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Economia

Cantieri San Marco, un altro yacht se ne va?

Dopo il 74 metri finito in Olanda per essere completato dopo anni di attesa, alcune voci parlano dell'addio anche al 75 metri. I sindacati: "Situazione disperata. Altro schiaffo ai lavoratori". E intanto non si hanno notizie della cassa integrazione.

L'arrivo dello yacht da 75 metri costruito dai Cantieri San Marco nelle acque olandesi

La situazione degli oltre 60 lavoratori dei Cantieri San Marco continua ad essere avvolta da una cortina di fumo, che pare ben lontano dal volersi diradare.
Sul fronte del riconoscimento della cassa integrazione straordinaria per una trentina di dipendenti non ci sono notizie di sorta da parte della famiglia Calderan, proprietaria dello stabilimento di Pagliari, né informative di avvio delle procedure da parte del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
E se le cose non si muovono in positivo, come spesso accade, pare aumentare esponenzialmente il rischio che precipitino in territorio negativo.

Alla nave in lavorazione da anni nello specchio acqueo del cantiere oggi si unisce solamente lo scafo di un mega yacht da 74 metri, commissionato ai Cantieri San Marco nel 2006 da parte dell’agenzia Monaco Yachting & Technologies. Stando ad alcune voci raccolte tra i lavoratori e da fonti esterne all’impianto produttivo, lo yacht, ancora privo di motori, potrebbe essere in procinto di lasciare il golfo alla volta di un cantiere estero disposto a completare la commessa che ha accumulato ritardi enormi.
Le indiscrezioni e il fremere di incontri tra i vertici dello stabilimento e la proprietà farebbero quindi pensare che il 74 metri sia ormai in procinto di seguire le orme dell’altro mega yacht che sino a settembre era ormeggiato alle bitte dei moli di Pagliari, sotto sequestro da tempo per un contenzioso. Questo secondo mega yacht, un 75 metri commissionato nel 2007, sempre attraverso la società monegasca – che ha peraltro avviato una pratica legale nei confronti dell’armatore e dei Cantieri San Marco -, il 15 ottobre scorso è giunto nel cantiere olandese Icon yachts, nella città di Harlingen.

A quanto pare, quindi, anche questo secondo armatore sarebbe intenzionato a far terminare altrove l’imbarcazione, alleggerendo ulteriormente di lavoro un cantiere che ha a dir poco problemi di commesse e di occupazione, senza contare il danno in termini di ricadute per l’indotto, visto che si stimano in almeno 80 milioni di euro le risorse che sarebbero state necessarie per completare entrambi gli yacht.

“È pertanto nell’interesse di tutte le parti Comune, cittadinanza, lavoratori e non da ultimo della nostra azienda – afferma a CDS l’amministratore delegato di Monaco Yachting & Technologies, Peter Lander – che il progetto rimanga alla Spezia dove siamo pronti a portarlo a termine con o senza i Cantieri San Marco per il tramite dei nostri fornitori e subappaltatori”.

Preoccupazione è stata espressa anche dai sindacati di categoria, che i lavoratori scippati di lavoro all’interno di un’azienda che ha chiesto di ricorrere agli ammortizzatori sociali proprio per la crisi in fatto di carichi di lavoro.
“Se le voci venissero confermate – afferma Graziano Leonardi, segretario provinciale Uilm – si tratterebbe dell’ennesimo schiaffo ai lavoratori e alla città. Quell’area non può rimanere improduttiva, è enorme e fortemente appetibile per tanti player del settore nautico. L’impressione è che difficilmente si arriverà ad un rilancio della produzione e il rischio è che si vada verso la vendita del cantiere”.
Oltre a San Lorenzo e Azimut, in un settore in cui ci si sta portando verso metrature sempre maggiori, sarebbero molti i marchi interessati all’area in concessione alla famiglia Calderan, in regola con canoni e in linea sotto il profilo degli investimenti eseguiti.
“La situazione – aggiunge Matteo Bellegoni, segretario provinciale della Fiom – rimane disperata, a prescindere dalla permanenza o meno dello scafo dello yacht. Speriamo che la proprietà si degni di dirci qualcosa sul futuro del cantiere, perché al momento non abbiamo notizie nemmeno riguardo alla cassa integrazione straordinaria per i lavoratori”.

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