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59 realtà spezzine scrivono

"Noi strutture senza partite Iva, dimenticate da tutti"

Protagoniste dello sviluppo turistico degli ultimi anni, oggi sono in ginocchio visto che per loro non sono previsti aiuti governativi e chiedono aiuto a Toti e Peracchini: "Abbiamo il diritto di essere ascoltati ed aiutati almeno a livello locale".

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E poi ci sono loro. Sono le strutture recettive spezzine senza partita Iva, riunite nel comitato “SOS-HostLaSpezia”, che ne mette insieme 59. Bed-and-breakfast, affittacamere, appartamenti ammobiliati ad uso turistico, una piccola rappresentanza di un’ampia categoria di operatori, che da diversi anni sono un reale volano di crescita per l’economia spezzina. Per loro l’effetto Covid-19 è ancor più devastante che per i colleghi del ramo: non essendo titolari di un’attività svolta in forma imprenditoriale, rappresentata da associazioni di categoria istituzionalizzate, non possono infatti usufruire degli aiuti governativi, e chiedono così aiuto agli enti locali. Hanno preso carta e penna e hanno scritto due lettere, una al presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, l’altra al sindaco della città Pierluigi Peracchini e per conoscenza agli assessorati coinvolti: “Abbiamo il diritto di essere ascoltati ed aiutati almeno a livello locale, perché sul territorio ligure e in particolare nel comune della Spezia, siamo una presenza rilevante, senza la quale negli ultimi anni, il comune non avrebbe fatto fronte alla forte domanda turistica. Abbiamo evidenziato alcune problematiche, che stanno mettendo a dura prova la nostra comunità”.

Al Comune della Spezia spiegano ciò che è facilmente intuibile: ovvero che tutte le prenotazioni sono state cancellate e il futuro non è certo, ma le bollette, anche a zero consumi, continuano ad arrivare, con importanti oneri fissi (basati su tariffe da non residenti), il canone speciale Rai (per chi è dotato di tv) sarebbe da pagare, le prime rate condominiali e assicurative sono in scadenza mentre Imu, Tari ed Irpef sono imminenti. “L’ospitalità turistica, per molti di noi, è l’unica fonte di reddito; appartamenti destinati al turismo, con grandi sacrifici economici e personali, per sopperire ad una carenza del mercato lavorativo locale, che troppo spesso non è in grado di assorbire forza lavoro professionale, anche di fasce di età diverse”. “Un fenomeno autoalimentante – si legge in uno stralcio della lettera -, non solo per la bellezza dei posti, ma anche grazie alla nostra abilità nell’accoglienza, forse a detta degli operatori istituzionali del settore, poco formale, ma molto coinvolgente e prossima al turista, felice di vivere un contatto più personale, all’interno di un format turistico esperienziale, che cerca autenticità, momenti di scambio ed emozione sin dal primo incontro con il proprio Host, che è sempre pronto a farlo sentire come a casa e contemporaneamente anche in grado di appassionarlo alla scoperta del territorio”. Chiedono aiuto agli enti locali perché “lo Stato ha previsto degli stanziamenti per i
comuni e quindi grazie alla nostra rilevanza sul territorio locale, abbiamo diritto di chiedere al comune, (in quanto titolari di strutture extra alberghiere, riconosciute con codice CITRA), un aiuto concreto per sopravvivere all’imminente difficoltà. Non possiamo essere considerati strutture ricettive solo per pagare, ma dobbiamo essere anche noi riconosciuti, legittimi destinatari di contributi ed esenzioni, come soggetti coinvolti dalla crisi del settore turistico. Se lo stato centralmente non è consapevole della nostra esistenza, a livello comunale è un dovere farsi carico della nostra comunità, che si impegna da anni, con le proprie forze, ad accrescere il sistema economico interno, con entusiasmo e professionalità”. Suggeriscono di convogliare su di loro, parte delle risorse statali, come ad esempio la tassa di soggiorno 2019, che con tanti sacrifici abbiamo contribuito ad incrementare, per istituire un contributo a supporto dell’attività, l’esenzione di Imu e Tari, ormai prossimi, un intervento sui gestori di acqua, gas e luce, per azzerare e non congelare, gli oneri fissi delle bollette a zero consumi”.

Similmente hanno scritto ai vertici regionali, chiedendo altri tipi di aiuti e ricordando anche in questo caso che “da operatori privati per necessità, ci siamo trasformati a nostro modo, in operatori turistici e con grande capacità e passione abbiamo colmato una lacuna dell’offerta ricettiva locale, data dalle strutture alberghiere esistenti, rispondendo con competenza alla forte richiesta di ospitalità, derivante dal notevole flusso turistico verso le Cinque Terre”. Si legge nella lettera “spedita” a De Ferrari: “Se lo stato centralmente non è consapevole della nostra esistenza, a livello regionale e comunale è un dovere farsi carico della nostra comunità, che si impegna da anni, con le proprie forze, ad accrescere il sistema economico interno, con entusiasmo e professionalità. Ovviamente le nostre strutture sono nel comune della Spezia, ma siamo consapevoli di essere una rappresentanza elevata, in generale in tutta la Regione e gli interventi devono coinvolgere tutti coloro che sono sul territorio regionale, di cui con questa lettera, ci vogliamo comunque porre come portavoce, a tutela della categoria”. Chiedono in questo caso un contributo per il supporto all’attività, che tarderà a decollare o non decollerà proprio, visto che il turismo straniero è da dimenticare e probabilmente quello domestico soffrirà per una diminuzione del potere di acquisto delle famiglie, per la mancanza di ferie di molti, obbligati dalle aziende ad utilizzarle durante il periodo di “reclusione a casa, effetto covid-19”, per le restrizioni di spostamento, che probabilmente continueranno per molti mesi. E chiedono l’esenzione di Imu e Tari, ormai prossimi, sui quali abbiamo chiesto l’intercessione anche del sindaco della Spezia, senza dimenticare un intervento sui gestori di acqua, gas e luce, per azzerare e non congelare, gli oneri fissi delle bollette a zero consumi”.

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