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Politica

Acam in consiglio, Tartarini: "Momento importantissimo"

Intervista all'assessore al Rinnovo delle partecipate alla vigilia della discussione della delibera che rende possibile l'aggregazione. "Sorprese in vista? Non so, ma ringrazio i consiglieri per l'impegno".

La sala del Consiglio comunale della Spezia

Domani, lunedì 27 gennaio, il consiglio comunale spezzino sarà chiamato a discutere la delibera relativa all’avviso pubblico di manifestazione di interesse per l’aggregazione del gruppo Acam. Sulla scia di quanto avvenuto in altre assemblee municipali e della corposa discussione che si è svolta in sede di commissione, il dibattito sarà certamente molto acceso. Per l’assessore al Riordino delle partecipate, Jacopo Tartarini, quella di domani sarà la partita più importante.

Che cosa rappresenta per l’amministrazione questo passaggio?
“E’ la fine di un percorso di dieci anni, iniziato quando il sindaco Federici, appena eletto, ha deciso di affrontare i problemi che si trovavano sotto la pelle dell’azienda, tentando di risanarla. Ci sono stati diversi passaggi: dal cambio di management, al tentativo di concordato e sino al 182 bis. Ci sono poi state le vendite di Acam Gas e Acam Clienti, che rimpiangiamo come patrimonio e come competenze, che oggi i cittadini riconoscono più di allora. Se il consiglio darà l’ok sarà anche un inizio. I consiglieri darebbero il via a una fase nuova del nostro modo di intendere la proprietà nelle municipalizzate, un modello al quale peraltro ci costringono i tempi”.

Un cammino che ha coinvolto l’intera città, per anni. Chi segnala come protagonisti principali?
“Il merito di essere arrivati a questo momento è di Gaudenzio Garavini che ha affrontato più e meglio di ogni altro i nodi che dovevano essere sciolti, anche con scelte dolorose anche per i lavoratori, che sono il secondo grande protagonista della salvezza di Acam. Il terzo protagonista è il consiglio comunale, domani ogni consigliere affronterà un momento importantissimo della vita amministrativa di questa città, comunque la pensi”.

I sindacati hanno fondamentalmente approvato il piano, ma dalla Cisal Andrea Grando chiede come mai, visto che i debiti sono un fardello che rimarrà sino al 2032 e il servizio idrico è affidato ad Acque sino a quella data, non sia posta una clausola di salvaguardia della territorialità dei lavoratori sino a quel giorno, invece che per i primi cinque anni.
“Quella che abbiamo inserito è la migliore delle clausole standard possibili. Abbiamo il problema di decidere quanto alzare l’asticella del bando. Chiediamo investimenti, il superamento degli esuberi, la garanzia di una direzione territoriale, almeno 5 anni di autonomia per Acam Acque e Ambiente, la garanzia a favore dei lavoratori e il concambio azionario per un valore di 58 milioni. Si tratta di un insieme molto impegnativo, ma sono tutte questioni irrinunciabili e concatenate. I 58 milioni non serviranno per fare cassa, ma per avere un peso nel soggetto aggregante ed evitare operazioni non condivise sui lavoratori una volta che saranno trascorsi i primi 5 anni”.

Guerri invece sostiene che l’inserimento delle reti nel bilancio Acam non sia corretto – essendo proprietà dei Comuni – e che questo rappresenta un rischio in caso di aggregazione, perché ritiene che potrebbero essere alienate…
“Il tema delle reti deve essere guardato considerando il loro valore patrimoniale e quello degli investimenti, svolti prevalentemente dall’azienda. Sono patrimonio indisponibile e torneranno ai Comuni una volta terminata la concessione del servizio idrico. Gli investimenti invece sono patrimonializzati da azienda. Le reti sono beni demaniali definiti accidentali in quanto investimenti sostenuti dal gestore sia come costo di acquisizione in sede di emissione azioni nella trasformazione del 2001 di Acam da consorzio in società ed in seguito comunque effettuati da Acam. Tali beni sono comunque indisponibili ossia non alienabili dal gestore, impignorabili e da retrocedere agli enti locali al termine della concessione. E’ del tutto impossibile, pertanto, l’alienazione delle reti da parte del soggetto aggregante”.

Se su Acam c’è l’avvallo dei sindacati, sulla riorganizzazione di Atc ci sono più dubbi. Come pensate di procedere?
“Il 28 febbraio l’amministrazione incontrerà i sindacati e il 1° marzo la conferenza dei capigruppo valuterà l’ipotesi di nuove convocazioni delle commissioni competenti per effettuare audizioni di sindacati e azienda. E’ piuttosto inspiegabile la tensione sul riordino di Atc a confronto della maggiore tranquillità con la quale ci avviamo alla discussione della delibera di Acam. Credo che questa situazione derivi dal fatto che in Atc le condizioni aziendali sono buone e di questo riconosco il merito a Renato Goretta che ha lavorato molto bene. Però non occorre attendere di decidere, altrimenti la decisione rischierà di essere peggiore”.

Su Acam, dal consiglio si attende sorprese?
“Non lo posso prevedere. Credo che sia il momento centrale di questo mandato. Per quanto riguarda i rapporti con la maggioranza, sono nella condizione di dovermi ogni volta scusare con i consiglieri, persone che si dedicano alla politica per passione e non per vantaggio, e che sono coinvolte in decisioni complicatissime senza che possa essere riconosciuto il fatto che utilizziamo spesso tante loro buone idee. Ieri il Civ degli operatori di Piazza Cavour ha inaugurato l’ecocompattatore, idea oggetto di un ordine del giorno del consigliere Roberto Masia che più di ogni altro ha insisto per rendere possibile questo esperimento. Senz’altro non è stato ringraziato abbastanza. Martedì presenteremo l’isola ecologica mobile per la raccolta dei materiali fuori dagli orari consueti: ringrazio sin d’ora per la proposta i consiglieri del Pd e del Movimento cinque stelle. E’ importante che ci siano buone idee per buone pratiche”.

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