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Economia

Lui, lei e il bimbo: poveri ‘assoluti’ se spendono meno di 1.300 euro al mese

La soglia di povertà assoluta varia a seconda della composizione del nucleo familiare e dell'area di residenza. Ecco cosa dice l'Istat.

Un carrello verso la cattedrale

Soglia di povertà assoluta. Una definizione abbastanza sinistra che sta per il valore monetario, a prezzi correnti, del paniere di beni e servizi considerati essenziali per ciascuna famiglia, che viene quindi considerata assolutamente povera se sostiene una spesa mensile per consumi pari o inferiore a tale valore monetario. La soglia si calcola tenendo conto di vari parametri legati soprattutto alla composizione del nucleo famigliare e alla zona di residenza.

Secondo l’Istat, per una famiglia di tre persone – genitori e un bambino che va alle elementari – residente alla Spezia la soglia di povertà è è di 1.317 euro. Tradotto: se un nucleo familiare che vive nel capoluogo, e che ha questa composizione, spende meno questa somma, rientra nella sventurata cerchia degli assolutamente poveri.
Una famiglia più grande – immaginiamo di aggiungere al nucleo precedere un figlio adolescente e un nonno ‘a carico’ -, sempre residente nel capoluogo, deve fare i conti con una soglia di circa 1.822 euro.
Un single che sta in città? Per lui la soglia è di poco inferiore ai 780 euro.

Guardando a centri meno grandi e popolosi – come Sarzana e Lerici – la situazione, secondo l’Istat, cambia un po’. Per la già menzionata famiglia da tre elementi la soglia di povertà diventa di 1.257 euro. Cala a 1.738 il valore per il nucleo da cinque (genitori 40enni, un figlio alle elementari, una ragazzina alle medie e nonno in salotto). La soglia di povertà per un single di Piazza Matteotti? 730 euro e spiccioli.

Vi riconoscete in questi valori? L’Istat è un’istituzione, ma la tavolozza della statistica non sempre può cogliere tutti i colori.

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