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Appello alle istituzioni

La staffetta delle imprese dell’ospitalità: "Situazione drammatica"

Stamani manifestazione itinerante da Sarzana a Piazza Europa con la consegna di una lettera al Prefetto: "Dietro di noi c'è un indotto che produce il 30% del Pil. In molti non ce la fanno più".

I commercianti in piazza Europa

“Siamo nelle vostre mani”. Si conclude così la lettera che questa mattina Eros Sabella, titolare del locale sarzanese Kulchur 21 e Paolo Bianchini, presidente del Movimento Imprese e Ospitalità, hanno consegnato al neo prefetto della Spezia Maria Luisa Inversini al termine della marcia partita da Piazza Matteotti. I sedici chilometri fra Sarzana e la sede della Prefettura sono stati coperti da cinque staffettisti che hanno portato simbolicamente la missiva, rivolta al Governo e a tutte le istituzioni, che contiene la richiesta di aiuto da parte di tutti gli operatori del settore Ho.re.ca che non intendono riaprire le loro attività ritenendo che non sussistano le condizioni – economiche e logistiche – per farlo in sicurezza dopo l’emergenza Covid-19.

In strada per non finire per la strada, questo il nostro slogan – ha letto Sabella nelle due piazze e nelle tappe intermedie – che potrebbe sembrare esagerato ad un orecchio che ignora le nostre realtà ma che proprio non lo è data la drammatica situazione in cui siamo costretti e che nonostante si possa pensare il contrario non andrà certo a migliorare. Sperare di tornare alla normalità con il tempo non porterà a nulla se prima non si risolve una situazione che è stata tutto fuorché normale. Mancano i soldi, gli aiuti concreti e un progetto a lungo termine. Ci hanno dato solo promesse ad oggi non ancora mantenute e se una parte del nostro settore fallirà ci sarà un effetto domino che coinvolgerà tutti. Le casse sono vuote e i soldi servono subito per poter pagare i costi della messa in sicurezza, del materiale per la sanificazione e la protezione individuale, per l’adeguamento degli spazi e per comprare le materie prime che sono anche aumentate di prezzo. Dateci i mezzi adeguati per tornare ad essere parte attiva del paese, vogliamo solo essere messi in condizione di fare il lavoro che amiamo come abbiamo sempre fatto”.

“Dobbiamo avere rispetto per chi ci ha lasciato a causa del virus – ha sottolineato invece Bianchini – ma dobbiamo anche avere l’obbligo di pensare a tante persone che da tutta Italia ci chiamano per dirci “non ce la facciamo più”, tra qualche mese non ci saranno più i soldi per pagare gli stipendi e le pensioni. Chi ha aperto si è reso conto che avevamo ragione noi e ora sta chiudendo, ci hanno messo gli uni contro gli altri demonizzando chi cercava di ridare un po’ di socialità. Su di noi è stata scaricata una responsabilità enorme ma non ci è stata data sicurezza sulla ripartenza. Dietro di noi – ha concluso – c’è un indotto che produce il 30% del Pil eppure il Governo non ha ancora voluto ascoltarci”.

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