La Spezia - Il sistema di gestione delle mense dell'arsenale spezzino va bene. Non tanto per le indagini che hanno riguardato uno dei fornitori di carne, anche perché al momento sembrerebbe che alla Spezia non siano arrivate partite del prodotto oggetto dell'inchiesta. Quello che i sindacati contestano sono l'organizzazione e la cronica carenza di investimenti, elementi che da tempo sono sotto i riflettori delle sigle di categoria.
Ogni giorno circa duemila persone consumano i pasti preparati nelle quattro strutture (tre interne al perimetro della base militare e una ai Pianelloni) da parte di 54 dipendenti civili che hanno un'età media elevata (55 anni) e ai quali devono necessariamente essere affiancati colleghi militari a causa delle mancate assunzioni degli ultimi anni.
A scoperchiare la pentola contenente i problemi delle mense arsenalizie, anche in conseguenza al campanello d'allarme rappresentato dalle indagini, sono stati questa mattina Daniele Lombardo ed Emanuele Bernardini per la Fp Cgil, Franco Volpi e Iliano Calzolari per la Cisl Fp, Andrea Canali e Cari Rossi per la Uilpa e Ilio Bonomi e Giuseppe Lo Bono per la Flp Difesa.
"La Difesa - ha detto Calzolari - è la Cenerentola di tutti i ministeri e la base spezzina la è tra tutte quelle italiane. Non ci sono investimenti e risorse a disposizione: dei 30 milioni promessi per il Piano Brin in tre anni, ne sono arrivati 4. E il triennio è finito... Nelle mense ci sono difficoltà per il mantenimento degli standard di igiene richiesti dal protocollo Haccp e con l'introduzione delle gare attraverso il Mepa, dove si procede a maggior ribasso, le cose sono peggiorate ulteriormente. Le indagini diranno se abbiamo ricevuto carne avariata anche noi, ma in ogni caso i problemi delle mense ci sono".
Secondo Bernardini si poteva scegliere di bypassare il mercato elettronico. "Da sempre diciamo che sarebbe stato meglio proseguire i rapporti con i fornitori locali, anche perché ci sono stati episodi in cui le commissioni di controllo hanno deciso di rimandare indietro la carne che si presentava eccessivamente grassa. Abbiamo scritto una lettera al capo di stato maggiore della Marina, l'ammiraglio di squadra Valter Girardelli, ma non siamo stati ascoltati. Chiediamo dignità per chi consuma i pasti e per chi lavora, in condizioni spesso difficili.
Le cucine, infatti, hanno bisogno di un importante ammodernamento: i 30mila euro stanziati per l'interessamento dell'ammiraglio Giorgio Lazio, comandante del Dipartimento marittimo nord, non sono sufficienti.
"Il passaggio della gestione delle mense dall'arsenale a Maristanav e poi a Marinanord ha fatto registrare un peggioramento continuo della situazione negli ultimi 10 anni. Siamo riusciti a convincere l'amministrazione della necessità di ritornare sui propri passi - ha annunciato Bonomi - e da marzo attendiamo che la competenza venga riportata sotto Marinarsen, ma ci sono rallentamenti. Chiediamo inoltre di superare l'ottica delle aste al ribasso per le derrate alimentari".
"Speculare sul cibo è una cosa vergognosa - ha ribadito Rossi -. Servono investimenti a 360 gradi, ma anche una collaborazione che abbiamo sempre cercato e che quasi mai abbiamo trovato".
La chiosa è stata di Volpi che ha sottolineato come "a livello nazionale sia all'ordine del giorno il tema degli accordi con la Francia per la possibile stretta collaborazione con l'Italia in un settore strategico come quello della Difesa. Dovremmo essere impegnati a ragionare su quali eccellenze portare avanti in un'ottica di condivisione degli obiettivi - ha concluso - e invece ci si trova ancora a parlare di punti di caduta su questioni così spicciole. E su argomenti come la scuola di formazione interna all'arsenale per il trasferimento del know how ai nuovi assunti o le risorse per gli investimenti abbiamo sentito solo tante belle parole".