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Politica

A cent’anni dalla presa del Palazzo d’Inverno, ci si vede da Caran

San Pietroburgo, l'Incrociatore Aurora    (2006)    (foto Giorgio Pagano)

Si svolgerà mercoledì 29 novembre alle 21 il dibattito pubblico sull’attualità della via rivoluzionaria a cent’anni dalla presa del Palazzo d’Inverno. Presso la Sala Caran in Via Genova 1, Marco Ferrando, portavoce nazionale del PCL, racconterà le ragioni storiche di quell’evento e dimostrerà che oggi si stanno manifestando le medesime esigenze di lotta per la sopravvivenza che possono trasformarsi in emancipazione sociale.

“Rappresentare la rivoluzione d’Ottobre come colpo di Stato significa farne una caricatura. Significa leggere le grandi vicende storiche con la lente deformata dell’ideologia e del complottismo. La rivoluzione d’Ottobre fu in realtà il completamento della rivoluzione russa del febbraio 1917, che aveva rovesciato la monarchia zarista con una immensa (e imprevista) sollevazione di popolo. Da quella sollevazione – sospinta dalla fame, dalla guerra, dall’aspirazione alla terra delle grandi masse contadine – nacquero grandi organizzazioni di massa che rapidamente pervasero l’intera Russia, basate sulla partecipazione diretta di milioni di operai e di contadini. Ma la rivoluzione sarebbe stata impossibile senza la forza d’urto della classe operaia e senza il sostegno di grandi masse contadine. Ciò che peraltro consentì alla rivoluzione di reggere nei terribili anni successivi nonostante l’attacco di 14 eserciti stranieri e i tentativi di controrivoluzione zaristi.
Lenin e la rivoluzione russa sono stati rimossi dalla cultura dominante perchè evocano la possibilità di un’altra organizzazione della società umana. Non una società fondata sulla dittatura di una piccola minoranza che concentra nelle proprie mani tutte le leve del potere economico ( industria, banche, grande commercio) e che di conseguenza domina un potere politico costruito a propria immagine e somiglianza. Ma una società in cui la maggioranza, a partire dalla classe lavoratrice, possa decidere realmente cosa produrre, come, per chi, in relazione ai bisogni di tutti e non al profitto di pochi. Unaeconomia democraticamente pianificata che possa capovolgere il segno sociale della globalizzazione capitalista mettendo al servizio della società le immense potenzialità della scienza e della tecnica. ”

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