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Analisi, tempi incerti e covid-19

"Noi balneari pronti anche ad un taglio dei posti ma servono certezze"

Taglio delle sdraio, Cna e Confartiginato intervengono sull'apertura per le manutenzioni delle spiagge: "Nostro settore congelato fino a poco fa. Arrivare alla stagione ha costi esorbitanti".

Stabilimento Venere Azzurra

I balneari si rimboccano le maniche e si preparano per la stagione. Lo fanno consci del fatto che per l’incombenza del Covid-19 potrebbero esserci meno posti in spiaggia, molte più mascherine anche per i bagnini e distanze sempre più lunghe tra una postazione e l’altra. Se ad esempio dovesse verificarsi il “taglio delle sdraio” qualcuno potrebbe addirittura dover rinunciare al 50 per cento dei posti disponibili. Questi ragionamenti però maturano con la stagione ancora al “palo” perché al momento l’unica apertura concessa dal governo è la possibilità di preparare gli stabilimenti e fare i lavori di manutenzione. Alcuni operatori alla Spezia e provincia avevano già cominciato i primi di marzo. I lavori però erano stati bruscamente stoppati per l’incombere dell’emergenza coronavirus che ha portato alla cassa integrazione di molti lavoratori e al congelamento di un settore come il turismo cuore pulsante e forte elemento di traino economico per la bella e aspra Liguria.
L’apertura sulla manutenzione, rasserena lo spirito dei balneari delle associazioni di categoria ma rimangono in sospeso alcune domande. Quando ci sarà l’apertura al pubblico? Dovranno andare tutti in spiaggia con la mascherina per un tuffo? Quesiti che troveranno risposte nelle prossime settimane, intanto dalle associazioni di categoria Cna e Confartigianato arrivano le prime impressioni sulla manutenzione e tra gli argomenti più importanti ci sono la sicurezza dei lavoratori e i legnami da smaltire. Un tema questo molto sentito sulle spiagge non solo della Val di Magra dove sono presenti moltissimi stabilimenti ma anche nel resto della regione.
Da Cna Balneari Roberto Zolesi spiega: “Ottenere la manutenzione è una soluzione logica. Noi ci siamo preparati, io e un mio dipendente dotati di tutti i dispositivi di sicurezza ci siamo messi al lavoro e se tutto andrà come deve andare saremo pienamente operativi per la prima metà di giugno, con un mese di ritardo rispetto agli altri anni. Per la sistemazione delle spiagge non c’è molto da dire: ne ho sentite di tutti i colori. Penso alla proposta della barriera di plexiglas e la ritengo una follia anche se non sembra realizzabile. Se ci chiederanno di dimezzare i posti siamo pronti a farlo, potenzieremo la sanificazione delle attrezzature e comporterà un costo. Agli inservienti di spiaggia chiederemo l’utilizzo di guanti e mascherine, ma pensiamo per un attimo a chi deve fare i salvataggi? Non ha senso inventarsi soluzioni ridicole. Poi pensando sempre al futuro, se pensiamo ai clienti: ci sarà da capire se molti di loro dopo questa crisi potranno ancora permettersi una stagione in spiaggia”.
“Noi ce la metteremo tutta – prosegue – e siccome io faccio parte del settore come imprenditore e parto da una consapevolezza: ogni anno quando apriamo come operatori partono 45mila euro di spese reali: la concessione demaniale, la pulizia dell’arenile, la Tari e altre tasse. E’ chiaro che prima di affrontare queste spese servono delle certezze. La pulizia di una spiaggia prima del coronavirus era curata con un accordo tra i sindaci di Ameglia e Sarzana. Noi ci saremmo occupati della pulizia dell’arenile e Acam si sarebbe occupata della rimozione. Il legname l’anno scorso era rifiuto speciale, da alcuni mesi è diventato ‘ordinario’ quindi può essere smaltito senza particolari trattamenti. Vorremmo che almeno questo fosse mantenuto, così facendo riusciremmo a dimezzare l’onere. Per quanto riguarda le concessioni demaniali se ce ne è la possibilità di lavorare si paga, ma sempre che si possa lavorare. Se non arriva l’ok come si può fare? Come balneari abbiamo anche una discussione con l’Ufficio tributi di Ameglia proprio per la Tari. Siamo pressati dalle tasse”.

In merito Confartigianato con Gianni Canale, responsabile regionale di Oasi Balneari spiega: “Abbiamo accolto con grande soddisfazione la possibilità di entrare nelle nostre strutture per effettuare lavori di manutenzione e allestimento delle attività balneari e dei piccoli chioschi. Non era più possibile perdere tempo. In questo modo saremo pronti ad accogliere i clienti al momento della riapertura degli stabilimenti”.
“Al termine della quarantena e con la ritrovata possibilità di spostamento sul territorio, l’auspicio è che le persone abbiano la voglia di trascorrere tempo all’aria aperta. Per questo noi gestori – sostiene Canale – avremo un ruolo importante nell’organizzazione delle strutture secondo le misure di sicurezza, come le distanze e la fruizione degli spazi. Chiediamo quindi solo di poter lavorare nelle migliori condizioni possibili”.

“Tra i vari interventi necessari, la rimozione di materiale ligneo che si è depositato sulle spiagge nell’ultimo periodo e la messa in sicurezza della costa, indispensabile per consentire agli stabilimenti stessi di lavorare in spiagge protette, scongiurando così nuove situazioni di emergenza. Una posizione che non vuole mettere ulteriore pressione nelle istituzioni in un momento già difficile – dice Canale – Ma che ha l’obiettivo di prevenire emergenze e problemi a vantaggio di tutto il sistema. Più volte la Confartigianato ha chiesto interventi urgenti di difesa della costa dall’erosione marina, dopo i numerosi danni causati dalle mareggiate che ciclicamente si abbattono sul litorale. Servono interventi di manutenzione delle scogliere soffolte già esistenti, con lavori di rifiorimento e di salpamento di massi, e la progettazione di nuove protezioni dove queste sono assenti”.

“È quindi necessario che i vari iter amministrativi, dalla Regione ai comuni, proseguano senza perdere ulteriore tempo – conclude Canale – La speranza è di poter riaprire gli stabilimenti con l’inizio dell’estate, in modo da non perdere del tutto una stagione balneare che sarà comunque, almeno in parte, compromessa. Anche per questo sarebbe opportuna una riduzione dei canoni per il periodo in cui non abbiamo potuto lavorare”.

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