LA REDAZIONE
Scrivici
PUBBLICITÀ
Richiedi contatto
Cultura e Spettacolo

Da ‘Le troiane’ di Euripide uno spettacolo che aiuta i più fragili

Landini, Giorgi e Di Maio

Questa mattina l’assessore alle Pari Opportunità del Comune della Spezia Giulia Giorgi, la vice presidente Comitato Croce Rossa Italiana – Sez. La Spezia Landa Landini e Roberto Di Maio, regista hanno presentato lo spettacolo di beneficenza che si terrà Sabato 10 febbraio alle 21 al Teatro Civico della Spezia, “???a??e?” (gùnaikes – donne), organizzato in collaborazione con il Comitato di Croce Rossa della Spezia e il Comune della Spezia.

Liberamente tratto dalla tragedia “Le troiane” di Euripide, drammaturgicamente implementato e diretto da Roberto Di Maio. Lo spettacolo è un inno alla forza delle donne, alla loro capacità di reagire alle avversità non perdendo mai la propria dignità.

Al centro della trama della tragedia, non a caso, c’è la riduzione in schiavitù delle donne della città di Troia in seguito alla sua caduta: piccole grandi eroine che hanno perso tutto, compresa la loro casa, ma che non intendono sottostare inerti ai soprusi dei soldati greci.

L’ingresso allo spettacolo è a offerta libera (il biglietto è acquistabile presso Helle Boutique, in via Veneto 67, oppure la sera stessa dello spettacolo al Teatro Civico), mentre l’intero incasso della serata verrà utilizzato per sostenere gli indigenti assistiti dal Comitato di Croce Rossa della Spezia.

La presentazione dello spettacolo, a cura del regista Roberto Di Maio

“Rappresentata per la prima volta nel 415 a.C. da Euripide, in aperta denuncia verso la Guerra del Peloponneso che imperversava in quell’anno, passando poi in epoca moderna per le riletture di Sartre e Cetrangolo, “Le Troiane” è riconosciuta come la tragedia antimilitarista per eccellenza, con un ribaltamento del classicismo degli schemi e con gli dei Poseidone ed Atena che aprono il sipario e presentano i mortali.

La città di Troia è infine caduta, le donne devono essere assegnate come schiave ai vincitori: Cassandra, la sacerdotessa, invasata e lucida; Andromaca, la dolce sposa di Ettore, razionale e disperata; Ecuba, la vecchia Regina indomita, il pianto e l’azione, si fanno bottino di guerra; la bella Elena stessa, straniera e causa nefanda del conflitto, china il capo perché guné, donna.

Il Coro, forza narrante, anello di congiunzione tra la speranza e l’inevitabile, fa eco ad Ecuba, a Troia stessa e asseconda il suo declino, colpo su colpo, spinto quasi alla completa irreligiosità.

Inevitabile la presenza viva ed acuta del dolore sul palco, strazianti gli interventi che ci riporteranno, attraverso la lettura di Di Maio, fuori dal mito e dentro all’attualità più cruda del ruolo delle donne nel contesto degli eventi bellici. Il pubblico potrà però scorgere proprio in queste donne, nel loro modo di reagire alla sventure che le colpiscono, nella bellezza delle loro manifestazioni di fragilità, la forza che tutto muove. I vincitori invece, insensati aguzzini, capaci della più bruta barbarie senza remore, si mostrano soltanto nella crepa di umanità rappresentata dall’araldo Taltibio, incline alla pietà.

Le Troiane perdono tutto ma non la loro dignità umana, il loro grido attraversa i millenni ed i secoli e arriva fino a noi, una sera di febbraio, nel teatro municipale; il sangue dei vinti non conosce ragione e si fa scena”.

Ho preferito iniziare la presentazione dello spettacolo inserendo integralmente la nota creata dalla nostra attrice, nonché “rivisitatrice” della traduzione, Susanna Sturlese, perché curiosamente intrigato dall’ossimora modalità di veicolazione del messaggio di Euripide.

Perché “Le troiane”? Per una serie di ragioni che attengono al genere femminile. La donna, da Eva in poi, è sempre stata considerata dall’uomo come una temibile minaccia. Sin dai primordi – con l’eccezione dell’epoca neolitica o nella Grecia pre-achea – il maschio è stato dominatore assoluto dell’universo mondo. Sulle donne, invece, prime vittime nelle guerre, delle religioni e nella vita comune, continuano a perpetuarsi e perpetrarsi orrori e nefandezze (pensiamo solamente ai femminicidi…) d’ogni genere.

In ragione di ciò, ecco spiegata l’idea d’innestare alcuni frammenti di drammatiche realtà del secolo scorso e di quello attuale nel “ventre” della tragedia più antimperialista e coraggiosa dell’antichità, al fine di combattere l’imbarbarimento montante e per mantenere desto il ricordo di quello che fu.

Sottraendo il coro alla filosofia euripidea, il quale era uso utilizzarlo come semplice intermezzo, ho dotato le sei coreute d’una originale quanta inconsueta aura di declamazione e interlocuzione. Esse non indossano maschere, portano il burqua; posseggono geometrie coreografiche precise e permeano “il tutto” con cromatica sensibilità. Ècuba, Cassandra, Andromaca ed Elena saranno i personaggi anche della sempiterna tragedia d’essere madri, mogli, sorelle e figlie in tempo di guerra. Gli Dei e gli uomini, invece, faranno la meschina figura di chi trama, giudica, esegue angherie e soprusi: ottusi detentori d’un potere che, gestito com’è sempre stato, non potrà portarci nulla di buono.

Ci saranno filmati, musiche e atmosfere che, almeno nelle intenzioni di chi scrive, dovranno condurre gli spettatori – interessandoli – sino all’esito finale, non banale, del lavoro.

Un ringraziamento alla Direzione di Commissariato della Marina Militare della Spezia, il C.R.DD., il Comune della Spezia per il Patrocinio e il Comitato di Croce Rossa della Spezia per la collaborazione e l’importante supporto alla realizzazione dello spettacolo.

E le associazioni Consulta provinciale femminile, Fidapa, Lions club Roverano, Lions club degli ulivi, CNA, International women club, Polisportiva Prati Vezzano ju jitsu, Convegno Maria Cristina di Savoia e Soroptimist

Ricordando che l’ingresso è a offerta libera e che l’intero incasso della serata verrà utilizzato per sostenere gli indigenti assistiti dal Comitato di Croce Rossa della Spezia, auguro a tutti voi una buona visione.

Più informazioni