LA REDAZIONE
Scrivici
PUBBLICITÀ
Richiedi contatto
La rinascita di un marchio storico

Baglietto, pronto il terzo capannone ora si punta alle aree del CSSN

In consegna due yacht a clienti americani, il cantiere di Ruffino si racconta. L'ad Gavino: "Diamo vita ai sogni degli armatori".

A otto anni dalla separazione dal sito storico di Varazze, la sfida è vinta per il nuovo corso di Baglietto targato Gavio. Nel 2020 il cantiere sfiora la top 10 del Global order book per gli yacht sopra i 24 metri, ancora lontana dai giganti del settore (e vicini di casa) ma con un valore della produzione che tocca i 40 milioni di euro e due yacht per altrettanti clienti americani da varare nei prossimi mesi. Dal 2012 sono stati spesi 25 milioni di euro nel cantiere spezzino e oggi il business inizia ad avere spalle abbastanza larghe da stare appena comodo sui moli a ponente di punta San Bartolomeo. “Negli ultimi anni abbiamo dimostrato una costanza che non tutti i cantieri possono vantare – sintetizza l’ad Michele Gavino – Ogni anno abbiamo fatto almeno una consegna, anche dopo la grande crisi del 2008 non abbiamo mai smesso di lavorare. Con l’entrata del gruppo Gavio abbiamo scommesso tutto sul sito spezzino per le sue potenzialità di sviluppo nel settore delle barche di maggiori dimensioni”. E il tempo è stato galantuomo per l’azienda, tra le animatrici della nuova Confindustria Nautica.

Oggi l’azienda ha voglia di raccontarsi, anche alla stessa città che li ospita e che è stata una delle chiavi del rilancio di un marchio storico, fondato nel 1854. Una curva secca su Viale San Bartolomeo e il muro del Centro di sperimentazione navale celano alla vista i piazzali ordinati dove brulica il lavoro delle maestranze. Ci sono sei yacht in lavorazione in questo momento. “Abbiamo un modello snello con 54 dipendenti diretti ma anche il contributo di aziende specializzate per le forniture e il lavoro a bordo in ogni fase – illustra il manager -. Utilizziamo i migliori artigiani industriali per garantire la customizzazione che rende i nostri prodotti unici”. La maggior parte delle ditte vengono dal distretto ligure-toscano della nautica: un punto di forza, ma con qualche criticità. “Facciamo fatica a farli crescere rispetto al passato. Sono molto bravi a lavorare ma hanno generalmente qualche difficoltà sui tempi di consegna. Non hanno le dimensioni che gli permettano di lavorare come un’industria”.
Se la qualità dei fornitori è alta, ma la tempistica rimane comunque decisiva. Perché se il Made in Italy nel settore non conosce competizione lo si deve anche alla capacità di ritagliare il prodotto a misura del cliente. In ogni momento della lavorazione, i desideri diventano realtà. E alcuni clienti non temono di cambiare idea. Nei due anni e mezzo che servono a creare una barca sui 50 metri le scelte da prendere sono moltissime e alla fine nessun esito è uguale ad un altro. “La differenza si fa nella capacità di fare oggetti unici e particolari – spiega Gavino -. E’ fondamentale essere flessibili e in grado di modificare in corsa secondo le indicazioni che vengono dall’armatore, nei limiti del contratto. Nell’ultima barca che abbiamo costruito si è deciso di cambiare il legno delle cabine per ben tre volte. Non solo lo abbiamo fatto, ma siamo stati in grado di portare la barca in tempo al Monaco Yacht Show. Lavoriamo per creare un rapporto molto forte e particolare con l’armatore, siamo coscienti che stiamo dando vista ad un suo sogno”.

Non è un caso ci siano clienti che sono tornati a distanza di pochi anni per cambiare magari un 42 metri in un 48 metri. Si parte a creare in ogni caso dalle linee proposte del cantiere. “La serie Fast è il nostro fiore all’occhiello, perché da sempre Baglietto è ricordato per la velocità – spiega l’ad – La T Line è la serie classica, la V Line propone la prua verticale, mentre MV Line ricorda i MAS e quindi la storia delle imbarcazioni militari”. Infine c’è il filone delle imbarcazioni da avventura, che Baglietto chiama la EXP Line: nate per esplorare, con grande autonomia e addirittura un’officina a bordo per superare qualsiasi difficoltà. Quest’ultimo è il vero trend mondiale in questo momento. L’altro è premiare la sostenibilità dei processi di costruzione, concetti che iniziano ad entrare negli orizzonti degli armatori. Baglietto è tra i produttori che ha aderito alla Water revolution foundation che promette di allineare il settore all’agenda della Nazioni Unite per il 2030. Intanto nella fabbrica di Ruffino sono bandite da qualche tempo le bottiglie di plastica: se ne buttavano via circa 600 al giorno un tempo.

A marzo sarà pronto il terzo capannone che permetterà di lavorare unità fino a 65 metri. Già certificato Iso 9001, il cantiere ha ottenuto il primo stage per la Iso 45001 sulla sicurezza dei lavoratori. La partita per il futuro, se il portafoglio ordini continuerà a crescere, si gioca anche in questo caso sugli spazi a disposizione per il refitting. “La aree del CSSN attigue al cantiere non sono completamente utilizzate e noi saremmo pronti ad espanderci. Ne stiamo parlando con la Marina Militare – spiega Gavino -. L’ideale sarebbe ottenere una concessione di lungo periodo che renda sostenibili gli investimenti per migliorare quegli spazi. Il Miglio Blu? Con il Comune della Spezia abbiamo un buon rapporto, anche se devo dire che per ora non abbiamo dovuto fare particolari richieste”. Infine Baglietto salirà anche a bordo anche di Nave Trieste, in costruzione presso Fincantieri. Le due combat boat per operazioni speciali imbarcate sulla più moderna delle unità della Marina Militare avranno il simbolo del gabbiano.

Più informazioni
leggi anche
Baglietto BZero
Ecco il prototipo bzero
Propulsione ibrida a idrogeno, oggi sui moli di Baglietto e presto sugli yacht