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Economia

Aperitivi, cene e shopping rivoluzionati. Parlano i commercianti

Un'altra giornata passata tra i negozianti e una previsione preoccupante da bar e ristoranti: "Futuro incerto per chi non avrà abbastanza spazio". Da altre attività comerciali: "Percepiamo la voglia di normalità e sarà tassativa la mascherina".

“Dirigeremo il traffico”. Una battuta, dalla barista di fiducia, che riassume perfettamente il sentimento di incertezza di molti titolari di bar e ristoranti alle prese delle novità in vista del 18 maggio. Tra l’arrivo della direttiva Inail, gli obblighi per titolari e clienti la vita di tutti i giorni potrebbe diventare una lunga coda, un addio alla pausa lunga al bar, un caro saluto al classico aperitivo con buffet e meno facce da vedere al ristorante. Una vita nuova per tutti, dunque, con flussi meno intensi e la speranza di poter lavorare in un modo o nell’altro per non buttare all’aria i sacrifici di una vita. Anche se per tutti non andrà allo stesso modo, soprattutto per chi ha un locale piccolo e scarsa possibilità di allargarsi all’esterno.
Cosa succederà il 18 maggio sarà da scoprire sul campo e già ieri Città della Spezia aveva fatto una prima ricognizione (leggi qui). Anche le storie di oggi sono molto varie che comunque racchiudono iniziative comuni: i clienti senza mascherina non entreranno e ci sarà gel lavamani ovunque.
Queste le regole base, già adottate da chi ha già riaperto. Quando però si parla anche del calo dei dipendenti gli occhi dei titolari, rimasti fuori dalle mascherine, si fanno più tristi. Quelle che seguono sono le loro testimonianze.
Dalla storica pasticceria Rossi di Mazzetta raccontano: “Inevitabilmente rinunceremo ai flussi ai quali eravamo abituati prima della pandemia. Intanto ci siamo attivati con l’adozione del plexiglass nella zona della cassa e i clienti non potranno stare al bancone. Per la disposizione dei tavoli faremo del nostro meglio sia dentro che fuori, alle brutte, ‘dirigeremo il traffico’ (ride, Ndr). Abbiamo già pensato di levare delle sedute. Leggeremo con attenzione le direttive Inail chiaramente”.
Pian piano i portici si rianimano e dopo una riscoperta del negozio di vicinato c’è voglia di vedere facce nuove ed è capitato che qualche turista della seconda casa sia comparso nel fine settimana passato. Serenella e Marta di Pausa caffè hanno continuato a lavorare anche durante il lockdown: “In quei giorni – raccontano – lavoravamo solo al mattino per limitare gli accessi al negozio. Dal 18 maggio matura la speranza che ci possa essere più passaggio, ci siamo dotate di gel lavamani e imposto l’entrata ai clienti solo con la mascherina. In terra poi abbiamo segnato la distanza di sicurezza. Nel fine settimana passato abbiamo notato movimento, molte erano famiglie e qualcun vestito da trekking”.

Si cerca di guardare con ottimismo, anche se non è semplice, dalla Profumeria Contatto, il titolare Alessandro racconta: “Per me è gratificante ritrovare i miei clienti e ho notato che c’è tanta voglia di normalità e di tornare a vivere. Io sono sempre stato molto attento alla pulizia in negozio oltre a quello che facevo prima spendo un’ora in più per pulire tutto ogni giorno e mi sono attivato per la sanificazione con l’ozono. I clienti potranno entrare solo con la mascherina, il tester dei prodotti sarà mostrato da me senza che possano toccarli, stesso discorso per la bigiotteria. Guardiamo avanti, ci proviamo e cerchiamo di avere fiducia nel futuro ma non sarà comunque semplice”.
E’ un futuro tutto da riscrivere, comunque, per i bar e i ristoranti che rinunceranno agli spazi interni e dare garanzie anche ai dipendenti. E tra le modifiche ci saranno anche quelle degli orari.
La titolare Ilaria della caffetteria Ilaria sta cercando di valutare la disposzione dei tavoli anche all’esterno. “Sarebbe importante riuscire a capire come potremmo sistemarci, anche perché non possiamo sparpagliare i tavoli su tutta la via. Nel ragionamento degli orari non possiamo pensare di aprire alle 5 del mattino e fare una tirata fino alle 2 di notte, io sono anche una mamma non voglio rischiare di non poter stare con mio figlio a fronte del fatto che il mio lavoro è molto impegnativo. A spaventarmi di più è la durata di queste regole. Io ho dieci dipendeti e per qualcuno sono riuscita a sbloccare qualche ora. L’unico sollievo di queste settimane è che di sua iniziativa la Curia ha sospeso gli affitti per i fondi della zona. E’ stato un aiuto concreto, l’unico fino ad ora”.

Andrea dal bar Via Veneto 25 cerca di essere realista: “Le direttive Inail mettono in evidenza una condizione specifica: se ci sono gli spazi si può fare. Penso ai colleghi che non ne hanno, come faranno? Noi abbiamo ricominciato a lavorare con l’asporto e stiamo ingranando, certamente dovremmo ritoccare orari, pietanze. E ci confrontiamo con quello che sta mancando ora: scuole chiuse e uffici ancora a metà servizio. Anche i turisti non ci sono ma dobbiamo fare un ragionamento a parte: quando torneranno? Poi penso anche ai miei dipendenti. Leggeremo con attenzione le linee guida dell’Inail e ci adegueremo. Di alternative non ce ne sono”.
Proseguendo giù per Via Del Torretto Roberto, titolare del ristorante “Da Bartali” fa un ragionamento sugli spazi e sul futuro: “Cercheremo di capire come organizzarci all’esterno solo che anche in questo caso è da interpretare perché certamente non sarà possibile occupare tutta la via per garantire le distanze. Per il momento una soluzione concreta sarà quella di mantenere anche il take away. Non posso pensare ai miei dipendenti, ora stiamo lavorando in 2. La Liguria non ha grandi distese per potersi allargare all’infinito, non sarà facile”.
A chiudere il giro di testimonianze le parole di Antonella e Cecilia di Pantondo: “Abbiamo letto le direttive e sembra che chi le ha scritte non ha mai visto un ristorante. Da questi provvedimenti sembrano escluse le realtà delle città storiche. Noi abbiamo un altro ristorante in Via Vecchio ospedale: congeleremo la licenza. Per Pantondo invece investiremo sul dehor e i clienti non potranno entrare all’interno. Resterà l’asporto. Come ristoratrici ci siamo attrezzate serve invettiva, perché di aiuti calati dall’alto non ce ne sono”.

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