La Spezia - Maschera: quanti significati evoca in noi questa parola! Oggetto di travestimento, simbolo di falsità e inganno, ma anche di allegria, spensieratezza, arte. Oggi, a tutte queste immagini, purtroppo, un'altra se ne è aggiunta e, per molto tempo rimarrà nel nostro immaginario di uomini e donne colpiti da un evento epocale che ci ha sconvolto la vita: le mascherine chirurgiche, compagne ormai inseparabili (e non sempre gradite) delle nostre giornate. Dalle incisioni delle grotte di Lescaux, nel sud della Francia (circa 16.000 anni fa), primo esempio che la storia dell'arte conosca, fino ai giorni nostri, la maschera è protagonista dell'espressione artistica in tutte le sue forme, ma in particolar modo nelle arti figurative. Ed è altresì simbolo di travestimento, sia facciale che dell'intera persona.
Nelle società più antiche, la maschera era anche una sorta di protezione magica, una difesa contro la consapevolezza della propria impotenza verso il fato: l'arte, con le sue rappresentazioni di maschere e mascheramenti, diveniva il riflesso di condizioni di vita esposte a forze fuori controllo. Così nell'arte africana, che venne recepita da alcuni movimenti artistici europei del Novecento, riportando in auge la maschera come soggetto d'arte. Non più solo nel
Carnevale, l'uomo smarrito del Novecento, sotto la spinta della psicanalisi e dei nuovi fermenti sociali, si traveste, nella vita quotidiana, indossando, come dice Paolo Conte “una faccia in prestito”. Figlio delle dionisiache greche e dei saturnali romani, il Carnevale, festa del travestimento per eccellenza, è da un punto di vista religioso e storico, un periodo di rinascita simbolica dopo il buio dell'inverno, dove ognuno, come a teatro gli attori, può recitare il ruolo che più gli aggrada.
Anche il Carnevale di Venezia, che alcuni hanno scelto come soggetto in questa collettiva, nacque come momento di livellamento dei ruoli sociali in una repubblica, la Serenissima, fortemente connotata dalle differenze di classe: per un giorno o per qualche ora il popolano poteva diventare nobile. Questa mostra viene inaugurata durante un carnevale sicuramente diverso dagli altri, dove lo smarrimento che tutti proviamo, è coperto da una mascherina che ci protegge (come nell'antichità?) da un pericolo purtroppo ancora poco conosciuto, e che ci livella in una battaglia comune. La collettiva on line dell'Ucai, proposta al numeroso pubblico che ci segue con attenzione, interpreta la Maschera nei suoi vari significati, con un eclettismo che è ormai connaturato nelle donne e negli uomini che fanno parte dell'associazione degli artisti cattolici spezzini.
Maschere e mascherine sono raffigurate e interpretate nelle più varie forme (dipinti e sculture). C'è anche una foto del Carnevale di Venezia, malinconica e nostalgica e un collage, dove le mascherine sanitarie sono applicate su volti dipinti (Bettati). Ci sono maschere appena intuite su fondali astratti, volti mascherati, maschere classiche come Pulcinella e Arlecchino, maschere psicologiche, volti impenetrabili. Il mio sincero apprezzamento và a tutti gli artisti, che hanno dato spesso il meglio di sè: segno che il tema è molto sentito, e un grazie a Guido Barbagli che, con uno sforzo costante, prosegue la sua attività di presidente, organizzando il sito dell'associazione, molto apprezzato non solo alla Spezia.
Espongono Gloria Augello, Alberto Barli, Umberto Bettati, Guido Barbagli, Umberto Bettati, Antonella Boracchia, Filippo Broccini (ospite), Pino Busanelli, Alfredo Coquio, V.P.C., Angiolo Delsanto, Malia Pescara di Diana, Umberta Forti, Ombretta Franco, Giuliana Garbusi, Anna Maria Giarrizzo, Enrico Imberciadori, Mario Maddaluno, Marisa Marino, Fabrizio Mismas, Pier Luigi Morelli, Graziella Mori, Marina Passaro, Bianca Maria Patuzzo, Maria Luisa Petri, Mirella Raggi, Rosa Santarelli, Maria Rosa Taliercio e Filomena Vortice.
Gabriella Mignani