrazione di realizzare un nuovo centro commerciale” (vedi qui)”. E rivolto a Caratozzolo: “Lasci la maggioranza, viste le numerose differenze di vedute: da questa parte si troverà meglio”.
Un invito sul quale si è innestato Melley: “Rifletta se rimanere in maggioranza, per rispetto a chi vi ha eletto”.
“Non servono accordi, si sta in maggioranza con lealtà e responsabilità – ha aggiunto Cenerini, dall’altra parte della sala del consiglio -. E ci si deve ricordare che i diritti non vengono sempre prima dei doveri”.

Tralasciando le questioni interne alla maggioranza, Massimo Lombardi ha annunciato il suo voto contrario all’adozione piena del Piano casa in quanto “portavoce di ecologisti e Legambiente. Viene meno salvaguardia della zona pedecollinare e lo studio dell’Università di Siena viene declassificato a parere: ne basterà uno contrario per poter costruire. C’è pericolo per incolumità pubblica”, ha detto.
Paolo Manfredini ha rigirato il senso dei numeri diramati dall’amministrazione. “Ci avete detto che nel 2017 sono pervenute solo sei richieste per 108 metri quadrati. Allora questo Piano casa è radicalmente inutile. Ma non è così: il problema è che può diventare dannoso soprattutto per la fascia collinare e pedecollinare”.
Favorevoli, invece, i leghisti, che si sono espressi attraverso il capogruppo Lorenzo Viviani: “Siamo a favore del presidio del territorio, che è uno degli aspetti positivi di questa norma. Non possiamo vetrificare le colline, sono un sistema dinamico, non possono essere abbandonate”.
Agli antipodi la condanna di Luigi Liguori nei confronti di una amministrazione che “non tutela le colline”, così come il ragionamento della capogruppo del Movimento cinque stelle, Donatella Del Turco: “Il presidio del territorio non si delega a qualcuno: lo deve fare lo Stato. Ma ci preoccupa molto anche la vicenda dell’area ex Sio: un nuovo centro commerciale sarebbe un colpo di grazia per i commercianti del centro. Non sta cambiando niente, anche perché i dirigenti sono sempre gli stessi”.
La chiosa della serata è andata a Sauro Manucci che ha ricordato come “la riduzione dei volumi in città non sia stata scelta per salvaguardare il territorio, ma per il fallimento delle previsioni del Puc del 2003 sui distretti di trasformazione. La variante generale voleva cambiare rotta, ma era fatta male. Ora non torniamo per forza al passato, ma abbiamo l’occasione di riflettere su quello che non è stato fatto e col Piano casa possiamo restituire un po’ di libertà ai cittadini”.

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