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Cultura e Spettacolo

CDS Interviste/Speziatalenti: Michela Lucenti e Leonardo Pischedda.

Spettacolo  "I prodotti"

Il merito di avere invertito una tendenza, quella che vede Spezia come terra di provincia e di conquista. Una produzione progettata e realizzata nella nostra città e che ha letteralmente spopolato a Torino, come si dice, tra pubblico e critica.
Parliamo dello spettacolo “I Prodotti”, teatro fisico per sei acrobati di Nairobi e danzatori anomali, ideazione e regia di Michela Lucenti e Leonardo Pischedda, con i danzatori del Balletto Civile e gli acrobati kenioti Afro Jungle Jeegs. Una produzione di Artificio23 e Balletto Civile, con il sostegno del TPE di Torino.
Replicato con il tutto esaurito al Cavallerizza Reale di Torino, per quattro sere di seguito. Ah, dimenticavo: è uno spettacolo bellissimo.

Incontro Michela e Leonardo appena rientrati da Torino. Sui loro volti, i segni inequivocabili della stanchezza e dell’entusiasmo.

“Sì, siamo felici del successo tra il pubblico e gli operatori, certamente, ma più che altro dello spettacolo, del suo essere al tempo stesso semplice e con molteplici piani di lettura.
Uno spettacolo di linee, un lavoro elaborato attraverso percorsi singoli che s’intersecano tra di loro, e di scomposizione fisica.”

Il rapporto tra la danza contemporanea e l’acrobatica africana?

“I ragazzi africani non hanno semplicemente portato la loro acrobatica dentro la danza, sarebbe riduttivo, ma, grazie ad un percorso di studio e di interazione collettivo, tutto è successo a cominciare nelle loro teste, hanno capito il teatro.
Il loro vero salto è stato danzare in un percorso di “soli”. Percorsi di individui, ma con un codice, un rigore comuni e risultati diversi.”

Il pubblico come ha reagito?

“Chi guarda, vede differenti individui che cercano la stessa cosa, non c’è più divisione tra africani ed europei, le regole generali sono le stesse. Alla fine, ci sono anche dei dialoghi misti. Italiano, inglese. Parole proiettate su di un video alle spalle dei danzatori, degli attori.”

Qual è l’idea principale dello spettacolo?

“E’ quella del freddo, del ghiaccio, il centro del mondo di ghiaccio. Sembrerà paradossale, ma quando percorri le strade di Nairobi, in fondo, avverti un gran freddo. Un freddo, possiamo dire, esistenziale, in cui le solitudini si riuniscono nei meccanismi perversi dell’economia. E’ una condizione umana, un rumore di fondo. Per questo, durante lo spettacolo sveliamo i meccanismi perversi dello spettacolo stesso, del nostro spettacolo. Tutto è immerso nel bianco, sullo schermo sono proiettati i compensi che percepiamo, sono disvelate la trattativa e la vendita, la domanda e l’offerta. E’ un contrasto stridente, perché in scena ci sono persone che si “ammazzano “, danno tutto, sino all’ultima goccia di sudore e all’ultimo grammo d’energia, in questa scatola scenica che li costringe.”

E le papere?

“Anni fa, una nave è naufragata in mezzo all’oceano. Trasportava container pieni di papere di plastica. Migliaia di papere. Queste papere hanno galleggiato, navigato per mesi, trasportate dalle correnti, a migliaia, sono al Polo Nord, dove si sono incagliate tra i ghiacci. Poi, con la stagione estiva, si sono liberate e continuano, ancora oggi, a navigare, seguendo le correnti marine; papere colorate di plastica studiate da scienziati che studiano le correnti. E le correnti, si dice siano il respiro del Mondo.”

Dove porterete lo spettacolo nei prossimi mesi?

“Abbiamo richieste in Olanda ed In Italia, in diversi festival, ed abbiamo intenzione di organizzare una vera e propria tournee nei teatri. Il successo che ha avuto ci fa ben sperare. Siamo orgogliosi, abbiamo realizzato una produzione interamente autogestita, la partecipazione del TPE di Torino, il fatto che ci ha comprato le date, ci ha consentito di ripagare le spese. Questo potrebbe essere, ci auguriamo, un esperimento da fare crescere ancora di più. Ci piacerebbe fare nascere un progetto in cui artisti internazionali si confrontano in ricerca e formazione, creare una vera e propria compagnia internazionale. Magari qui a La Spezia, perchè no?
Alto respiro ed internazionalità.”

Foto di scena di ANTONIO DI GIUSEPPE

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