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"orlando ammazza futuro"

Baldino lascia il Pd: "Centrosinistra delle segreterie, non della gente"

Nuovo cambiamento per l'ex consigliere di maggioranza: "Nobili usata e Sansa mandato al massacro".

Massimo Baldino Caratozzolo

Nel 2017 ha iniziato la legislatura come consigliere di maggioranza con la lista Guerri, a sostegno del sindaco Peracchini, poi è passato all’opposizione e in secondo momento ha aderito al Pd confluendo nel gruppo consigliare dei Dem. Adesso, per il consigliere comunale Massimo Baldino Caratozzolo, un nuovo cambiamento: lascia il Partito democratico, in aperta polemica con la gestione della cosa elettorale. Qui l’intervento con cui annuncia la sua uscita e ne illustra le ragioni:

Lascio il Pd. Una decisione meditata e sofferta. Ero stato cercato dai vertici del Partito circa un anno fa in quanto esponente cittadino di un mondo civico e ambientalista verso il quale il Partito Democratico dichiarava di volersi aprire. Precisai subito già dal primo nostro incontro, al quale era presente anche il vicesegretario nazionale Orlando, che alle buone intenzioni di cui è costellato l’universo politico dovevano seguire i fatti. E i fatti nel caso di un Partito che ha alle sue spalle una stagione politica travagliata, pesantemente bocciata più volte dagli elettori, sono evidentemente i volti a cui si intende affidare il nuovo messaggio politico. Lo dissi molto chiaramente: le candidature per un Partito che dice di voler cambiare sono importanti. E importante è il metodo usato per determinarle. 
Sono seguiti mesi difficili e comprensibili contestazioni nei miei confronti. Anche il gruppo Consiliare risultava spaccato in due con il sottoscritto e Dina Nobili, “usata” (prestate molto attenzione a questa parola perché sarà ricorrente) per portarmi dentro il Pd e mai difesa dopo che la mia entrata stava infiammando il partito. Io e la Nobili fummo trascinati in una disputa continua contro gli altri due nostri Consiglieri, colpevoli, oggi lo comprendo bene, di aver dimostrato negli anni autonomia di pensiero e di azione. Mai nessuno di coloro che avevano determinato questo ipotetico sfascio è intervenuto direttamente per moderarlo. Al contrario, si è teorizzato il conflitto permanente come metodo di lavoro, nel continuo tentativo di delegittimare chi non dimostrava fedeltà alla ditta, il Partito! 
Letteralmente abbandonati a noi stessi all’interno delle istituzioni.
Solo il buonsenso e il dialogo ha compiuto il miracolo di far ritrovare al gruppo consiliare (che peraltro in un partito commissariato conta …eccome) quella compattezza e forza necessaria per rappresentare il PD  e far ritrovare allo stesso una linea univoca, almeno in palazzo comunale. Ed eccoci dunque al fattaccio che esplica il gioco. Arrivano le regionali e venendo meno persino al primo articolo dello statuto del Partito che indica chiaramente negli iscritti chi deve decidere i nomi da candidare per le istituzioni (peccato che nessuno delle persone che mi hanno seguito nel pd sia mai stato interpellato) scopro che i giochi sono già fatti. E nel peggiore dei modi possibili visto i nomi che vengono messi in campo. C’è un ex assessore all’ambiente che non gode certo della fiducia della tanto sbandierata “società civile e ambientalista”, ci sono sindaci ancora in pieno mandato (alla faccia dei volti nuovi) c’è soprattutto un disegno, peraltro smaccatamente maschilista di “usare” (la parolina magica che torna) la presenza di genere unicamente per portare acqua al “predestinato alla poltrona”. Provate a sommare i voti delle due donne in lista e otterrete quasi esattamente i voti del consigliere regionale del Pd eletto.
Cosa ancor più grave a mio avviso, non c’è nessuna minima volontà di prendere un voto in più di quelli frutto del solito “rimestolamento interno tra gli iscritti e le loro famiglie”, cosa in cui il PD è oggettivamente abile. Altro che apertura alla società civile. Si manda dunque al massacro un candidato a mio avviso assolutamente nuovo e perbene quale Ferruccio Sansa, indebolendolo, prima con un tira e molla volto a strappare accordicchi su i territori e infine rendendolo poco credibile e appetibile da molti elettori proprio in virtù di candidature improponibili quale alla Spezia quella di Natale oltre ad altri nomi sulle altre province nate da quegli accordicchi. In sostanza si è fatto correre una Ferrari con le ruote di una 500. Ovvio che rispetto a Toti il distacco sia diventato storico quanto  vergognoso. Ma qualcuno invece festeggia… e chi comanda il Pd di fare una attenta analisi del voto non ci pensa neppure minimamente anche perché questa volta non c’è una Paita da incolpare, visto che si ama sempre attribuire tutti i fallimenti spezzini del Pd ai soliti nomi. Forse che stavolta la colpa è mia ? O delle liste fiancheggiatrici che invece hanno fatto il massimo per pescare dalla società civile nomi tanto credibili quanto purtroppo perdenti in partenza di fronte al “metodo Pd” di scegliere e far correre i propri candidati? 
Ecco perché, pur continuando a ritenere quell’area politica la mia area di riferimento e quel partito il mio “partito ideale” devo constatare amaramente che ancora una volta quel partito non c’è, visto che  si è deciso ancora una volta di offrire agli elettori spezzini una proposta politica frutto di logiche che di politico non hanno proprio nulla. E tanto meno di nuovo! Questa a me pare invece una vera e propria chiusura al nuovo dettata forse dalla volontà di Orlando che ha evidentemente tutto l’interesse a non far cambiare nulla sul nostro territorio. Qui in Liguria insomma non deve nascere nessuna nuova vela politica, ma aspettando Godot si deve unicamente distribuire cariche e poltrone. Esattamente la cosa di cui più ci accusano gli spezzini !!! Cari miei amici del Pd.
Me ne vado. Io che civico lo sono veramente caro Orlando. Perché io non mi faccio usare (parolina magica come vedete). Me ne vado perché odio vederlo fare, perché io, come tutti possono confermare, al Pd poltrone o ruoli non ne ho mai chiesti. Pretendevo dal partito solo un po’ di correttezza  e trasparenza. 
Ma non sbatto la porta. Perché nel Pd che può tornare a essere un grande partito, l’unico che può salvare l’Italia, ho conosciuto davvero tante splendide persone che in buona fede lavorano tantissimo, coltivando quel sogno, che è anche il mio, di riportare la città al centrosinistra. Ma al centrosinistra della gente. Non a quello delle segreterie politiche e dei loro amici!
Erba e Raffaelli continueranno ad essere per me, e per diversi mondi civici, riferimenti per un’attività consiliare che deve continuare visto che in questi anni hanno dimostrato impegno e serietà nella attività che hanno portato avanti.
Ma la fotografia del Partito Democratico purtroppo oggi è questa:
Orlando che dopo tanti anni deve rimanere a Roma in parlamento (ancora per quanto?) e intorno a lui tutto che deve perire. Perché la sua logica politica è esattamente questa, si teorizza la sconfitta, sempre e ad ogni tornata elettorale, perché così ci si assicura il seggio in parlamento e che intorno a lui non cresca nulla: niente gruppo dirigente e niente messa in discussione di una rendita di posizione personale. 
Caro Orlando, così facendo hai ammazzato intere generazioni e il futuro di una comunità, il tutto in maniera sfacciata e arrogante per un tornaconto personale.

Massimo Baldino Caratozzolo
(Consigliere Comunale)

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