LA REDAZIONE
Scrivici
PUBBLICITÀ
Richiedi contatto
Economia

Camere di commercio, La Spezia in anticipo sulla riforma

Il decreto attuativo della legge Madia sugli enti camerali impone le fusioni, cosa già avvenuta con l'unione con Savona e Imperia. Tagli e razionalizzazioni in vista: cambia radicalmente il ruolo che dovrà essere svolto.

Camera di commercio della Spezia

Le Camere di commercio sparse per lo Stivale dovranno passare da 105 a 60. Una riduzione che era nota da tempo, ma che è stata ufficializzata nella tarda serata di ieri dall’approvazione del decreto attuativo della riforma Madia relativa al riordino degli enti camerali.
Il provvedimento garantirà, secondo il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda “importanti risultati in termini di efficienza, razionalizzazione e risparmio per le imprese. Un nuovo modello in grado di dare risposte concrete alla necessità di riorganizzazione sul territorio e di definire con maggiore precisione le funzioni delle Camere”.
Una riforma della governance incisiva e un sostanziale ritocco delle funzioni, che si accompagna al taglio del 50 per cento delle risorse derivanti dal diritto annuale a partire dal 2017 (scendendo da 822 a 411 milioni), che poi è il vero punto dolente della riforma. Certamente quello che maggiormente mette gli enti camerali di fronte alla necessità di cambiare ruolo e razionalizzare fortemente le strutture.
Una rivoluzione, quella del riordino, che il governo chiede venga attuata in tempi brevi, imponendo a Unioncamere di mettere nero su bianco un progetto che tenga conto di due vincoli: dovrà esserci almeno una Camera di commercio per Regione e andranno accorpate quelle con meno di 75mila imprese iscritte.
Paletti che erano già noti, come detto, e che hanno spinto le Camere di commercio liguri a prendere il toro per le corna con largo anticipo, procedendo alla fusione delle Camere della Spezia, Savona e Imperia nella Camera di commercio Riviere di Liguria che si affianca a quella del capoluogo di regione. Una mossa d’anticipo che consentirà di affrontare con maggiore tranquillità le altre imposizioni di legge.
Si tratta, ad esempio, della riduzione del 30 per cento dei consiglieri e dell’introduzione della gratuità per tutti gli incarichi diversi dai collegi dei revisori.
Secondo un maggiore controllo da parte del Mise saranno previsti, inoltre, limiti al trattamento economico degli amministratori, dei dirigenti e dei dipendenti delle Camere, delle Unioni regionali e delle Aziende speciali. Scatterà il limite a due mandati per un massimo di 10 anni (tre mandati in precedenza) per gli organi di governo e sarà necessaria l’approvazione del Mise sull’attività di gestione straordinaria (es. costituzione Aziende speciali). Una serie di controlli che mirano a scongiurare sprechi e doppioni che negli ultimi anni si sono visti a macchia di leopardo in tutta Italia.

La riduzione delle funzioni e delle competenze dovrà, nelle intenzioni del governo, portare le Camere a fornire servizi reali alle imprese, avvicinando la propria funzione a quella di ufficio di consulenza. Un ruolo che può essere svolto con grande efficienza da enti che hanno a disposizione tutte le informazioni e i canali necessari per la promozione e il sostegno dell’economia, anche in rapporto con gli investitori esteri, avendo a disposizione il sistema le Camere di commercio all’estero.

Più informazioni