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Una scelta politica

Battaglia su Escrivá, Asti: “Fu una bocciatura immotivata”

La mozione sull’intitolazione dello slargo al fondatore dell’Opus Dei è motivo di scontri in sala consiliare. Tocca all’assessore replicare a chi ha contestato una scelta divisiva. E i consiglieri “se le danno” di santa ragione.

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“E’ vero che la commissione toponomastica ha solo un potere consultivo e il sindaco, che già ci aveva provato nel lontano 2008, può decidere di andare avanti, ma se nei verbali c’è scritto che la Curia ha dato un parere positivo all’intitolazione, allora ci sono due possibilità: o è vero e allora la Curia non dovrebbe smentire, con quella lettera che abbiamo letto, o è falso e allora chi ha scritto e’ perseguibile. Ricordo che in America, Bill Clinton, per questioni personali, mentì davanti al congresso”. Ad una manciata di minuti dalla mezzanotte il piatto forte della serata è ancora l’intitolazione dello slargo al discusso Josè Maria Escrivà e il consigliere Massimo Caratozzolo avverte il momento di stanca, affila le lame e contesta non tanto il merito della scelta di “un sindaco portavoce dell’Opus dei”, anche e soprattutto il metodo: è stata veramente ascoltata la Curia? Oppure non è andata così e allora qualcuno ha detto il falso? La discussione però non decollerà subito. La tattica della maggioranza parrebbe il silenzio è infatti in un primo momento nessuno ribatte a Caratozzolo. Prendono coraggio Centi e Pecunia: il primo citerà tanti illustri personaggi del passato che, secondo lui, sarebbero più legati a Spezia che il santo spagnolo. La seconda nel finale del suo discorso pone la questione da un altro punto di vista: “Perché la maggioranza non è stata compatta nel giorno della benemerenza a Don Luca Palei?”. Poi la stilla al veleno: “Mi pare che il voler intitolare la piazza davanti al Comune all’8 Marzo sia una sorta di scambio inaccettabile”.

Tocca all’assessore all toponomastica Paolo Asti fare la replica: “Ho sentito parlare di bugie, trasformando mezze verità in bugie tutte intere. Il sindaco Peracchini non ha chiesto l’intitolazione dello slargo a Josè Maria Escrivà. Il sindaco semmai ha chiesto all’assessore Asti a che punto era l’iter dell’intitolazione richiesta nel 2012. Mi sono informato e l’ho trovata bocciata in maniera immotivata perché come ragione si diceva che non aveva niente a che fare con la comunità spezzina. Una motivazione inaccettabile perché allora non avremo intitolato una piazza a Kennedy. A quel punto, di mia spontanea volontà, ho portato in commissione il tema. Come ha detto anche l’onorevole Orlando, il parere del vescovo è perfettamente inutile come inutile sarebbe chiedere alla chiesa il permesso. Sarebbe una richiesta pleonastica. Ma, per rispetto al lavoro della commissione, ho chiesto che facesse una verifica, da qui la mezza verità. E a Pecunia rispondo che quando parla di scambi con l’8 marzo dovrebbe documentarsi: la Consulta femminile aveva chiesto uno spazio e uno spazio consono. Nessuno scambio”. Frijia si scalda in pochi minuti d’intervento (“siete voi a dire bugie, quante volte avete detto che l’ospedale sarebbe stato fatto, nel 2003, 2004, 2005, 2013, etc…”), Manfredini chiede che “trattandosi di scelta politica che non prevede per forza l’unanimità, almeno non succeda in futuro…”.

Il forzista Fabio Cenerini bolla la mozione della minoranza, anticipando virtualmente ciò che poi sarà l’esito della lunga serata. Massimo Lombardi, comunista ma anche cattolico praticante, che divide la chiesa in due, fra l’animo conservatore e quello progressista, dei preti di strada, dei parroci di quartiere: “Non avrei mai fatto una scelta di quel tipo. L’approccio per queste decisioni dovrebbe essere ateo. Penso che Eugenio Giovando, Padre Dionisio sarebbero stato scelte più giuste. La nostra città, oltre che per le progettualità, non sia divisa anche in questo. Mai più insomma decisioni così forzate e intitolazioni universalmente riconosciuti a persone che abbiano fatto il bene della città e degli spezzini”.

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