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Caleo: "L’Italia è un grande Paese, che ha bisogno dei suoi giovani"

Intervista al candidato all'uninominale del centrosinistra per la Camera. Ecco quali sono i punti centrali del suo programma e quali le sue opinioni sui temi del momento.

Massimo Caleo

Senatore uscente, dopo cinque anni a Roma, Massimo Caleo si ripropone come candidato nelle liste della Camera dei deputati nel collegio uninominale, sostenuto dal Pd e dagli altri partiti della coalizione di centrosinistra. Un passato da esponente di spicco della politica sarzanese, con un mandato da sindaco concluso anzitempo per approdare a Palazzo Madama, è stato anche presidente del Parco regionale di Montemarcello – Magra e nella permanenza nella Capitale ha ricoperto il ruolo di vice presidente della commissione Ambiente del Senato.

Quali sono le ragioni che l’hanno spinta a candidarsi per questa tornata elettorale? Quali impegni si sente di assumere nei confronti degli elettori?
“La ragione principale di questa scelta è la volontà di completare il processo riformatore avviato in questo quinquennio. L’impegno che mi sento di assumere è dunque quello di portare avanti il lavoro fatto sino a oggi per il nostro territorio”.

In che cosa il programma nazionale del suo partito e della sua coalizione possono incidere sulla vita degli abitanti della provincia della Spezia?
“Sono numerosi i punti del programma che possono avere peso per gli spezzini: dalle proposte per abbassare il costo del lavoro alla valorizzazione dei beni ambientali, storici e culturali, dalla questione dei trasporti e delle infrastrutture alla questione fiscale, che riguarda le piccole e medie imprese. Anche quelle spezzine”.

La campagna elettorale sino a ora si è svolta prevalentemente nei salotti dei talk show delle tv nazionali e negli incontri faccia a faccia, tra volantinaggi, gazebo ed eventi sul territorio. Non si è assistito al confronto tra i candidati locali sul merito delle questioni. E’ il sintomo della convinzione che i giochi si facciano altrove?
“E’ il sintomo dell’impreparazione dei candidati e locali. Ho più volte chiesto un confronto, a mezzo stampa e attraverso contatti personali, però mi è sempre stato negato. Almeno per i candidati del collegio uninominale bisognerebbe che sui temi che riguardano il nostro territorio ci fosse una dialettica, anche su posizioni opposte. Io comunque sono a disposizione, anche per l’ultimo giorno di campagna elettorale”.

L’agenda politica è stata caratterizzata per lungo tempo dalle questioni relative all’immigrazione, alla sicurezza e all’antifascismo scaturite dai fatti di Macerata. Qual è la sua opinione in merito?
“Credo che quando si governa il Paese in qualsiasi momento, anche in campagna elettorale, bisogna usare toni sereni, cercando di governare situazioni complesse. Il richiamo alla piazza, alla giustizia fai da te, alla giustificazione di attacchi fascisti credo che non sia la strada che percorrono il mio partito e la mia coalizione. Noi siamo per l’integrazione, per la sicurezza, tema che abbiamo messo al primo posto coi fatti: in questi anni abbiamo investito miliardi di euro per le forze dell’ordine, mentre nel 2011, quando c’era Berlusconi, non c’era nemmeno la benzina per le auto. Spero quindi che chi utilizza in maniera strumentale e pericolosa certi argomenti alla fine non abbia la possibilità di vincere questa competizione elettorale. L’Italia ha bisogno di serenità, di certezza della pena, di una integrazione armonica. I guastatori che promettono cose fantasmagoriche credo che abbiano già dimostrato di non essere adeguati a governare questo Paese”.

Ritiene necessaria la realizzazione di un quarto lotto per la Variante Aurelia? E sul rigassificatore di Panigaglia che opinione ha: impianto da smantellare o sito strategico da mantenere e rendere più efficiente per le sfide energetiche e del futuro della navigazione?
“Penso che la Variante Aurelia sia un’opera che merita di essere portata al completamento e sto lavorando per il finanziamento dell’opera. Per quanto riguarda il rigassificatore sono per il mantenimento dell’impianto, in condizioni di sicurezza per la popolazione: impianti di questo tipo sono utili al Paese”.

Nel rapporto tra Marina militare e città pesano non poco le decisioni prese a livello ministeriale. Quale disegno ha in mente per la base navale e l’arsenale?
“Il rapporto tra la Marina militare e la città della Spezia è sicuramente migliorato negli ultimi tempi: c’è la comprensione di una più forte e leale collaborazione e sono più chiare le opportunità che la Marina ha offerto. L’utilizzazione delle aree dell’arsenale e dell’ospedale militare sono veramente importanti. Credo che questa sia la strada maestra, cercando utilità da entrambe le parti. La Marina ha un ruolo importante nella difesa del Paese e sull’arsenale devo dire che i 30 milioni del Piano Brin che abbiamo messo a disposizione sono un primo inizio:bisogna fare ancora di più far arrivare risorse a un elemento così strategico nel Polo della Difesa della Spezia: bisogna trovare più risorse e rendere più strutturale il turn over tra i lavoratori”.

Il lavoro, uno dei temi più sentiti dalla popolazione. Quale ricetta per il territorio spezzino e quale contributo lei potrebbe dare da Roma in questo senso?
“Il lavoro è il primo punto del mio programma politico in questa a questa campagna elettorale, declinato nelle varie sfaccettature che vanno dal turismo alla piccola e media impresa, dall’artigianato al commercio… Ecco bisogna creare un ventaglio di opportunità per questi settori. Devo ribadire un’altra volta che nella precedente legislatura mi sono adoperato, sono stato uno degli artefici della Legge navale, che ha portato tanti miliardi di euro e lavoro ai nostri cantieri, alle industrie della difesa e alla piccola e media impresa. Bisogna proseguire in questo settore cercando di offrire opportunità, spazi e visibilità alle nostre aziende. Sulle questioni del turismo e del commercio la nascita del Distretto turistico, la risoluzione di alcuni problemi alle Cinque Terre, la volontà della Val di Vara di rendersi protagonista il nuovo sviluppo, le eccellenze enogastronomiche della Val di Vara e della Val di Magra sono tutti tasselli di un rilancio. Dopo tanti anni ci siamo, anche se la strada è ancora lunga da percorrere. Ci stiamo mettendo le spalle momenti più bui e c’è ancora molto da fare soprattutto per i giovani ma le opportunità, se siamo bravi a creare, a pianificare e sostenere, ci sono”.

Analisti e addetti ai lavori ritengono probabile la necessità di un accordo post elettorale per la creazione di un governo. Se il suo partito fosse coinvolto nella decisione di andare al governo con forze politiche che al momento sono vostre avversarie quale posizione terrebbe?
“Il Partito democratico è rispettoso dei ruoli – bisogna ribadirlo al di là degli slogan – che la Costituzione italiana attribuisce ai vari livelli delle istituzioni dello Stato. Quindi attenderemo il risultato delle elezioni e vedremo quali saranno le proposte del presidente della Repubblica. Il Pd non vuole sicuramente lasciare allo sbando l’Italia in un momento molto particolare. Quindi le decisioni del presidente della Repubblica e le possibili evoluzioni saranno valutate sul momento. Preconizzare adesso scenari futuri mi sembra sbagliato, anche perché il Partito democratico e la coalizione di centrosinistra sono convinti di avere un numero di parlamentari maggiore di altre coalizioni e di poter con quelli determinare anche degli assetti di stabilità del Paese”.

L’Italia, l’Europa e l’euro. Dentro o fuori? E a quali condizioni?
“Coloro che in questa campagna elettorale, in maniera altalenante, hanno sostenuto l’ipotesi di uscire dall’euro e dall’Europa credo siano forze irresponsabili. L’Italia al di fuori dell’Europa scivolerebbe a causa del suo debito pubblico verso altri continenti, certamente non verso nord. L’euro ha dato stabilità, anche se molti di quelli che fanno propaganda tipo la Lega e i grillini pensano diversamente. E’ chiaro che l’Europa deve essere un’Europa diversa, non solo legata ai parametri monetari o alla finanza, ma un’Europa politica, sociale, con una difesa comune, con politiche dei redditi e dell’occupazione maggiormente integrate. E soprattutto un’Europa solidale: c’è bisogno di maggiore ripartizione responsabile degli sforzi per contenere il fenomeno delle migrazioni, un fenomeno epocale che riguarda un continente che sta veramente attraversando molti molti problemi”.

Buona parte del dibattito politico affronta temi poco sentiti dalle nuove generazioni. Convinca una giovane neolaureata a rimanere in Italia.
“I nostri giovani sono molto più avanti di quelli che governano. Già adesso vanno a studiare all’estero alla ricerca di opportunità di lavoro. Bisogna creare un sistema occupazionale anche nel nostro Paese, soprattutto per quelli che interrompono gli studi con un’occupazione che sia legata alle varie vocazioni del territori, come il turismo, l’accoglienza, la difesa dell’ambiente… con questi settori io convincerei un giovane a rimanere, parlando di opportunità, di minor costo del lavoro e di un lavoro che sia duraturo e non part-time o saltuario. E aggiungerei che l’Italia è un grande Paese e che non può fare a meno dei propri giovani. Li inviterei ad avere più coraggio, a essere più protagonisti e a rompere le scatole, incalzare la politica e le istituzioni per trovare uno spazio. Questo è il messaggio che lancerei ai tanti giovani che possono portare il nostro Paese fuori dalle secche”.

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