La Spezia - L'ennesimo allarme, l'ennesimo appello alla città. Sempre più accorato, sempre più disperato. E' quello dei sindacati del settore Difesa, che vedono l'arsenale marittimo spegnersi di vita ogni mese e sanno che il tempo sta scadendo. Sono gli stessi vertici militari ad aver chiarito come, in mancanza di investimenti e assunzioni, al 2025 al massimo si raggiungerà il punto di non ritorno. Lo ha detto il capo di stato maggiore, l'ammiraglio Cavo Dragone, lo ha detto il comandante logistico, l'ammiraglio Serra e lo ha detto il comandante marittimo Nord, l'ammiraglio Lazio. Nel frattempo la Spezia non ha costituito un fronte capace di far valere le ragioni locali a differenza di altre città. “In questo lasso di tempo la situazione dell'arsenale e della base navale nell'ultimo si è ancora più aggravata – dice Iliano Calzolari della CISL -. Per fare due esempi: nell'officina meccanica si è passati da 25 a 16 persone, la parte amministrativa contava 6 persone e oggi sono solo in due. Per quanto riguarda le infrastrutture, delle annunciate officine polifunzionali non si è vista neanche l'ombra”.
Assunzioni e infrastrutture, il tasto su cui si batte è sempre il solito. A Taranto la politica ed i sindacati hanno fatto squadra e hanno portato a casa risultati, sfruttando anche l'attenzione su una città che vive e ha vissuto una crisi devastante, sanitaria ed economica. “Le loro 315 assunzioni sono oro colato in questo momento – dice Emanuele Bernardini della CGIL -. Avevamo chiesto un incontro con tutti i sindaci, compresi quelli della Lunigiana dove abitano tanti dipendenti della difesa. Crediamo che il primo cittadino di questa città dovrebbe essere con noi ai cancelli. Un segnale che smentisca quello che i dipendenti della Difesa pensano quando vai a parlarci, cioè che la città è contro l'arsenale. Perché nessuno muove un dito per difenderlo. Dalla Legge Navale in poi non si è mosso più nessuno, né di destra né di sinistra”. E il punto a cui si torna è lo stesso di un anno e mezzo fa: arrivare a Roma. Intanto attraverso i parlamentari spezzini, ma con un lavoro che coinvolga anche eventuali colleghi che si occupino del settore Difesa in generale.
“A Taranto si è mossa anche la chiesa quando è stato il caso – dice Andrea Canali della UIL -. Noi al 2020 non abbiamo visto un singolo segnale positivo e l'età media dei dipendenti è sempre più alta. La vedo male, ci hanno presentato un piano industriale di difficile attuazione. Il ministro Guerini non è venuto neanche una volta alla Spezia...”. “Conte è andato con sette ministri a Taranto – sottolinea Ilio Bonomi di FLP Difesa -, ma in generale si è instaurata una grande collaborazione tra Marina Militare e Comune che prevede la creazione di un polo museale nelle aree dismesse. Ciò che manca in questo territorio è questo: la costanza di andare in una sola direzione unendo le forze”. La richiesta quindi è di fare fronte comune portando più portatori d'interesse possibile tra le proprie fila. La difficoltà di partire dalla politica cittadina emerge pochi minuti dopo, quando iniziano le prime schermaglie tra maggioranza e opposizione anche all'interno della stessa terza commissione. La prossima puntata dovrebbe prevedere un'audizione dei vertici locali della base navale, che sicuramente aiuteranno ad avere un quadro più chiaro ma non potranno portare prospettive rassicuranti.
Nel mentre si capirà quanto l'impegno di trovare voci tra Camera e Senato a favore della causa spezzina avrà avuto successo. “Negli ultimi mesi non c'è stata la possibilità di incontrarci – il punto finale è della vicesindaca Genziana Giacomelli -. Ma sottolineo come ci sia comunità di intenti tra sindacato, amministrazione e la città tutta. Serve una strategia comune? Non è semplice da identificare. Mi sono trovata più volte a incontri con amministratori di città medio-piccole che hanno al proprio interno la presenza delle forze armate e per tutti il tema delle aree è una costante. La cosa più semplice a livello locale è costruire progetti su cui lavorare. Noi lo stiamo facendo con il CSSN e l'università in merito all'utilizzo dei laboratori da parte degli studenti. Si è costituito il distretto della subacquea a livello regionale, qui ci sono state una serie di realtà significative del settore che potrebbero fare ancora di più. Noi abbiamo già molte idee da condividere, il fatto di alzare il livello dell'interlocuzione politica ci permetterebbe di pensare ad un disegno un pochino più ampio”.